La techno sta a Detroit come Marvin Gaye sta al soul. Ci sono due persone, due artisti direi, forse sarebbe troppo chiamarli musicisti anche se il suono che creano potrebbe essere inteso come “musica” per le orecchie di chiunque riesca ad ascoltarli, che sono riusciti a creare una mix di suoni soul e techno da far venire i brividi; sto parlando di Eddie Fowlkes “Godfather of Techno Soul” produttore di grande fama in quel di Detroit unico nel miscelare il suono techno a quello soul, ne volete una prova? Ascoltatevi “Reach Your Soul” e raggiungete la vostra anima. L’altro personaggio è Kenny Dixon Jr. conosciuto da tutti come Moodymann colui che il giorno della morte di Marvin Gaye ha prodotto “The Day We Lost The Soul” un brano che che come verrebbe tradotta la parola “soul” ha anima al suo interno.
Ora vi starete chiedendo il perchè di questo mio preambolo e cosa c’entra con Fritz Kalkbrenner… Tranquilli non voglio certo paragonare Fritz a nessuno di questi “mostri sacri” sopra citati ma con quest’album di debutto voglio metterlo nell’olimpo dei più forti, nel cerchio di quelli da “non dimenticare” perchè cari miei lettori, Fritz ha prodotto veramente un capolavoro, un mix techno soul riconducibile solamente a lui. Non mi sento di esagerare in quel che vi sto dicendo, mi sento di dirvi solamente di ascoltare l’album e magari di lasciare un commento, un vostro feedback negativo o positivo che sia, anche se, trovare qualcosa che non va in “Here Today Gone Tomorrow” è proprio impossibile. Potrei mettermi qua a spiegarvi traccia dopo traccia, a dirvi gli strumenti da lui utilizzati e a fare il tecnico (che tra l’altro non sono) su come li ha usati, li poteva usare e li avrebbe potuti settare. Ma quest’album non si merita una “semplice” tecnica spiegazione, qua ci vuole l’anima per cercare di spiegarvelo, ci vogliono le orecchie. Si, lo ammetto, mentre sto scrivendo lo sto ascoltando (non è la prima volta che lo sento, ovviamente, non mi limito ad un breve ascolto per recensire un album di tale portata) e vi posso garantire che è bello, veramente bello, niente e nessana delle 12 tracce (esclusi l’intro e l’outro) è lasciato al caso o non rifinita nei particolari: c’è quella che si contraddistigue per il vocal (la voce di Fritz), c’è poi quella che si differenzia per i suoni più duri e quella che invece è più malinconica; ognuna ha una storia a se, ognuna ha da raccontare qualcosa a chi l’ascolta, che siate con l’ipod, che siate sul dancefloor, dalle casse del pc o in macchina, ciascuna, tra techno e soul, ha qualcosa da esprimere. Ogni tanto cercate di levarvi dalla testa “Sky & Sand”, con tutto il rispetto per Paul, stavolta c’è un attimo da rivedere la posizione di Top Producer!
PS: Mi piacciono tutte ma ho anche la mia preferita, “Kings In Exile”, mi piace perchè vorrei non finisse mai…può bastare come commento? E la vostra invece quale è e perchè?