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[tab title=”Italiano”]L’icona elettronica della terra d’albione è cresciuta. A due anni di distanza dalla nostra ultima intervista abbiamo trovato un John Digweed più maturo e consapevole dei tempi che passano (e cambiano). John Digweed ci mostra ancora una volta come guardarsi indietro senza versare una lacrima, ma anzi eccitarsi al futuro prossimo che si avvicina, non è un atteggiamento che possono trattare in molti. Soprattutto con il polso e la trasparenza mostrataci in questa intervista. Dalle sue parole, dentro di lui vive ancora il ragazzo che nel 1993 passò una demo a Geoff Oakes, il fondatore della Renaissance. Il resto è storia per tutti. Personaggi così orizzontali non ne girano spesso, averlo nuovamente tra le nostre pagine è sempre un piacere.
Innanzitutto com’è stato per te questo 2014? Ti ritieni soddisfatto?
Fino ad adesso è andato molto bene, con bellissime date in Argentina, Brasile, Cile, Messico, Uruguay, Germania, Svizzera, Portogallo, Spagna, Romania, Irlanda, Canada e Stati Uniti. L’agenda è molto piena e con tanti stupendi party in programma.
Tu che sei una persona che non è mai scesa a compromessi, durante la tua lunga carriera quanto è stato difficile rimanere con costanza ad alti livelli?
Beh, ho sempre voluto suonare la musica che mi piace e penso che anche al pubblico piaccia. Sarebbe impossibile per me andare e suonare ogni settimana musica che non mi piace. Non avrei passione per lei. Sono fortunato che le persone credano al mio criterio su cosa scelgo di suonare.
Se non ti fossi mai inserito nel mondo della musica quale mestiere ti sarebbe piaciuto fare e perché?
Non lo so. Ho sempre voluto essere un dj da quando avevo undici anni.
Quanto è stato importante per te credere fortemente in un progetto come la tua label Bedrock Records?
Beh, è bello avere un’etichetta con così tanta storia come la Bedrock. Ho sempre provato a cercare nuovi e imminenti artisti per dare a loro un palco su cui splendere.
Pensi che stia crescendo nel verso giusto? E dove intendi spostarti per raggiungere nuovi orizzonti ancora non scoperti?
La direzione è basata sulla musica che esce. Ci sono tanti bravissimi produttori lì fuori che come label devi muoverti con tempo e mantenere lo stato delle cose fresche e attuali.
Inghilterra e America, due paesi così diversi ma che per te sono stati molto importanti. Com’è stato essere il primo dj britannico a diventare resident in un club di New York? Ricordi ancora l’adrenalina di quel preciso periodo?
Mi è piaciuto andare a New York City ogni mese per cinque anni di fila, l’adrenalina di suonare al Twilo è stata incredibile. È bello vedere come la musica elettronica sia diventata in America un fenomeno di largo costume.
Hai vissuto in pieno un paio di decadi della storia della musica elettronica senza mai svenderti e facendo rispettare la tua onestà e integrità intellettuale. Cosa diresti a chi cerca la via del successo bruciando forzatamente le tappe?
Voglio una lunga carriera di successo e questo viene con l’essere costanti e dando il 100% ad ogni data. In questo momento c’è anche il desiderio di cercare la prossima next big thing, quindi ci sarà sempre un altro dj ventiduenne superstar di cui tutti parleranno. È più una questione di mantenere quel successo ed essere capaci di crearsi una carriera che duri decine di anni e che faccia lavorare sodo. È fantastico che ci sono tanti dj capaci di portare nuovi suoni e stili alla scena cosicché riescano a mantenerla fresca e un passo avanti a tutti.
Oggigiorno nella scena elettronica odierna si è persa quell’atmosfera underground che era la sua bellissima caratteristica degli inizi e il suo punto di forza. In pratica chiunque con un solo EP può ritrovarsi catapultato su uno stage davanti a migliaia di persone. Questo ti rende felice o triste?
Questo è il potere di internet, che annuncia tutto più velocemente di quanto un dj giri un paio di club o dia la sua traccia a qualche dj per lui importante. Era bello com’era ai tempi, ma tutto va avanti ed è così che funziona adesso. Con la giusta traccia e il giusto hype puoi andare dal tuo letto al main stage di un festival in breve tempo.
Digitale e analogico: da sempre questi due emisferi ci hanno regalato delle bellissime contrapposizioni. Tu cosa preferisci? Sia in studio che quando ti esibisci dal vivo.
Dipende da come vanno le cose. Adoravo suonare in vinile, adesso ho la capacità di re-editare una traccia in aereo e suonarla la notte stessa o spedire un po’ di nuova musica mentre sono in viaggio. Lo studio ti incoraggia ad entrare in studio per fare un brano. Adesso, posso lavorare sulla musica, modificare tracce e produrre il mio show alla radio tutto su un aereo per Ibiza.
Come va con Sasha? So che vi esibite puntualmente ogni anno alla Winter Music Conference di Miami, avete in mente un nuovo tour o qualcos’altro?
Al momento non ci sono piani per nessuna data
Il 5 Aprile ritornerai per la prima volta in sette anni con la tua Bedrock all’Heaven di Londra, che è stato per te più una casa spirituale che un club dal 1998 al 2008, nonché ti ha aiutato a rafforzare la reputazione della tua etichetta con dei party indimenticabili per chi ci è stato. Puoi dirci qualcosa in più? Non vedi l’ora che arrivi quel giorno?
I biglietti per questa festa si sono esauriti come torte calde, quindi è bello che ci sia stata una così grande richiesta da parte di persone che vogliono rivisitare o vivere per la prima volta la serata Bedrock all’Heaven. Per un sacco di gente la Bedrock all’Heaven è stata un’introduzione alla musica elettronica mentre all’università le serate erano incredibili con troppi ricordi da menzionare. Sono sicurò che sarà una serata incredibile.
Se ti guardi in giro ci sono dei produttori che ti piacerebbe avere per la tua etichetta?
Sono felice di cercare nuovi ragazzi là fuori.
Prossimi progetti per il futuro?
C’è un altro album “Ground_Under” e sono sicuro un “Live in” da qualche parte del mondo. Più un paio di album eccitanti.
Guardandoti indietro hai qualche rimpianto, qualcosa che rifaresti o che non avresti mai fatto?
Nessun rimpianto per niente. Rifarei tutto di nuovo allo stesso modo perché mi ha fatto essere chi sono adesso.[/tab]
[tab title=”English”]The land of Albion’s electronic icon has grown. Two years after the last interview we found a John Digweed more mature and aware of time passing (and changing). John Digweed shows us once again how to look back without shedding a tear, but rather excited at the near future, is not an approach that can be treated by many people. Especially with the wrist and transparency shown us in this interview. From his words, still lives inside him the guy who in 1993 gave a demo to Geoff Oakes, the Renaissance’s founder. The rest is history for everyone. Horizontal characters do not run so often, have it again in our pages is always a pleasure.
First off, how is 2014 going for you John?
Really good so far with great gigs in Argentina, Brazil, Chile, Mexico, Uruguay, Germany, Switzerland, Portugal, Spain, Romania, Ireland, Canada and the USA so far. The diary is very busy with so great parties lined up.
During your career you you have never compromised your artistic integrity to please others. How hard it was for you to maintain such a high level in what you do?
Well I always wanted to play the music I liked and what I thought the crowd would like also, I would be impossible for me to go and play music I did not like every week. I would have no passion for it. I am lucky that people trust my judgement on what I choose to play.
If you had never stepped into the music industry which profession would you have liked to do and why?
No idea. I have always wanted to be a dj from around 11 years old.
How important it was for you to strongly believe in a project like your label Bedrock Records?
Well it’s great to have a label with such a great history as Bedrock. I always try to look for new and up and coming artists to give them a stage to shine on.
Do you think it is growing in the right direction? And where you intend to move in order to reach new horizons still undiscovered?
The direction of the label is based on the new music that comes out. There are so many great producers coming through that as a label you have to move with the times and keep things fresh.
England and America, two countries so different but for you they’ve been very important. What was it like to be on of the first British dj to become a resident DJ at a New York’s club? Do you still remember the adrenaline of that particular time of your life?
I loved going to New York City every month for five years in a row, the buzz of playing at Twilo was incredible. It’s great to see that electronic music has taken off in a big way in the States.
In almost two decades in electronic music’s history you never sell out yourself showcasing and improving your honesty and intellectual integrity. What would you like to say to those who are desperately pursuing the easiest way to success?
I want a long and successful career and that comes with being consistant and giving 100% every gig. At the present time there is a desire also to find the next big thing, so there will always be another 22 year old superstar dj that everyone is talking about. It’s about maintaining that success and being able to have a career spanning decades that takes hard work. It’s great that there are so many new dj’s coming through bringing new sounds and styles to the scene as it keeps it fresh and moving forward.
It seems nowadays in the electronic music scene we are losing the underground dimension which was the most beautiful feature and one of the strongest points of the early days. In today’s scene its easy for somebody who has released just a single EP to get the opportunity to perform in front of crowds of thousands of people. How do you feel about this?
This is the power of the internet which spreads the word way quicker than a dj touring round a few clubs or giving his track to a few key dj’s. It was great the way it was, but things have moved on and this is how thing work now. With the right track and hype you can go from your bedroom to main stage at a festival in a short time.
Digital vs analog: these two hemispheres have always given us some beautiful contrasts. What do you prefer? Both in the studio and when you perform live.
It’s how things have moved on. I used to love playing vinyl, out now I have the ability to re edit a track on a plane and play it out that night or get sent a whole bunch of new music while on the road. Studio wise you used to have to go in a studio to make tracks. Now, I can work on music, edit tracks and produce my radio show on a flight to Ibiza.
You obviously have a long history with Sasha. Do you have any plans to work together again in the near future?
At the moment there are no plans to do any gigs.
On the 5th of April you will return for the first time in seven years with your Bedrock at the Heaven in London, which was for you more a spiritual home than a club from 1998 to 2008, and has helped to strengthen the label’s reputation with unforgettable parties for those who we were. Can you tell us more? Can you not wait for that day?
The tickets sold out like hot cakes for this party, so it’s great that there was such a huge demand for people wanting to revisit or experience for the first time Bedrock at Heaven. For a lot of people Bedrock at Heaven was their introduction to electronic music while at university the parties were incredible and too many memories to mention. I am sure its going to be an incredible night.
If you look around are there any producers that you like to have on your label?
I am happy looking for new guys out there.
Any forthcoming projects you’d like to tell us about?
There is another “Ground_Under” album I am sure a “Live in” from somewhere in the world. Plus a couple of exciting album projects.
Looking back do you have any regrets, or would you do something you never did?
No regrets at all. I would do it all again exactly the same as I think its made me who I am.[/tab]
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