I servizi di streaming musicale e di music discovery ultimamente spuntano come funghi, nonostante il mercato, in Italia e non solo, sembri già ampiamente saturo grazie alla presenza di un player dominante (Spotify) e di almeno un paio di concorrenti consolidati (Rdio e Deezer): in un settore così, quindi, sembra difficile riuscire a inventare qualcosa di nuovo che possa essere un selling point decisivo per il proprio servizio.
Soundtracker ci prova aggiungendo la dimensione locale al music discovery: permette, infatti, di creare playlist geolocalizzate che siano associate a un posto preciso e che ad esso rimangano associate, come delle briciole di pane che gli utenti lasciano in giro, perché gli altri le trovino e le ascoltino.
A ciascun luogo, quindi, si può associare una playlist, il cui contenuto però non sarà interamente deciso dal suo creatore: si possono scegliere solo fino a un massimo di tre artisti o di un genere musicale, e sarà poi l’algoritmo di Soundtracker a popolare la playlist con delle tracce legate alla scelta dell’utente.
L’idea, quindi, è quella di combinare la scoperta di musica nuova a dei luoghi fisici, in modo che si possa vedere costantemente quale musica stanno scoprendo gli utenti attorno a sé: basterà per fare breccia in un mercato non facile? Non sta a noi dirlo, la storia ci ha insegnato che il successo in un settore del genere dipende da una quantità enorme di fattori, alcuni dei quali anche piuttosto aleatori.