Nuovo appuntamento con le interviste ai personaggi chiave che si celano “dietro” le etichette musicali (potete leggere le puntate precedenti qui) per scoprire le scelte artistiche che muovono alcune tra le migliori realtà nazionali e internazionali in ambito elettronico. In questa puntata abbiamo intervistato Horst Weidenmueller ed Adrian Hughes rispettivamente fondatore e label manager della !K7 Records, l’etichetta dei “DJ-Kicks” ma soprattutto una storia in continua evoluzione che da trent’anni a questa parte fornisce al proprio pubblico musica di qualità.
La !K7 nasce nel 1985 a Berlino come agenzia di produzione video – si parla di artisti del calibro di Nick Cave, Mudhoney ed Einstürzende Neubauten – poi è avvenuto un avvicinamento verso l’elettronica negli anni ’90 – quindi la seminale serie di compilation DJ-Kicks – e dal 1996 ha l’assetto che conosciamo oggi. Qual è il comune denominatore?
Riguarda soprattutto la passione di proporre musica nuova ed emozionante, che poi è il motivo per cui abbiamo coinvolto le band sopra citate negli anni ’80, per poi addentrarci nei territori dell’elettronica nel momento della sua espansione negli anni ’90, quando era la musica più innovativa del suo tempo. Oggi abbiamo costituito una piattaforma unica per un ventaglio di etichette che incorporano molti generi che ci piacciono, quali la “Strut” e la “BBE”. Delle volte iniziative come questa hanno successo, in modo imprevedibile, come abbiamo visto in passato con la proposta di Kruder & Dorfmeister, Whitest Boy Alive e Fat Freddy’s Drop solo per citarne alcuni, ma è sempre una questione di passione, è questo che ci permette di lanciare sul mercato nuova musica.
Operando da etichetta ombrello avete allargato ancora di più il vostro campo d’azione; penso sopratutto a “Strut” (funk/soul/disco), “Gold Dust” (hip hop) e “Rapster” (urban).
HW: Quello che volevo fare con !K7 ed i suoi servizi correlati era proprio di mettere in piedi una piattaforma per diverse etichette in modo da poter essere una vetrina per i loro progetti più innovativi e per i nuovi artisti da promuovere. Ogni etichetta conserva il proprio direttivo mentre si lavora tutti assieme a livello di marketing, il nostro team è sviluppato a livello globale e pianifica con loro ogni singola uscita.
Oggi !K7 è anche una rete di distruzione per altre etichette importanti come “R&S Records” e “Ghostly International” ma anche per singoli artisti quali Tricky, Hercules And Love Affair, Brandt Brauer Frick. Può essere considerato come uno scambio di esperienze che vi permette di avere una visione a 360° rispetto al mondo della musica?
Il motivo per cui offriamo i nostri servizi ad altre etichette è perché abbiamo capito che il mondo della musica sta diventando, mese dopo mese, sempre più complesso. Lavorare come una piccola etichetta è sempre più difficile a livello gestionale. Per coprire ogni aspetto di questo mondo non basta più una realtà a sé stante ma è indispensabile essere una rete che abbia maggiori risorse e possa lavorare su larga scala. E’ anche un discorso un po’ egoista, considerato che un marchio come !K7, senza l’offerta dei servizi correlati dei quali abbiamo parlato, non avrebbe le risorse per sostenere la grande squadra che attualmente rappresenta, con sedi a Berlino, Londra e New York. In questo modo, siamo un gruppo di etichette che si supportano a vicenda per raggiungere l’obiettivo di dare alle stampe la musica che ci piace e di raggiungere un mercato globale.
Torniamo ai volumi DJ-Kicks, uno dei primi esempi di compilation mixate di musica elettronica realizzate da artisti affermati per “ascolti casalinghi”. Cosa vi ha portato a sviluppare questa idea?
Prima dei DJ-Kicks ci furono gli X-Mix, compilation techno-centriche accompagnate da video di animazione computerizzata. Quando la musica elettronica ha iniziato a diversificarsi notammo il suo diffondersi fuori dal club ed in casa. Pensammo ai DJ-Kicks come mix di elettronica per l’ascolto casalingo, immaginammo che il dj sarebbe diventato una nuova super star. Presentare il dj come un artista era cosa singolare a quel tempo, come emerge anche dalla cultura dei mix tape che solitamente venivano utilizzati dai dj senza dare alcun credito al compilatore.
Carl Craig, Apparat, Daddy G, Kruder & Dorfmeister, Kode9 e Wolf & Lamb solo per citarne alcuni: lo fate più per portare in scuderia le esperienze di artisti “amici” o per allargare le influenze dell’etichetta?
Diciamo che ogni DJ-Kicks nel tempo è stato frutto di una decisione strategica singola. Non c’è mai stato un piano generale di cosa voler proporre negli anni.
Nella vostra esperienza, quasi trentennale, com’è cambiata l’industria discografica? Le sfide dell’oggi saranno molto diverse da quelle del vostro esordio.
HW: Ai miei esordi nel settore della musica la maggior parte del reddito proveniva dalla vendita dei CD. Ora è un mix assai diversificato, attività dal vivo/in tour, merchandise e prodotti di vario genere, ogni aspetto viene tenuto in considerazione. Questo cambiamento ha messo in difficoltà molte etichette in quanto per stare al passo bisognava modificare completamente la struttura ed il proprio modello di business. Questo ha portato a quella che molti chiamano “La Crisi”, con un calo del reddito tra il 40% ed il 50%. Guardando indietro, ogni etichetta funzionava pressoché allo stesso modo – ricerca artista, pubblicazione disco, realizzazione video musicale, trovare un canale pubblicitario, etc – mentre oggi ognuna ha un differente modello di lavoro. Alcuni offrono management artistici, altri lavorano come agenzie di servizi specifici ed altri ancora, come !K7, agiscono da etichetta ombrello e come fornitore di servizi di marketing. Quello che non è cambiato è che se la gente si emoziona con la musica spenderà ben volentieri i propri soldi in rapporto ad essa, ma solo in un modo differente rispetto a prima.
Com’è cambiato il club e la gente che lo frequenta?
Quando ero in stanza a Berlino alla fine degli anni ’80 era cosa comune imbattersi in dj nascosti nell’oscurità con giusto una luce al neon sulla strumentazione, molto fumo e una luce stroboscopica. Era difficile capire chi si stava esibendo e se non ti piaceva la musica che stavi ascoltando semplicemente ti spostavi in un’altra stanza. Oggi è tutto diverso con eventi o festival spinti dai grandi nomi in cartellone.
Quali sono le principali difficoltà nel mantenere un alto profilo nel tempo?
Ogni volta che in passato abbiamo tentato di diventare più commerciali abbiamo fallito. Ogni etichetta deve trovare la propria nicchia e comprendere come gestire il mercato di riferimento. Per fortuna noi siamo in un mercato di alto profilo ma la nostra preoccupazione principale è di dare alle stampe musica che ci appassiona e non per forza quella di profilo corrispondente.
Avete un osservatorio dove tenete d’occhio i nuovi talenti?
AH: Sono in costante ricerca via radio/classifiche/stampa e negozi di dischi per capire cosa succede in determinate scene. Poi ricevo molte demo da amici fidati e anche materiale di qualità direttamente da manager di etichette e da artisti coi quali c’è un rapporto di collaborazione.
Quali sono state le tappe più importanti di crescita per la !K7?
Ogni traguardo importante che abbiamo raggiunto nel passato ci ha fatto fare un balzo in avanti – prima con gli X-Mix negli anni ’90, poi con le K&D sessions e con i DJ-Kicks. In linea generale non abbiamo più l’obbiettivo “far crescere” la società. L’industria della musica creativa non è prevedibile e ora il nostro obiettivo è quello di proporre la musica giusta e quindi è necessario avere abbastanza tempo per lavorare su prodotto per renderlo perfetto prima della sua immissione sul mercato. A volte ci riusciamo, altre no. Se dovessimo focalizzarci solo sulla crescita faremmo delle scelte errate dal punto di vista creativo.
Ci rivelate una scelta strategica operata all’interno della !K7 della quale andate particolarmente fieri?
Fidarsi del proprio gruppo di lavoro e responsabilizzarlo.
Dateci una manciata di brani per comprendere al meglio l’evoluzione della !K7 fino ad oggi.
TOSCA – Suzuki
Herbert – Foreign Bodies
Recloose – Cardiology
Cobblestone Jazz – Dump Truck
CLOSE – ‘Beam Me Up’ Feat. Charlene Soraia and Scuba
Brandt Bauer Frick – ‘Plastic Like Your Mother’ Feat. Om’Mas Keith
Hundred Waters – Murmurs
Programmi per il prossimo futuro? Magari potete svelarci qualche gustosa novità.
AH: Abbiamo un nuovo entusiasmante nome da annunciare il prossimo mese o giù di lì, ma per ora devo tenere la bocca chiusa.
English Version:
New round of the interviews with key people that act “behind” the music labels (you can read the previous date here) to discover the artistic choices that move some of the best international brands in the field of electronics. In this episode we interviewed Horst Weidenmueller and Adrian Hughes respectively founder and label manager of !K7 Records, the label of “DJ-Kicks” and, above all, a continuing story that for thirty years provides its audience quality music over all.
!K7 was born in 1985 in Berlin as a video-production agency (for outstanding names like Nick Cave, Mudhoney and Einstürzende Neubauten), then the approach to electronic music in the 90s (thus the seminal Dj-Kicks volumes) and since 1996 a structure closer to how we know it today… the common ground is the desire to investigate the most interesting trends belong time?
It’s always been about the passion of developing new and exciting music, which is why we started with the aforementioned bands in the 80s, and moved into electronic music when it flourished in the 90s, since it was the most innovative music of its time. And now, that’s why we have built a platform for a label group that incorporates many genres which excite us, such as Strut and BBE. Sometimes these different ventures are successful, unpredictably so, as we have seen in the past with Kruder & Dorfmeister, Whitest Boy Alive, and Fat Freddy’s Drop to name a few, but it’s always about the passion of releasing new music.
In 2001 electronic music was not enough and so you broadened the horizons working as “umbrella label” for important brands like Strut (funk/soul/disco), Gold Dust (hip hop) and Rapster (urban). How do you coordinate all these projects?
HW: What I wanted to do with !K7 & it’s label services was to create an A&R platform for different labels to showcase the projects they are driving and the new artists they are discovering. Each label has their own A&R director, and where is comes together with !K7 is with marketing, where our global team works with them on each release.
Today !K7 is also a distribution network – besides the management service – for other important labels like R&S Records and Ghostly International as well for artists such as Tricky, Hercules And Love Affair, Brandt Brauer Frick. This can be considered as an exchange of experiences that allow you to have a 360° respect todays music scenario?
The reason why we offered our services to other labels is because we realized the music world is becoming more and more complex every month. As a small label, it’s becoming impossible to handle all of this complexity as a stand-alone entity, without a team that has the resources to promote its release on a large scale. It is also a bit self-serving, since an label like !K7 would not have the resources to support such a large team with branches in Berlin, London, & NY without offering the label services that we do. In that way, we are a group of like-minded labels who all support each other to achieve the goal of releasing the music we are passionate about on a global scale.
Let’s go back to the DJ-Kicks volumes, one of the first examples of mixed compilations of electronic music created by established artists for a “home-listening” mode, what brought you to opt for this idea? Seemed to be risky as far back as 1996.
Prior to DJ-Kicks, we started with X-Mix, a techno-centric compilation accompanied by computer-animated videos. As electronic music started to diversify, we saw it spreading out of the club and into the home. We saw DJ-Kicks as a mix of electronic for home listening, we envisioned that the dj would become the new super star. To personalize the dj as a producer and artist was unusual at this time, as it emerged from a culture of mix tapes where the compiling dj was hardly ever mentioned or given credit.
Carl Craig, Apparat, Daddy G, Kruder & Dorfmeister, Kode9 and Wolf & Lamb only to name a few: the reason is more to spread the experiences of artists considered “friends” or to wide the influences of the label?
Every DJ-Kicks was a creative A&R decision in itself. There was never an overall plan of where we would take the series of the years.
In your almost thirty years long experience how has changed the music industry? Todays challenges are probably very different from those of your debut.
When I started in the music industry, the majority of income was made from selling CDs. Now the income mix is very different, as live/touring, merchandise, and publishing are all taken into consideration. This switchover was very difficult for many companies, as it meant you had to completely adjust your structure and business model. This lead to what many refer to as “The Crisis,” where income dropped between 40- 50%. Also, back in the day, all label functioned in mainly the same way – they would A&R a release, create a music video, find a publishing deal etc, where as now ever label has a different business model. Some offer artist management, while other acts as booking agencies, and some, like !K7, offering label services & marketing. What hasn’t changed is that if people are emotionalized by music they sill will spend money on it, but just in a different way than before.
And how has changed the club and the people who join it?
When I went out in Berlin in the late 80s, it would be most common to have a dj in a dark room with one colored light, a smoke machine, and a strobe light. It was very difficult to tell who was playing, and if you weren’t enjoying the music you were hearing, you simply moved to a different room. This is obviously quite different for the lineup-focused clubs and festivals we are seeing today.
Which are the main difficulties in maintaining a high profile in time? We imagine that present quality leads to other quality but it will not be just that.
Every time in the past we’ve tried to become more commercial, we fail. Every label has to find their niche and how to maneuver in their market. Luckily we are in a high-profile market, but our primary concern is releasing music we are passionate about, not ones that necessary high-profile.
Do you have a kind of observatory where you keep an eye out for new talents?
AH: I’m constantly scanning radio/charts/press and shops to see what is happening in a range of scenes. I get sent a lot of demos from trusted friends and beyond but we also get a lot of quality demos sent in from managers and artists as the label is so well established.
Since the beginning to date which were the most important growing stages for !K7?
With every milestone we’ve had in the past, we’ve followed it with period of growth – First with X-Mix in the 90s, then with the K&D sessions and the DJ-Kicks series. Generally, we are moving away from “growing” the company. The creative music industry is not predictable, and now our aim is to develop the right music, and to allow it enough time for it to become perfect for us before bringing it to the market. Sometimes we succeed, other times we fail. If we were to focus on only growth, we would make the wrong creative decisions.
Can you reveal to us one of your strategic choice inside !K7 of which you are particularly proud of?
Trust your team and empower them.
Give us a handful of tracks to better understand the evolution of !K7 to date.
TOSCA – Suzuki
Herbert – Foreign Bodies
Recloose – Cardiology
Cobblestone Jazz – Dump Truck
CLOSE – ‘Beam Me Up’ Feat. Charlene Soraia and Scuba
Brandt Bauer Frick – ‘Plastic Like Your Mother’ Feat. Om’Mas Keith
Hundred Waters – Murmurs
Plans for the near future? Maybe you can tell us some tasty news.
AH: We have a very exciting new signing to announce in the next month or so but for now my lips have to be sealed.