Nel 2014 era stato l’anno di “Everyday Robots“, disco molto bello, dico così bello ad averci ispirato anche in modi obliqui. Ma un disco che poteva anche voler dire: “Ok, la reunion coi Blur del 2013, i concerti con loro, sono stati uno scherzo, una vacanza. Finita lì. Io riprendo a fare le mie cose”.
E invece no. I Blur tornano a produrre materiale nuovo. Tornano a fare dischi. Lo fanno davvero. Le session di registrazione a Hong Kong, di cui si sapeva, non sono stati un tentativo abortito male ma grazie all’intervento finale del produttore Stephen Street sono sfociate in un disco vero e proprio, fatto e finito (“The Magic Whip” il titolo, il 27 aprile la data d’uscita). La notizia sta scuotendo il mondo della musica a trecentosessanta gradi, anche il nostro, perché certe musiche (o certe icone) non hanno confini di genere.
Questo però non significa un ritorno totale ed esclusivo di Albarn alla vita in gruppo e alla stardom indie rock. In questi giorni esce il bellissimo lavoro del collettivo Africa Express, di cui Albarn è stato parte integrante assieme a Brian Eno, così come uno scambio di commenti su Instagram che ha visto coinvolto Jamie Hewlett (il geniale illustratore di “Tank Girl”, per dire) in cui è saltato fuori un reciso “Yes Gorillaz returns”. Non vorremmo essere nei panni dell’agenda di Damon Albarn, nei prossimi dodici/ventiquattro mesi. Ma vogliamo essere nei panni di quelli che non vedono l’ora di sentire cosa ha combinato, che sta combinando, che combinerà. Anche solo un paio d’anni fa non ci saremmo aspettati tutta questa abbondanza.
Ascolta “Go Out” il primo estratto da “The Magic Whip”:
La tracklist del nuovo album dei Blur: