La label è quella giusta, la Keysound di Dusk e Blackdown, il nome è quello giustissimo: Burial. Eppure il frammento di “Temple Sleeper” (un terzo del pezzo) che è stato messo in circolazione e che potete sentire qui sopra lascia, onestamente, molto perplessi. Perché su una traccia ritmica che è indubbiamente molto “burialesca” (perfino troppo: sembra il luogo comune di se stessa) si innesta un arpeggio che, beh, fa tornare in mente certe progressiva house di italica memoria anche piuttosto becera, quella insomma più commerciale. Siete d’accordo anche voi? Se un disco del genere l’avessero fatto uscire Molella o Fargetta, saremmo ancora tutti qua a far battutine. Visto che è stato Burial… ecco, completate la frase a piacere.