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[tab title=”Italiano”]La scena nu-disco/edits non è più legata solo alla Scandinavia che, storicamente, è sempre stata una delle sue roccaforti, ma ormai è un fenomeno globale: grazie alla rete, infatti, è possibile scoprire piccoli geni dell’editing anche dall’altra parte del mondo, in grado di trasformare in armi di distruzione del dancefloor le tracce più insospettabili, come “Africa” dei Toto. Non siamo certo i primi ad accorgerci del talento di Late Nite Tuff Guy: al suo attivo conta già infatti remix usciti su Get Physical e su Kitsunè, oltre che su Desert Island e sulle sue Soul Cut e Tuff Cut, su cui dà sfogo a tutto il suo estro nel trasformare completamente tracce che credevamo di conoscere bene e che invece hanno un’anima di cui non ci eravamo accorti.
Per prima cosa, vorrei sapere come ha avuto inizio tutto: cosa ascoltavi da bambino, e come ti sei innamorato della disco e della musica che suoni oggi?
Ascoltavo qualunque tipo di musica da piccolo, ascoltavo un sacco di radio per esempio. La musica da cui ero più attratto era quella funky, che mi faceva ballare. Ho iniziato a comprare dischi quando avevo più o meno tredici anni, il primo 12’’ che ho comprato è stato “Dance Dance Dance” degli Chic.
E poi, cosa ti ha fatto decidere di iniziare a fare il dj e a rieditare le tracce, e poi ancora di produrre musica? Cos’è arrivato per primo nella tua vita, il djing, gli edit o la produzione?
Ho studiato pianoforte quando avevo circa dieci anni, per un paio d’anni, ma non mi è mai piaciuto davvero, e l’ho subito messo da parte appena ho realizzato che mi piaceva mettere i dischi. Ho iniziato a fare il dj nel 1983, avevo diciannove anni; era difficile mixare con i vecchi piatti a cinghia ma ho imparato lo stesso, anche mixando tracce su cassetta. Registravo la versione strumentale delle tracce dal vinile su cassetta e la mixavo con la versione vocale su disco. All’epoca la mia traccia preferita era “Everybody” di Madonna, a volte la facevo durare fino a mezz’ora così. Era divertentissimo.
Parliamo del processo attraverso cui nascono i tuoi edit e i tuoi remix. Come scegli le tracce da editare? E da dove inizi, di solito? Come prendono forma le tue versioni?
Di solito scelgo tracce che mi ricordano la mia gioventù, come ad esempio “He’s The Greatest Dancer” degli Chic o “Controversy” di Prince, ma a volte scelgo anche cose che in pochi conoscono, come “Put Your Hands On” di Janet Jackson. Mettere insieme i miei edit in realtà è solo questione di giocare con i loop in Ableton finché non sento un groove, o finché non sono ipnotizzato.
Ci sono delle tracce o degli artisti che avresti voluto remixare o editare ma a cui poi alla fine hai rinunciato, per una questione di rispetto per la versione originale o per qualche altro motivo?
Penso che si possa editare qualunque traccia si voglia. Non credo che ci siano cose “off limits”, però…non significa che si debba. Ci sono molte, molte tracce che non toccherei mai, per nessun motivo se non perché suonano già perfettamente così come sono.
Qual è la traccia più strana a cui ti sia mai capitato di mettere mano? Ti è mai capitato di prendere qualcosa che fosse completamente al di fuori del mondo del clubbing e di trasformarlo in un arma da dancefloor?
“Africa” dei Toto è stata una gran sorpresa. E’ una traccia fantastica, e credo di aver fatto un bell’edit, ma non è esattamente una traccia da club…o forse sì?
Parliamo delle tue etichette, Tuff Cut e Soul Cut. Come sono iniziati i due progetti? Qual è la filosofia che c’è dietro ciascuna delle due etichette?
A un certo punto, nel 2012, ho smesso di rilasciare musica sulla Desert Island Discs e ho deciso che mi serviva una piattaforma tutta mia, un’etichetta tutta mia. Dopo qualche discussione col mio manager in merito abbiamo avviato il progetto Tuff Cut, che tuttora gestiamo insieme. L’altra etichetta, la Soul Cuts, è nata per via della necessità di rilasciare i miei Soul Edits. Il Soul Cut #01 è tuttora una delle mie release preferite, c’è dietro un sacco di amore e di creatività nel reimmaginare dei classici soul.
Dato che sei Australiano di origine ma ormai hai passato molto tempo anche in Europa e nel resto del mondo, credo che tu abbia un punto di vista privilegiato sullo stato della scena clubbing di tutto il mondo. Come la vedi, in questo momento?
Proprio di recente in Australia sono state promulgate delle leggi molto restrittive, che in molti stati (tranne Victoria) hanno in qualche modo influenzato la scena locale. Molti club hanno chiuso e sembra che la scena sia ai suoi minimi storici, ma non riesco davvero a darti un giudizio accurato sulla mia città di origine, Adelaide, perché non suono lì ormai da molto. La cosa buona di questa situazione è che stanno nascendo molti party illegali in location segrete, che mi ricordano della Summer Of Love dell’88 e dell’89, uno dei momenti migliori di sempre per i club e per la musica, e che ci sono anche molti ottimi festival diurni.
E parlando più nello specifico della scena australiana, come la descriveresti? Ci sono degli artisti australiani che pensi che non dobbiamo assolutamente perderci e che magari non conosciamo?
Ci sono un sacco di produttori e DJ australiani di grande talento, e alcuni di loro stanno facendo grandi cose in Europa e in America. E’ una cosa magnifica da vedere.
Ultima domanda: che piani hai per il resto del 2015? So che sarai in tour in Europa in estate, cosa ti aspetti dal tour?
Il mio tour europeo inizia in giugno e finirà in ottobre. Ci sono un sacco di festival a cui non vedo l’ora di partecipare quest’anno, anche perché avrò la possibilità di vedere e di esibirmi al fianco di molti grandi artisti come Sister Sledge, Roy Ayers, Brand New Heavies e Robert Owens, giusto per nominarne alcuni. Ho anche alcune date in dei club inglesi di cui davvero non vedo l’ora: l’Inghilterra è sempre un bel posto in cui suonare, il pubblico risponde sempre molto bene. Una volta tornato a casa, cercherò di ricavarmi molto tempo in studio: ho in mente di scrivere un album come LNTG da un paio d’anni ormai, per cui mi piacerebbe finalmente riuscire a farcela. Penso che preparerò anche le cose per un tour in America nel 2016, mi arrivano molti messaggi che chiedono quando suonerò a San Francisco, a New York o a L.A., per cui non vedo l’ora di riuscire finalmente ad andarci.[/tab]
[tab title=”English”]The nu-disco/edits scene is no longer something just Scandinavian, although that is still one of its mainlands, but has now gone global: thanks to the Internet we are now able to discover some hidden geniuses from the other side of the world, able to turn into the most unaxpectable tunes into dancefloor weapons, like Toto’s “Africa”. We’re actually not the first ones to notice Late Nite Tuff Guy’s talent: he already can count some remixes released on Get Physical and Kitsunè, besides his home label Desert Island and his own Soul Cut and Tuff Cut, where he lets loose his ability to turn tunes completely over, showing some sides that we didn’t notice in tracks we thought we knew well.
First of all, I’d like to know how it all began: what did you listen to as a kid, and how did you fall in love with disco and the music you play today?
I listened to all kinds of music when I was young. I listened to the radio a lot. I was always drawn to music that was funky, music that made me dance. I started buying records when I was around the age of 13. Chic’s ‘Dance Dance Dance’ was the very first 12″ single I bought.
And then, what made you decide to start djing and editing songs, and then even making your own music? What came firs for you, the djing or the edits and your own productions?
I studied the piano when I was around the age of 10. I did that for a couple of years but never really enjoyed it, and quickly tossed it aside when I realised I liked to play records. I started DJing in 1983, I was 19 years old. It was hard to mix on those old belt-driven turntables but I did my best. I also used to mix tracks from the cassette player. I would record the dub/instrumental track from vinyl onto cassette and mix it into the vocal version on the record itself. My favourite track at the time was ‘Everybody’ by Madonna. I would sometimes keep it going for half hour. That was a lot of fun.
Let’s talk about your editing and remixing process: how do you choose which tracks to edit? And where do you usually start from? How do your own versions usually come together?
I usually choose tracks that remind me of my youth. Tracks like ‘He’s The Greatest Dancer’ by Sister Sledge, or ‘Controversy’ by Prince, but sometimes I’ll pick something that no one has really heard of, like Janet Jacksons ‘Put Your Hands On’. Putting them together is really just playing around with loops in Ableton until I feel a groove, or until I’m hypnotised.
Are there any tracks or artists you wanted to remix or edit but then in the end you didn’t, out of respect for the original version, or because of any other reason?
I think you could I think you could edit eny track you wanted to. I don’t think anything is off limits, however… that doesn’t mean that you should. There are many many tracks that I would never touch for no reason other than they sound amazing as they are.
What’s the weirdest track you ever reworked? Did you ever turn something that was completely out of the clubbing world into a dancefloor weapon?
Toto’s ‘Africa’ was a big surprise. It’s a great track, and I think I did a great edit of it but it’s not really a club track, is it?!
Tell us something about your labels, Tuff cuts and Soul cuts. How did the two projects start? What’s the philosophy behind the two labels?
Sometime in 2012 I stopped releasing music on the Desert Island Discs label and decided that I need my own outlet, myown label. After talking with my manager about it we came up with Tuff Cut (A label that we both run). Of course theoffshoot label, Soul Cut was born out of the need to release more of the Soul edits. Soul Cut #01 is one of my very favourite releases. There is a lot of love and creativity that went into that release. Great imaginings of soul classics.
Coming from Australia but having spent enough time in Europe and in the rest of the world, I’d say you have some kind of a privileged point of view on the state of the clubbing scene worldwide: what do you think about it at the moment?
We recently have had lock out laws implemented in Australia and in most states (excluding Victoria), which has put a strain on the club scene. Many clubs have closed down and it seems as though the scene is at its lowest point but I can’t really make an accurate judgement about my home town of Adelaide as I don’t play here. The good thing that’s come out of this are the illegal, secret location party’s, they remind me of the summer of love of 88-89 (one of the most amazing times for clubs and music). There are also many great day festivals on now.
And speaking specifically about the Australian scene, how would you describe it now? Are there any Aussie artists that we may have missed and that you think we should know about?
There are many talented Aussie DJ/Producers, some of which are doing big things in Europe and America. It’s absolutely amazing to see.
And finally: what are your plans for the rest of 2015? I know you’ll be touring Europe in summer, what are you expecting from the tour?
My European tour starts in June and ends in October. There are loads of festivals this year which I’m really excited about. I’ll be able to see and play alongside many great artists like Sister Sledge, Roy Ayers, Brand New Heavies, and Robert Owens, just to name a few. Lots of UK club gigs which I’m really looking forward too. The UK is a great place to DJ…crowds are always up for it. I will be making plenty of time for the studio once I arrive back home. I’ve been talking about writing an LNTG album for a couple of years now so I’d love to get that done. Will also lay down some ground work for a tour of the U.S. in 2016. I get many messages from people who ask when are you playing in San Francisco, or New York, or L.A., so I can’t wait to finally get there.[/tab]
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