Il regista e drammaturgo Aurélien Bory condensa in questo lavoro l’antico intreccio fra l’artista che crea e l’artista che interpreta, andando a definire l’intera opera come il ritratto di Kaori Ito, coautrice della parte coreografica ed esecutrice della rappresentazione stessa. Il corpo sospeso nel vuoto, i movimenti lenti ed armoniosi e l’intrigante scenografia che sembra quasi dividere la scena in tante piccole sezioni di approfondimento si inseriscono nell’arte del nuovo circo. Non ritroviamo qui l’utilizzo di espedienti tipici della danza contemporanea quali proiezioni o complessi sistemi di illuminazioni, al contrario, il regista e ideatore Aurélien Bory ha deciso di sfruttare i tipici mezzi del palcoscenico come faretti, cavi e carrucole per ritrarre e approfondire a rallentatore la plasticità dei movimenti di Kaori Ito. Riprendendo le parole del regista: “concependo questo ritratto di Kaori Ito, ho usato i mezzi del palcoscenico, partendo dalla rete interna dei nervi e del corpo che può essere il nostro tallone d’Achille, per arrivare allo spazio esterno, per intrecciare una rete di corde e reminiscenze”.
Il lavoro, accompagnato dalle musiche originali di Joan Cambon, sarà presentato da Romaeuropa dal 27 al 30 novembre al Teatro Brancaccio di Roma.