E’ impossibile parlare dei Chemical Brothers senza parlare della serie delle Electronic Battle Weapon: Ed e Tom infatti, prima ancora di essere produttori rispettati da tutti e ormai numi tutelari della musica elettronica, sono due DJ, ed è naturale che molte delle loro tracce nascano proprio come dei tool da usare all’interno dei propri set.
Proprio per questo, quindi, nel corso degli anni è capitato spesso che facessero capolino nei negozi di dischi dei 12’’ abbastanza anonimi, usciti sulla Freestyle Dust dei due chimici, con la copertina nera e la dicitura “Electronic Battle Weapon #” con il numero corrispondente: nient’altro, nessuna campagna di marketing faraonica, nessun gadget abbinato alla vendita, solo una o due tracce assoluta garanzia di devastazione di qualsiasi dancefloor.
Molte di queste tracce poi sono state stampate, in versione più “moderata”, negli album, ma è sentendo le armi da battaglia elettronica che si riesce a farsi un’idea di quanto Ed e Tom sappiano prendere in mano un dancefloor e rigirarlo a proprio piacimento.
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Già all’inizio si capisce che non si scherza per niente e che non si faranno prigionieri: anche se gli anni sono quelli del Big beat e tutti si affannano a cercare groove nuovi purché siano sbilenchi e magari ricchi di ironia, Ed e Tom lanciano la prima arma di distruzione dei dancefloor, ed è una cassa dritta come se non ci fosse un domani.
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Anche questa, come la precedente, finirà in “Dig Your Own Hole”, e la coppia segnerà la parte più devastante dell’intero album: nonostante il successo pop che riscuoterà l’album, la sua parte centrale è in grado di ribaltare qualunque club.
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Il nome in codice di questa, che poi diventerà, leggermente edulcorata, “Under The Influence”, è “Bass Test”, e il motivo è evidente: lungo tutta la durata del disco ci sono sventagliate di basse frequenze di quelle che sentite con l’impianto giusto fanno vibrare tutto il corpo, dai bulbi oculari alle piante dei piedi.
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“Surrender” è forse l’album più ricco di tracce danzabili della discografia di Ed e Tom, ma il quarto ed ultimo singolo estratto, “Music: Response” è una delle tracce più lente dell’album: come riequilibrare le quote dancefloor? Rilasciando sulla b-side questo tripudio di percussioni sincopate e bassi rotolanti.
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“It Began In Afrika”, basta il titolo. Bonghi in quantità industriale, ok, ma anche un paio di ripartenze di quelle da fare i salti alti due metri.
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Forse la traccia che più di tutte rappresenta la distinzione tra le Electronic Battle Weapons e i Chemical Brothers “normali”: ufficialmente riprende molti dei suoni di quella che poi sarà “Hoops”, contenuta in “Come With Us”, ma se la versione sull’album è “solo” un’ottima traccia, questa è veramente un’arma di devastazione, in grado di incendiare letteralmente qualunque pista. Non c’è più spazio per la melodia della versione contenuta sull’album, c’è solo violenza sonora.
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La prima battle weapon a non essere rilasciata in un album o come b-side, “Acid Children” compare ancora spessissimo nei live dei due fratelli: spesso solo con il sample vocale, estratto da Nightmare, che dice “You Are All My Children Now”, ma a volte anche con le sue frustate acide e quei break che suonano come degli autentici terremoti.
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Uscirà poi in “We Are The Night” come “Saturate”, ed è la battle weapon più simile alla versione pubblicata in un album: di fatto, questa versione è solo un po’ più lunga, ma possiamo accontentarci senza problemi quando si tratta di una delle tracce più uplifting dell’intera discografia di Ed e Tom.
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Uscita nel 2006 assieme alla precedente, quando il dubstep la fa da padrone, è un’ottima interpretazione dello stile da parte dei due fratelli, con la sua cassa irregolare che la rende adatta ai set più disparati. Anche questa non sarà mai stampata in nessun’altra versione.
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“Midnight Madness”, rilasciata poi anche come unico inedito del greatest hits “Brotherhood” e accompagnata da una campagna virale sul web che invitava i fan a mandare i video della propria “midnight madness”, ha una linea di basso letteralmente devastante e poco più. Ma basta quella.
[title subtitle=”Electronic Battle Weapon 11″][/title]
Sarà poi la traccia di apertura di “Born In The Echoes”, “Sometimes I Feel So Deserted”: all’apparenza ha pochi suoni, in controtendenza con l’EDM degli ultimi anni che invece suona sempre “di più”, ma i suoni sono quelli giusti. Sentita live si comporta esattamente come le altre battle weapons, è una storia di salti, sudore e pelle d’oca.
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