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[tab title=”Italiano”]Gli artisti che nascono come dj prima e diventano produttori poi sono sempre più rari, e ancora più rari sono i dj in grado di fare i set in apertura di serata nel modo giusto, senza voler eccedere in manie di protagonismo ma facendo in modo di creare l’atmosfera giusta per il resto del party e magari anche di far splendere al meglio delle proprie possibilità chi suonerà in seguito. Nuno Dos Santos fa parte di entrambe le categorie e non solo, perché considerarlo solo un dj “da apertura” sarebbe riduttivo: si tratta di un dj eccellente sotto ogni punto di vista, in grado di spostarsi agevolmente sulla linea di confine tra house e techno e ampiamente responsabile, sia come dj che come produttore ma anche come label owner e promoter, grazie al progetto SoHaSo, dell’attuale periodo florido della scena di Amsterdam.
Per prima cosa, raccontaci della tua storia: come fa uno nato in Portogallo a finire in Olanda?
Mio padre era un rifugiato politico portoghese. Ha incontrato mia madre in Olanda, si sono sposati e sono tornati a Lisbona, dove sono nato io. Quando avevo quattro anni ci siamo trasferiti di nuovo in Olanda, in una città vicino a Utrecht.
E poi, com’è iniziato il tuo rapporto con la musica? Quali sono i tuoi primissimi ricordi legati alla musica, e quand’è stato che poi hai pensato “da grande voglio fare il dj”?
Mi ricordo che ascoltavo questo programma sulla radio olandese durante il quale ho sentito i miei primi dischi techno. Ho iniziato a registrarli, e quando avevo circa sedici/diciassette anni ho iniziato a lavorare in un negozio di dischi a Utrecht, che si chiamava Midtown. Già allora passavo un sacco di tempo a collezionare e ascoltare dischi (anche se avevo un piatto solo a casa per cui potevo solo ascoltarne uno alla volta). Credo non ci sia stato un momento per me in cui ho avuto la sensazione di “da adesso voglio diventare un dj”, mi ci sono semplicemente trovato. Ho iniziato a suonare alle feste di compleanno sempre più spesso ma il punto di svolta è stato verso la metà degli anni ’90, quando mi fu chiesto di suonare a uno squat party organizzato dai ragazzi di Midtown. Quella volta suonai nella parte centrale del party davanti a una folla impazzita, e allora ogni cosa mi sembrò andare al proprio posto, fu fantastico.
E poi ancora, quand’è stato che hai avuto la sensazione di poter vivere solo di musica?
Avevo il mio studio grafico da un sacco di tempo, col quale disegnavo poster e cose del genere. Sette anni fa ho deciso di concentrarmi a tempo pieno sulla musica, e sono ancora contentissimo di averlo fatto e di poterlo ancora fare.
Sei stato resident in alcuni dei club più importanti di Amsterdam, come il Trouw e il Club Eleven, oltre a presenziare regolarmente all’ADE. Qual è la tua opinione sulla scena clubbing attuale ad Amsterdam? La sensazione che ho a volte è che pur avendo dei club, dei party e degli artisti di livello mondiale a volte non abbia la stessa hype che hanno, ad esempio, Londra o Berlino. Hai la stessa sensazione anche tu?
No, direi che non sono d’accordo. Credo che ci sia una scena clubbing molto sana qui, unita alla grande varietà di culture, espressioni di creatività e cibi che la città offre. Credo che sempre più artisti stranieri ma anche clubber vengano a visitare la città per via di questo. Il Trouw ma anche l’Amsterdam Dance Event, con i suoi più di trecentocinquantamila visitatori, sono una prova di questo.
E parlando di residencies: alcuni dei set migliori che ti abbia sentito fare erano proprio set di apertura (in particolare, ricordo ancora come leggendario il tuo set prima del live L.B.S. di Laurent Garnier al Paradiso nel 2011): è l’apertura il tuo contesto preferito in cui suonare, nel momento in cui il club si sta ancora riempiendo, la gente si sta ambientando e hai la possibilità di impostare il mood del resto della serata?
Sono contento che ti ricordi di quella data! Certamente mi piace creare una certa atmosfera. Per me un dj che suona in apertura imposta il tono della serata, l’atmosfera che crea rimane incollata alle pareti ed è il punto di partenza per una serata ottima oppure terrificante. Una delle cose più importanti che un dj di apertura deve saper fare è trattenersi un pochino, tenere sempre in mente la visione più ampia della serata. Credo che in realtà un set di tre ore nel prime time della serata sia quello che mi piace di più.
L’estate scorsa hai fatto un set da dodici ore, b2b con Taras Van De Voorde: preferisci suonare per periodi di tempo così lunghi, o preferisci i set più corti che ti permettono di concentrare maggiormente l’attenzione del pubblico? Hai dei dischi speciali che suoni solo durante i set lunghissimi come quello perché sono troppo strani per i set più brevi?
Adoro fare set così lunghi, ti dà più spazio per costruire la strada verso alcune tracce e raccontare una storia più ampia. E ovviamente puoi anche essere un po’ più sperimentale o suonare delle tracce più indie, che è una cosa che mi piace fare.
E parlando di dischi strani, visto che il tuo gusto musicale è estremamente variegato e spazia molto: quali sono i dischi più assurdi che ti ricordi di aver mai suonato? E quelli che hanno ricevuto la reazione più inattesa dalla pista? Sei uno a cui piace, in generale, sfidare la pista suonando dischi che non ci si aspetterebbe?
Devi essere in grado di sapere quando puoi farlo, ma certamente è una cosa che mi piace fare! Mi ricordo di aver suonato questo una volta durante il momento di massima intensità di una serata. Ha creato un’atmosfera fantastica per tutto il resto del party.
Essendo un dj con un gusto molto ampio e un label manager, suppongo che tu ascolti un sacco di musica ogni giorno. Come fai a stare al passo con l’enorme e sempre crescente quantità di uscite nuove, promo, demo e così via?
Non ascolto tutto ma filtro molto. Seguo un sacco di artisti ed etichette in particolare e ogni tanto scopro qualcosa di nuovo su SoundCloud.
La maggior parte delle tue produzioni sono state composte insieme ad altri artisti, come Patrice Baumel o TJ Kong. Com’è iniziata la tua relazione con loro? E com’è strutturato il vostro processo di produzione?
Patrice e io avevamo una residency al Club 11 (e più avanti al Trouw) ma siamo sempre stati amici; produrre qualcosa insieme è venuto naturale. Anche TJ Kong è un amico, e lui aveva addirittura smesso di fare musica fino a quando non gli ho chiesto io di lavorare su qualcosa di nuovo insieme. Negli ultimi anni sono stato davvero molto impegnato con l’etichetta, gli eventi e il numero di date che cresce sempre di più. Ultimamente però il mio processo è un po’ più strutturato e ho del tempo per finire più progetti che ho iniziato. Alla fine dell’anno rilascerò una traccia come tributo al Trouw su un vinile speciale assieme ad altri resident del club, e anche un mio EP sulla mia etichetta uscirà l’anno prossimo quindi stay tuned!
Parliamo di SoHaSo. Cos’è venuto prima, l’etichetta o i party al Trouw? Come scegli gli artisti per l’etichetta e i guest per i party? E come descriveresti, in generale, lo stile musicale di SoHaSo?
L’etichetta è stata l’inizio ma gli eventi sono arrivati pochissimo dopo. Le release ma anche le line-up degli eventi sono in effetti un’estensione del mio personale gusto in musica. Ho un orientamento piuttosto vasto, quindi mi interessa sia la house che la techno che le cose elettroniche e quelle più indie. Cerco sempre un certo calore e un aspetto ipnotico nel sound, e amo le sorprese. Per i party scelgo artisti che calzino con questa idea, combinati con artisti dell’etichetta e giovani talenti.
Ci sono delle notizie sulla chiusura del Trouw? E’ ancora previsto che chiuda nel 2015? Quali sono i tuoi piani per i party SoHaSo dopo la chiusura, e in generale, quali sono i tuoi piani per il futuro?
Il Trouw chiuderà la prima settimana di gennaio. Ho ancora i miei party SoHaSo a Utrecht, al Tivoli Vredenburg, e al Paradigm a Groningen. Per quanto riguarda Amsterdam non so ancora niente. Mi piacerebbe fare delle label night al di fuori dell’Olanda, ma è un passo che deve avvenire naturalmente.[/tab]
[tab title=”English”]Artists born as a dj before and a producer later are a rare breed, and even more rare are djs that can deliver a perfect opening set, without exceeding in self-indulgence but managing to set the right tone for the rest of the night and maybe even to allow the following artists to shine at their best. Nuno Dos Santos belongs in both these categories and in many others, because considering him just an “opening dj” wouldn’t do him justice: he is an excellent dj under many points of view, able to confidently move along the thin line dividing house and techno and widely responsible, both as a dj/producer and as a label owner and promoter, thanks to his SoHaSo project, for the current resurgence in the Amsterdam clubbing scene.
First of all, tell us something about your story: how did a Portugal-born end up in the Netherlands?
My father was a political refugee from Portugal. He met my mother in Holland; they got married and returned to Portugal where I was born in Lisbon. When I was 4 years old we moved back to Holland to a city near Utrecht.
And then, how did your relationship with music begin? What are your very first memories related to music, and when did you start thinking, “i want to be a dj”?
I remember listening to this Dutch radio show where I heard the first techno records. I started recording them and when I was about 16/17 I started working at a record shop called Midtown in Utrecht. I was always busy collecting and listening to music (only had one turntable at house just for listening). I guess there wasn’t a point for me where I had the feeling ‘I now want to be a dj’ I just fell into it. I started playing on birthday parties more and more but the turning point for me was somewhere mid 90’s when I got asked to play this squat party the guys from Midtown organised. I played prime time before a crazy crowd, right then everything fell on its place, it was amazing.
And then again, when did you feel that your could actually make a living out of music?
I had my own graphic company for a really long time, where I designed posters and such. 7 years ago I decided to focus full on music and I’m still happy I’m able to.
You’ve held residencies in some of the most iconic clubs in Amsterdam like Trouw and Club 11, besides Boeing a regular at ADE. What’s your opinion on the clubbing scene in Amsterdam at the moment? The feeling I get is that, while having some world-class clubs, parties and artists, it still doesn’t have the same hype as, say, London or Berlin, do you feel the same?
I wouldn’t agree, I think there is a really healthy clubbing scene over here combined with so many culture, creativity and food the city offers. I think more and more foreign artists but also clubbers like to visit the city because of this. TrouwAmsterdam but also the Amsterdam Dance Event (over 350.000 visitors) are a perfect prove of this.
And speaking about residencies: some of the best set I’ve seen by you were opening sets (in particular, I still remember as legendary your set before Laurent Garnier’s L.B.S. at Paradiso in 2011): is that your favourite context to play, when people are still settling in and you have to set the tone for the rest of the night?
Great that you remember this gig! I really like to create a certain vibe. For me a warm up DJ sets the tone of the night, the atmosphere sticks to the walls and is the take off for a really good or terrible night. One of the most important things is to hold back a little, keep the bigger picture in your mind. I would say a 3hour set prime time is probably what I like to do most.
Last summer you played an amazingly-long 12 hours set b2b with Taras Van De Voorde: do you enjoy playing for such a long time, or do you prefer shorter sets that allow you to be more focused? And do you have any special records that you play only in these extended sets because they are too odd for shorter ones?
I love playing for such a long time. It gives more space to really build to certain tracks and tell a bigger story. You can of course also be more experimental or play more indie tracks which I like doing.
And speaking of odd records, since your musical taste seems to be extremely diverse and broad-ranging: what are the strangest tunes you ever played? And the ones that received the most unexpected reaction from the dancefloor? Do you like to challenge the dancefloor, in general, by playing unpredictable tunes?
You have to feel when you can do this but I like it of course! I remember playing this at the peak of a night. It created a cool atmosphere for the rest of the evening.
Being a dj with a very wide taste and a label manager as well, I assume you listen to a lot of music every day. How do you keep up with the always increasing flow of new releases, demos, promos and so on?
I don’t listen to everything but just filter a lot. I follow a lot of artists and labels in particular and actually discover quite some new tunes thanks to soundcloud.
Most of your productions have been made in cooperation with other producers, like Patrice Baumel or TJ Kong. How did your relationship with them come together? And how is your production flow structured?
Patrice and I held a residency together at Club 11 (and TrouwAmsterdam later) but have always been befriended; producing together came as a natural step. TJ Kong is also a friend who actually stopped making music until I asked him to work on new stuff together. Last years has been real busy with my label, the events and playing more and more. Lately I have more structure and time to finish more sketches. End of the year I release a tribute track to TrouwAmsterdam on a special vinyl together with other residents of the club. Also my own EP on my label will come out next year so stay tuned!
Let’s talk about SoHaSo. What came first, the label or the parties at Trouw? How do you choose the artists for the label and the guests for the parties? And how would you describe SoHaSo’s music style, in general?
The label came first but the events followed soon after. The releases but also the line-ups of the events are really an extension of my own taste in music. I am broadly oriented so interested in house, techno and more electronic and indie stuff. I always look for a certain warmth and hypnotic side within the sound and love surprises. On the nights I program artists who fit into this idea combined with artists on the label and young talent.
Is there any news about Trouw’s closing? Is it still set to shut down in 2015? What are your plans for the SoHaSo parties after that, and in general, what are your plans for the future?
Trouw will close the first week of January. I still hold my SoHaSo nights in Utrecht at Tivoli Vredenburg and Paradigm in Groningen. For Amsterdam I don’t know yet. I would be interested in label nights outside of the Netherlands but this has to come naturally.[/tab]
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