Quando mio padre mi ha parlato dell’ennesima, nuova coupé in arrivo a casa il pensiero che la sua “fase pischello” si stia procrastinando troppo a lungo ha fatto nuovamente capolino, fornendo un nuovo spunto di riflessione sugli step obbligatori che ciascuno ciascuno di noi, volente o nolente, sembra essere costretto ad attraversare e (soprattutto) ad assecondare col trascorrere degli anni. È chiaro, fortunatamente non tutti manifestiamo gli stessi bisogni o le medesime necessità, ma è altresì evidente come sia possibile per ciascuno di noi, man mano che scelte personali trovano la loro collocazione all’interno del mosaico delle nostre vite, individuare dei “blocchi” in cui sono presenti delle analogie chiarissime.
Mio padre, oltre ad acquistare automobili sportive, toglie la cravatta; mentre mia madre non fa che chiedermi dei matrimoni e dei figli dei miei amici, quasi a voler saziare il suo desiderio di diventare nonna. Uno dei miei migliori amici, poi, dopo aver appeso definitivamente al chiodo le sue dancing shoes, va a teatro e a mostre, oltre a preferire passeggiate in montagna a vacanze più movimentante. Sono fasi, ognuno deve fare i conti con le proprie.
Io, per dire, risparmio quanto più possibile per la cucina nuova e sogno il Nord Europa, mentre molti di voi si dividono tra Bali, Thailandia e Malesia. La voglia di estati fatte di cieli azzurri e di golfini in cotone pesante non va vista, però, come la via di fuga comoda dalla calura insopportabile di Roma, piuttosto come l’occasione di vivere direttamente sulla mia pelle la quotidianità essenziale a cui ambisce la mia maldestra maturazione e che, da una certa latitudine in su, non fa solamente rima con design e moda, ma anche cibo e musica.
Musica appunto, perché la musica c’è e c’entra sempre. Se si decide di lanciare uno sguardo oltre le Alpi, infatti, di argomenti ricchi di spunti e di significato se ne trovano a bizzeffe: messe via le onnipresenti Berlino, Londra e Amsterdam e alcuni dei festival più importanti della stagione, si può pensare di approfondire quanto la scena disco di Oslo ha da offrire, oppure di destinare le proprie serate all’ascolto della pregevolissima deep-house che anima i club di Amburgo. Ci sarebbero ad attenderci anche Copenaghen, con il Culture Box, e Parigi, con il Weather Festival e la ricca programmazione del Concrete; così come sarebbe meraviglioso (quanto meno per la cornice naturale incredibile) presenziare a Into The Valley nel cuore della Svezia.
Fino a qualche anno fa, tra i poli musicali assolutamente imperdibili per gli amanti dell’elettronica c’era Francoforte, una città che ha dato un contributo enorme alla scena non solo tedesca ma anche europea. Senza stare ad elencare i meriti che vanno doverosamente attribuiti a Cocoon e a tutto ciò che gravita attorno alla sua orbita – Time Warp, Love Family Park e il defunto Cocoon Club compresi – e senza dilungarci sullo spessore e sulla rilevanza dello storico U60311, del Robert Johnson (LARJ compresa) e di Harthouse / Eye-Q (entrambe le label comunque facenti capo a Sven Väth), oggi vi presentiamo alcune delle etichette discografiche nate sulle rive del Meno capaci di imporsi in tutto il mondo. È grazie a queste piattaforme che “una delle città più vivibili del mondo, ma al tempo stesso col più alto tasso di criminalità di Germania” è riuscita a piazzarsi sulla carta geografica della musica da ballo oltre che dell’opera lirica e della finanza.
È grazie alle varie Playhouse, Klang Elektronik, Raum…musik, Oslo, Pressure Traxx e Cecille, infatti, se la controcultura di Francoforte è stata il centro della scena tedesca, prima che la bolla berlinese fagocitasse qualsiasi cosa fosse a non più di tre ore di volo dal Berghain.
[title subtitle=”Ongaku Music / Playhouse / Klang Elektronik”][/title]
Ongaku Music, insieme alle sue sublabel Playhouse e Klang Elektronik, ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo del movimento elettronico tedesco. Pubblicando la musica di Roman Flügel (Alter Ego compresi), LoSoul, Daniel Bell Isolée, Ricardo Villalobos e Herbert, questo tridente guidato da Heiko Schäfer (M/S/O) e Atanasios Christos Macias (Ata) ha veramente segnato la via a partire dalla metà degli anni ’90 per i dieci anni a seguire.
[title subtitle=”Raum…musik”][/title]
Nata nel 1998 per mano di Olaf Zern e Peter Armster, ma affidata dopo soli due anni a Dorian Paic, Raum…musik può vantare all’interno del suo catalogo alcune delle figure più longeve della scena elettronica tedesca, Dub Taylor, D.Diggler e Ricardo Villalobos su tutti. Se a questo terzetto, e a un Paic che non sembra volersi fare ancora da parte, aggiungiamo alcuni dei nomi più importanti del movimento cittadino e nazionale, capiamo bene il motivo per cui la label continua ad ottenere ottimi riscontri.
[title subtitle=”Running Back”][/title]
Esistono poche label al mondo con un catalogo tanto vario e vasto da poter fare concorrenza a Running Back. La label nata nel 2002 da Thorsten Scheu e Gerd Janson, ma guidata oggi dal solo genio di quest’ultimo, è senza ombra di dubbio uno dei casi discografici più interessanti da studiare e prende a modello. Sotto il suo tetto, infatti, alcuni degli artisti più influenti delle scene house, disco e techno convivono beati, non curanti delle loro diversità. Alcuni nomi? Radio Slave, Tiger & Woods, Redshape, Cosmin TRG, Mark E, Lauer, Smallpeople e Todd Terje dovrebbero bastare per rendere l’idea dell’eccezionalità del lavoro di Gerd Janson.
[title subtitle=”Oslo / Love Letters From Oslo”][/title]
C’è stato un periodo, nel biennio tra il 2007 e il 2009, in cui sembrava un’utopia poter ascoltare un dj set house senza che al suo interno venisse suonato almeno un Oslo. Erano gli anni dell’esplosione di Johnny D, Guillaume & The Coutu Dumonts, NoiDoi, Damian Schwartz e del label-boss Federico Molinari, artisti più o meno longevi capaci di prendere al balzo, con dischi spesso validi e divertenti, l’insofferenza-minimal e traghettarla spediti verso quella nei confronti della deep-house scialba di inizio decennio.
[title subtitle=”Deep Vibes Recordings”][/title]
Ad eccezione di poche uscite, firmate tra gli altri da artisti di grossa caratura, come DJ Qu, Scott Ferguson, Matthew Dear e Reboot, Deep Vibes è a tutti gli effetti la casa in cui il suo fondatore, Sascha Dive, riesce a dare il meglio di sé. Non traggano in inganno le uscite su Oslo, Tsuba e Ornaments: se volete metter mano al materiale migliore del più “americano” tra gli artisti di Francoforte, allora è proprio qui che dovete iniziare la ricerca.
[title subtitle=”Cécille Records / 8bit Records”][/title]
Sis, Johnny D, Sebo K, Markus Fix, Livio & Roby, Lemos, Kreon, Anthea & Celler, Huxley e Oxia, oltre ai timonieri Nick Curly e Gorge, sono solo alcuni dei tantissimi artisti che hanno trovato casa su Cécille e 8bit. Viste le grandi premesse, specie per le prime release delle label (non va dimenticata la serie “Numbers” di Cécille), sarebbe stato lecito attendersi una crescita diversa, ma la bontà di alcuni EP resta indubbia e la qualità non passa mai di moda, come il ritrovato amore per il vintage non può che confermare.
[title subtitle=”Be Chosen”][/title]
Ospitando nel suo catalogo Terje Bakke, Ion Ludwig e Dan Andrei, oltre agli “immancabili” di Francoforte, Be Chosen è tra tutte le label nate sul Meno quella più orientata a un suono asciutto e minimale. I tre EP usciti per celebrare i cinque anni della label tra il 2012 e il 2013, che hanno avuto come protagonisti Fix, Dietz, Reboot e soci, non devono tradire: le cose migliori uscite su questa piattaforma sono quelle in cui a dettare legge sono le batterie dal retrogusto balcanico.
[title subtitle=”Pressure Traxx”][/title]
Quello fatto da Frost e Einzelkind (già a capo de La Peña, ricordate?) con Pressure Traxx è davvero un ottimo lavoro. Nata con una manciata di release prodotte da artisti del loro giro, come Christian Burkhardt e Chirs Wood che collaborano, rispettivamente, alla seconda e terza release, la label apre ben presto i suoi orizzonti con l’EP degli americani Crash Course In Science (“Flying Turns”): dopo aver pubblicato il remix di Ricardo Villalobos il futuro di Pressure Traxx non può essere che uno.
[title subtitle=”Freebase Records / Below”][/title]
Dopo quasi vent’anni di attività, Freebase Records & Sneakers di Brückenstrasse 36, Francoforte, è universalmente considerato come uno dei negozi di dischi migliori del mondo, oltre a rappresentare una tappa immancabile per gli amanti del digging. Below (tra il 1999 e il 2010) e Freebase Records (a partire dal 2013) hanno rappresentato e rappresentano la visione musicale dei suoi due proprietari, Carsten Schuchmann (Meat) e Christopher Holz (Chris Wood), pubblicando alcuni dei lavori più significativi degli artisti della loro città.