L’album d’esordio dei Dark Sky rappresenta, senza ombra di dubbio, uno dei lavori più attesi d’estate. “Imagin”, questo il titolo scelto da Matt Benyayer, Thomas Edwards e Carlo Anderson, approda su Monkeytown Records dopo aver visto il trio britannico girovagare e sperimentare su Black Acre, Blunted Robots, Pictures Music, Mister Saturday Night, Tectonic e 50Weapons. Il succo della raccolta, quasi a voler far comunque tornare i conti con i propri fan, rispecchia e riporta fedelmente i tratti caratteristici della loro apprezzatissima discografia: è musica elettronica dal “cuore di basso”, un tessuto su cui i Dark Sky hanno deciso di cucire tutti gli elementi con cui si sono sporcati nel corso della loro carriera. Così non stupitevi se, nei quaranta minuti della raccolta, vi ritroverete a saltare dal pop ibrido di “Silent Fall” (un po’ Apparat e un po’ Phon.o, per non tradire il DNA della label dei Modeselektor) al bass-funk di “Odyssey” e da lavori che strizzano l’occhio al soul (la bellissima “Rainkist” su tutti) agli esperimenti che rispondono ai titoli della sorprendente “Purple Clouds” e di “Voyages”.
In “Imagin” c’è parecchia carne al fuoco, un lavoro ambizioso e imprevedibile che ha tutte le carte in regola per far fare ai Dark Sky il definitivo salto di categoria.