L’estate scorsa ne avevamo parlato, proprio qui tra le righe di Pulse: quella nicchia di trance più oscura, che va dalla psy all’hard trance, si era già ritagliata un ruolo decisamente rilevante nel panorama, trainata da una schiera di produttori di altissimo livello che accanto alle loro tendenze spiccatamente uplifting avevano iniziato a far emergere sempre di più il lato dark della loro anima musicale. Oggi riprendendo il filo di quel discorso, possiamo constatare che non si tratta di una moda passeggera, ma di un movimento dal respiro decisamente ampio, in grado di attirare nuove generazioni di producer e di pubblico, proponendosi come una delle correnti più innovative del suono trance degli ultimi due-tre anni. Ascoltiamola allora, questa tech trance revolution.
[title subtitle=”Mark Sherry & Dr. Willis – Here Come The Drums (The Remixes) (Outburst Records)”][/title]
Mark Sherry è senza dubbio uno dei trascinatori, una delle colonne portanti della corrente. Lo scozzese è tra i maggiori sostenitori di questo sound sin dai tempi non sospetti, e ora può finalmente dare libero sfogo alle sue pulsioni, accogliendo in casa Outburst la nuova ondata di producer che si affaccia alla scena tech, al pari di nomi affermati e vecchie conoscenze, del calibro di 2nd Phase, Tempo Giusto eccetera. Uno degli EP più apprezzati rilasciati dalla Outburst è sicuramente quello contenente le versioni 2014 di un classico dello stesso Sherry datato 2007. E non poteva scegliere remixer migliori di Sean Tyas e Harmonic Rush, per ridare smalto a “Here Come The Drum”. Il secondo non tradisce le proprie origini né le proprie influenze, e impreziosisce il suo remix con percussioni, effetti, e strutture di chiara derivazione psy, ma la vera chicca è la versione di Tyas: una traccia di una violenza inaudita, in cui il pattern di batteria rende giustizia al titolo con quella cassa e quello snare raddoppiato che ti arrivano dritti in faccia, e in cui i synth sporchi e i riff acidi fanno il resto, dando al pezzo quell’anima techy tanto cara al produttore svizzero (che, udite udite, a fine gennaio tornerà in Italia). “This is one of my hardest production so far” ha dichiarato recentemente, e se uno come lui dice una cosa del genere, beh…
[title subtitle=”Orkidea – Purity (Sneijder Remix) (Pure Trance)”][/title]
Questo è quello che succede quando il virus dark infetta la corrente “pure”, quando le melodie del lato morbido dell’uplifting incontrano la furia delle ritmiche tech. Stili apparentemente antitetici, che però con Sneijder dimostrano di saper convivere, e pure in modo egregio. Il suo remix di “Purity” del finlandese Orkidea, che ha già occupato la prima posizione nella trance chart di Beatport, è la prova provata che i groove incalzanti di derivazione tech e psy, e i break e le melodie uplifting, meglio se in tonalità minore, non per forza si escludono a vicenda, anzi, possono dar vita ad ibridi più che interessanti, anche seguendo i canoni stilistici di minimalismo imposti dalla filosofia “Pure Trance”. In questo senso, dunque, sembra lecito aspettarsi qualche altro interessante esperimento dal dj irlandese, entrato ormai a tutti gli effetti nelle grazie di mister Solarstone.
[title subtitle=”Simon Patterson – Whites of Her Eyes (Original Mix) (Perfecto Records)”][/title]
Affrontando un tema del genere, chi di certo non poteva mancare è proprio lui, “Psymon” Patterson, capitano di vascelli che da sempre navigano su malinconiche melodie e ci traghettano verso le oscurità più profonde. Dopo il remix di “Coloured Light” di Neelix, che gli è valso, per la diciasettesima volta consecutiva, il primo gradino della trance chart di Beatport, torna con questa “Whites of Her Eyes” a ribadire la sua costante floridità in campo di produzioni e a portare avanti la sua campagna a favore di groove contaminati da influenze techno. Ci delizia con un vocal vocoderizzato ad anticipare un lead incastrato a metà strada tra la psy e l’uplifting, che sembra danzare e piroettare come una foglia nel vento, mosso dagli arpeggi che ne scandiscono salite e discese. Un pezzo certamente adatto a smuovere le grandi dancefloor, con i suoi 140 BPM che galoppano a briglia sciolta come cavalli.
[title subtitle=”Jase Thirlwall – Airborne (Standerwick Remix) (Mental Asylum Records)”][/title]
Quando la versione originale uplifting di “Airborne” è passata tra le mani del producer britannico Standerwick, ci è sembrato come se avesse d’un tratto deciso di vendersi l’anima al diavolo, dare un taglio netto alle sue radici e cambiare del tutto vita. Un netto cambiamento di stile, tangibile anche all’interno della stessa struttura del remix: inizialmente un break che possiamo definire epico ed etereo ci spinge a chiudere gli occhi e a sognare di viaggiare lontano, un sorriso di rilassatezza spunta all’arrivo del build up e i lead ci cullano mentre respiriamo la tiepida aria dei sintetizzatori, ma d’un tratto quest’atmosfera va in mille pezzi, lasciando filtrare l’oscurità dalle crepe di questa frattura, mentre delle sonorità acide intaccano il tessuto melodico come la più fulminante delle epidemie. Il male sembra prendere il sopravvento, armato di TB303, ma noi non siamo preoccupati, anzi, ci facciamo volentieri colpire dall’incontenibile giro di basso.
[title subtitle=”Alex Di Stefano – Black Panther (Original Mix) (J00F Recordings)”][/title]
Pettinarsi la mattina non serve se nella nostra stanza risuona questa traccia. Una cassa dritta, drittissima capace di stenderci ad ogni colpo. Prendiamo fiato solamente durante il break, le acque si calmano ma rimane una tensione costante, creata dalla continua presenza dello stesso sintetizzatore che, fin dall’apertura, disegna quel groove distruttivo che definisce il tema centrale del brano. Lentamente le sonorità si aprono, si fanno sempre più rabbiose e cariche, si poggiano su ritmiche via via più concitate. Pronti al prossimo bombardamento, una pioggia di granate che esplodono alla ripartenza. Siamo fieri di questa release, che comprende anche la bella “Kidnap Your Soul“, della J00F Recordings, label di John 00 Fleming e Russel Coultart (Floorplay), perché l’autore, Alex Di Stefano è un talento nostrano, solito a sperimentare e giocare con suoni detonanti, scuri, intrisi di techno ma con una spolveratina di trance sempre presente. Un consiglio: prima di premere play, indossate l’elmetto.