E siamo ancora a parlare di house. In un momento di grazia che si protrae ormai da un paio d’anni, con le produzioni che si vanno facendo sempre più robuste e gli apprezzamenti di pubblico che si fanno sentire sempre più netti. Quello a cui assistiamo oggi è probabilmente uno dei profili più accessibili, eleganti e seduttivi che la house abbia mai avuto e il pubblico si sente conquistato da suoni mai stati così morbidi e seducenti. Col risultato che ora molti parlano di ‘nuova onda’ e iniziano a inventarsi tag come la ‘Instagram house‘ di Mixmag. E siam qui a riflettere su quanto questa nuova house sia davvero nuova, se questo è un volto inedito o se è sempre stato proprio del genere anche in passato. Quel che è certo è che la house di oggi è riuscita a perfezionare una sintonia col pubblico contemporaneo che ha pochi precedenti. Probabilmente non c’è nulla di davvero nuovo tecnicamente in quest’onda, ma nuovo è l’effetto che sta avendo sul pubblico. Lei rimane sempre lei, col carattere che di lei abbiamo sempre conosciuto, ed è ancora in grado di elettrizzare. I tre dischi qui sotto sono solo gli ultimi esempi in ordine temporale e ve li diamo su #crumbs come spunti di riflessione sull’ultimo stato dell’arte. Certi che a breve ne arriveranno altri.
[title subtitle=”Farsi fregare il cervello: il prestigiatore Worthy”][/title]
Ok, sappiamo cosa volete dirci: Worthy non è l’ultimo arrivato, è da quando è venuto fuori che produce architetture house gustose e intelligenti, quindi non fate i caduti dal pero ora che è uscito l’album. Va bene, condividiamo tutto. Eppure sul serio, ragazzi: “Disbehave” è proprio un altro livello. È una cosa che ti turba il cervello, sentire un disco house di 15 tracce e non identificare nemmeno per un istante una cassa in quattro. Se dovessimo osservarlo analiticamente, sulla base della fantasia, della complessità tecnica e dell’irregolarità strutturale, questo sulla carta sarebbe un disco techno. Ma quella pulizia, quella melodicità, la dolcezza che è riuscito a ricreare, il modo in cui è house nel midollo, è qualcosa di incredibile. Qualcosa che ti sfida, cazzo, ti mette alla prova: ascoltami pure altre venti volte, prova a capire qual è il mio segreto. Come ho fatto a dar vita a una house che supera sé stessa eppure è così diversa dai suoi canoni standard? Ti lascio il mio disco quanto vuoi, guarda, non temo colpi di scena. Ti innamorerai al punto da dimenticare la domanda prima di trovare la risposta. E così è stato, con l’aggiunta di un orgoglio che ancora non s’è placato per il fatto di aver avuto in esclusiva mondiale proprio su Soundwall il video ufficiale di “On The Floor“, che resta ancora uno dei pezzi house più belli dell’anno. E per ribadirvi che quel disco di pezzi così è pieno, sentite “The Words”.
[title subtitle=”GusGus, l’incursione estranea dal Nord Europa”][/title]
I GusGus invece non sarebbero dovuti entrare in un discorso generale su quest’onda house. Il loro sound ce l’avevano già, discendente diretto dal freddo delle loro origini islandesi, elegante e curato come il Nord Europa ci ha sempre abituato, perdipiù riconoscibile e perfettamente valido, come ricorderete dal precedente “Arabian Horse”. Ma rilassarsi sui traguardi raggiunti è da sfigati e per “Mexico” i GusGus si son presentati con una nuova, irresistibile veste: elettronica d’ascolto, sì, ma con un attitudine spigliata e una disinvoltura melodica che può tranquillamente rappresentare il miglior traguardo della loro carriera. Perché loro raffinati lo erano sempre stati, diretti sapevano esserlo senza mai cedere troppo, ma ora l’ambizione pop è finalmente perfezionata e il miglior compromesso tra eleganza e semplicità melodica l’han trovato nell’abbraccio con la tendenza house di questi giorni. Ma occhio: non son loro ad aver voltato pagina, è la house che ha allargato così bene il proprio raggio d’azione fino a tentare nomi che fino a qualche tempo fa (lo diciamo sottovoce, circa i GusGus) qualcuno taggava come techno. Le cose cambiano. In meglio. L’unico problema è che i loro video sono visivamente terribili e fanno a pugni con le canzoni che invece sono splendide. Ma non si può avere tutto.
[title subtitle=”Un giro perimetrale sui tempi d’oggi: Will Saul”][/title]
Se c’è uno a cui invece è possibile chiedere qualcosa su questo momento house e col quale è possibile capire se si tratti di nuova onda o meno, quello è Will Saul. Un po’ per il lavoro svolto con la sua Aus Music, una fucina di nuovi talenti che negli ultimi anni è diventata il primo riferimento per la house “che viene dall’underground” (e che puntualmente, dopo esser sbarcata lì, underground non lo è più: è un effetto collaterale non eliminabile). Un po’ anche per quella sua visione capace di allargarsi e diventare qualcos’altro, come abbiamo potuto notare con “Getting Closer”, il disco pubblicato l’anno scorso col suo alias Close, un album di concetto che già allora elaborava proprio le forme house di cui stiamo parlando, che sfuggono alla logica della cassa in quattro e si fondono con un mix diluito di melodie e ritmiche capace di parlare anche a un pubblico non dance. Per questo, oltre che per ragioni di puro legame affettivo alla serie, era importante osservare il suo DJ-Kicks uscito a giugno (un mix che ha coperto il punto di vista maggiormente legato alla sua label, includendo diverse tracce unreleased e offrendo, come è giusto che sia, un punto di vista più vicino alla pista, in cui però non fatichi a identificare l’animosità, il sentimento, il suo essere seducente per quel che non ti dice, ma ti fa capire tra le righe). Ma ancor più importante è stato scorrere il poker di tracce da lui rilasciate in corrispondenza del DJ-Kicks, che aprono ancora a quella sua visione house particolareggiata e aggraziata che sta facendo tendenza. Sono i tempi in cui qualsiasi cosa mostri delicatezza e punti a restar dentro risalta come un diamante luccicante nel terreno. Non è niente di diverso da quel che la house è sempre stata, ok, ma vederla così tanto padrona dei propri mezzi e capace di raccontare ciò che vogliamo sentire è un’emozione che riguarda soprattutto i nostri tempi. Ed è il caso di prestarle la massima attenzione.