Non ci si annoierà di qui in avanti, potete starne certi. Assaggiando qui e lì le varie anticipazioni di quanto ci attende nelle prossime settimane (vi abbiamo proposto un’interessante riflessione proprio ieri) e seguendo le indicazioni che i festival più ricchi e interessanti d’Europa ci hanno concesso durante l’estate, possiamo affermare con ragionevole certezza che le raccolte valide in uscita sono molteplici. A tal proposito, la puntata di Suoni & Battiti di questa settimana vi fornisce il nostro punto di vista su “Happiness Is Happening”, l’ultimo album di Roman Flügel su Dial Records, e “ODE”, il nuovo lavoro dell’americano Tin Man, racchiudendo nello stesso contenitore i diversi approcci scelti dai due artisti: rilanciare la propria musica verso una fisiologica evoluzione stilistica oppure confermare l’identità del proprio suono?
A voi, come al solito, l’ultima parola.
[title subtitle=”Roman Flügel – Happiness Is Happening (Dial Records)”][/title]
Se un pezzo da novanta come Gerd Janson si scomoda a recensire un tuo lavoro, questo deve essere proprio una delle uscite più attese del momento. Se lo stesso boss di Running Back parla di te come di un artista capace di coniugare “la sensibilità della musica pop, la conoscenza della cultura indie e l’attitudine all’avanguardia musicale”, allora è proprio vero che i tempi di “Geht’s Noch?” sono lontani anni luce e che la tua evoluzione c’è stata ed è stata più profonda che mai, magari partita proprio da quella “Rocker” che ha costituito il punto più alto al fianco di Jörn Wuttke.
Frutto di un lavoro lento e costante, e risultato di una crescita che non ha mai cercato di forzare i risultati ottenuti da uno dei Cocoon più famosi e ballati di sempre, il salto in avanti c’è stato ed è stato spaventosamente colorato e ricco di sfumature, segno di una versatilità unica e di una “confidenza” sfrontata con gli strumenti del suo studio. Per questa ragione, forse la più banale e superficiale possibile, Roman Flügel è un produttore, prima ancora che dj, eccellente: sa essere malinconico (“Softice”) e dolce (“Song With Blue”), sa coinvolgere il lato più frivolo della nostra voglia di danza (“Bahia Blues Bootcamp”) e al tempo stesso immergerci in scenari torbidi ed estremamente introspettivi (“Mutter”); oppure farci sedere sul suo tappeto volante e condurci lungo i sentieri celesti tracciati dai suoi synth (“Brian Le Bon”). Ha ragione Gerd Janson, c’è del pop nella musica del produttore di Francoforte e lo si riconosce nella forza con cui, ruffianamente, i suoi lavori si incollano tanto alle ginocchia quanto alla testa di chi è in pista a ballarseli. Come in ogni percorso o storia che si rispetti, però, c’è un “ma”.
A ben vedere, infatti, “Happiness Is Happening” ha qualcosa che lo allontana dall’immagine che, in modo più nitido che mai, si era fissata nella corteccia celebrale di chi segue il produttore di Francoforte da anni. Basta un ascolto nemmeno troppo attento per avere chiaro fin da subito che il nuovo album punta un altro obiettivo, che l’emotività contagiosa di “Fatty Folders” non c’è più e che quel suo essere popolare/empatica ha lasciato spazio alla ferma consapevolezza dei mezzi e delle capacità a disposizione dell’artista. Roman Flügel ci tiene a sottolinearlo. Se state cercando in “Happiness Is Happening” gli elementi vincenti della prima raccolta su Dial Records, risparmiatevi la fatica e la delusione: non fatelo, perché qui c’è dell’altro. Il nuovo album di Roman Flügel è misura ed equilibrio, un lavoro che deve la sua forza a spigoli e ritimica più marcati rispetto al passato e che sottraggono il ruolo di protagonista alla rotondità delle sue melodie. Più coerente e meno trascinante, il nuovo Dial accantona il disincanto jazz di “Fatty Folder” a vantaggio di una concretezza che ridimensiona, sporcandole, anche le sue synth-line fin qui pressoché intoccabili.
Il fatto che “Happiness Is Happening” si sia rivelato diverso rispetto alle più ragionevoli attese, però, non fa di questo lavoro una raccolta da bocciare, tutt’altro. La frenesia irrequieta di “Stuffy”, il tiro disco-funk di “Tense Times” (imperdibile, bellissima) e la ritmica veloce di “Occult Levitation” ridisegnano le priorità trasmesse, qui, da Roman Flügel. Non passerà con immediatezza il messaggio che “la felicità è qui, adesso”, ma se c’è una cosa che dovremmo aver imparato da questo artista è che non bisogna mai dare nulla per certo. Il nuovo Dial, a modo suo, ne è la prova fatto LP.
[title subtitle=”Tin Man – ODE (Acid Test / Absurd Recordings)”][/title]
“ODE” dilata il tempo, lo tocca dolcemente ma con mano ferma e trasforma le sensazioni elettrizzanti delle techno più vivida e pulsante in un’esperienza “post-eccitazione”, quasi meditativa. E’ musica che si articola contorcendosi su se stessa, che parte da una linea melodica e crea un percorso emozionale che diventa imperdibile senza nemmeno che questo abbia l’accortezza di annunciare certe vertigini e certi brividi. E’ ambizioso ma non presuntuoso, men che mai pretenzioso.
“ODE” è un album composto.
La seconda raccolta del californiano Tin Man su Absurd Recordings, dopo “Neo Neo Acid” di due anni fa, si palesa e ci si avvicina senza troppi proclami, questo è assolutamente vero, ma non per questo va in alcun modo sottovalutata. Cavalcando i suoni agrodolci della TR-303, come la tradizione “Acid Test” impone, l’album parla all’anima del raver assecondandone il senso di “solitudine all’interno della massa”: è un album di concetto, coerente (con il passato dell’artista e nella storia raccontata al suo interno) e assolutamente non incline al dialogo con chi non ha il background per apprezzarne le sfumature; ma è allo stesso tempo un lavoro che sa preservare il suo alone di mistero e misticismo nonostante sia fondato su tutti gli elementi più comuni della techno di matrice spacy. Ha un’anima scura, ecco, l’anima di chi ricerca nella techno gli strumenti per assecondare la propria malinconia.
“No New Violence”, “In Your System”, “Depleted Serotin” e la bellissima (e più coinvolgente) “What A Shame” non sono tracce per per tutti e per tutte le occasioni, piuttosto lavori da recover a cui aggrapparsi in quelle mattine dove rimontare i pezzi dell’emotività presa a calci a suon di kick e snare. Le domeniche che ci aspettano, insomma.