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[tab title=”Italiano”]La sua enorme esperienza e l’impatto che ha avuto sulla scena house, deep house ed underground mondiale hanno fatto di lui uno dei dj per i quali vengono spese più parole, che si tratti di show, produzioni o delle label di cui è manager. Stiamo parlando di Lee Foss, producer di DeKalb in Illinois la cui identità musicale è andata formandosi di pari passo alla sua carriera sviluppatasi tra Chicago, Los Angeles, Miami e Londra. E proprio a Londra lo abbiamo incontrato, al Ceremony Festival tenutosi al Finsbury Park lo scorso settembre.
Recentemente abbiamo visto il tuo nome ovunque: release, classifiche, date di tour. Ti senti realizzato? Si diventato chi hai sempre voluto essere?
Ci sono diverse cose che possono farti sentire realizzato: ricevere premi, le soddisfazioni, l’orgoglio, la tua famiglia, le persone con le quali sei cresciuto, le persone della tua comunità e, soprattutto, le persone che ti raccontano cosa significa la tua musica per loro. La vera realizzazione sta nei sentimenti, nelle emozioni che le persone ti restituiscono.
Sei nato a Chicago, poi hai deciso di spostarti a Los Angeles. Hai sempre detto che se non avessi presto questa decisione, non avresti dato il via alla tua carriera musicale. Cosa ti ha convinto ad andartene? Cosa hai trovato a L.A. che non hai trovato a Chicago?
Non è del tutto vero. Facevo il dj a Chicago e ho riscosso molto successo, ero uno dei dj locali di maggior successo, se non il migliore, ed ero forse meglio allora di quanto lo sia adesso. È stata una questione di opportunità, a Chicago c’era molta concorrenza ed io avevo l’ambizione di fare quello che sto faccio ora: di viaggiare e suonare in club più grandi. Ho avuto l’opportunità con alcuni amici a L.A. di costruire qualcosa di più grande con altri musicisti e produttori. È stata una buona decisione, voglio dire, io amo Chicago e sarà sempre nel mio cuore ma, si sa, L.A. è un ottimo posto e all’epoca era il posto giusto.
“Starfruit” EP (2011) ha segnato un importante passo nella tua carriera. Quest’album era pieno di suoni RnB anni ‘90 mescolati a groove house ipnotici. Le tue sonorità sono cambiate dopo questo album?
Suono quello che mi sento di suonare. Ormai non sono più nella condizione di utilizzare sample troppo conosciuti. I giorni in cui potevo usare un certo tipo di campionamenti vocali, beh, sono lontani. Le ultime volte che ho usato veri e propri campionamenti risalgono al 2011, vedi “Goodnight Moon”. Però sì, basta campionamenti di voci e rap, anche perché credo fosse diventato qualcosa di prevedibile, qualcosa che la gente si aspettava per forza da me – e il risultato poteva trasformarsi in stasi creativa.
Hai descritto Hot Creations come una label selettiva, le cui uscite hanno tutte significati profondi e speciali. Come scegli le tracce da rilasciare sull’etichetta?
I brani hanno una vita propria, si animano e non ti rendi nemmeno conto di averli scritti. Hanno un’accezione profonda, un significato subconscio, rappresentano un fatto, un punto della tua vita. Noi questa cosa la sentiamo e li scegliamo se sono unici, interessanti, se ci piacciono.
Lo sai, la vita del dj è frenetica, piena di viaggi, duro lavoro e molto divertimento. C’è qualcosa che rimpiangi della vita quotidiana di una persona “normale”?
Ma io sono una persona normale. Per un sacco di tempo ho passato i giorni a cercar lavoro, mandando curriculum, facendo colloqui. Sapevo di avere delle qualità: sono una persona che si esprime in modo sciolto, sono un buon lavoratore, sono onesto, ho ricevuto una buona educazione. Eppure, per un bel po’ di tempo non riuscivo proprio a trovare lavoro: per qualche strana ragione, sembrava impossibile trovare un posto per me. Si vede che la mia strada doveva essere un’altra. Per quanto riguarda la vita attuale, beh, certo, non tutto è semplice: è difficile ad esempio coltivare delle relazioni normali quando sei sempre in giro, sempre in viaggio. Tutto quello che fai, in questa vita attuale, lo prendi in qualche modo per inevitabile, e magari non è così. Ad esempio: potrei prendere qualche data di meno, vivermela in modo più tranquillo? Sì, potrei. Ma gli interessi in ballo sono tanti, entra in gioco anche il lavoro del tuo agente, del tuo manager, no? Non dico che loro siano avidi e mi sfruttino, attenzione: si limitano a fare il loro lavoro, e ti chiedono di conseguenza di lavorare sempre di più – questo è il loro compito, è così che funziona il meccanismo. Per fortuna io amo ancora andare in giro e dedicarmi al djing. Certo, questa cosa dei viaggi sa essere davvero logorante… Ma complessivamente, non mi lamento di nulla, non sono pentito di niente. So di aver ricevuto un talento, e cerco di onorare questa cosa al meglio.
Il duo Jamie Jones – Lee Foss è senza dubbio vincente. Cosa pensi di saper fare meglio di lui e in cosa invece lui riesce meglio di te?
Abbiamo diversi punti di forza che si completano a vicenda. Ci conosciamo da molto tempo e per questo possiamo essere onesti tra noi durante il processo creativo invece di perdere tempo. Penso che sia un produttore estremamente talentuoso, anch’io sono un grande produttore ma sono molto più lento quando lavoro in studio. Quando lavoriamo insieme è davvero bello, è un processo molto efficiente, il nostro è un ottimo rapporto di lavoro.
Parlaci del tuo progetto, Pleasure State, assieme a MK e Anabel Englund. Com’è nato? Come vi siete conosciuti?
Ho contattato MK per averlo come headliner ad un party Hot Natured a Miami nel 2010, scrivendogli un messaggio tramite Facebook. Lui era una persona la cui musica ho suonato un sacco di volte. Naturalmente la festa è stata incredibile. Abbiamo incontrato Anabel a un afterparty, quando una sua amica ha detto che lei avrebbe dovuto cantare per me. Da quel momento, ho pensato che avremmo dovuto registrare insieme. Abbiamo creato “Electricity” la settimana successiva, subito dopo quell’incontro. Pleasure State è un’opportunità per me di sperimentare diversi modi di comporre rispetto ad Hot Natured.
Ci sono qualche novità che vorresti condividere con noi?
Ho musica Hot Natured in uscita, musica Pleasure State in uscita e musica firmata Lee Foss in uscita quindi… cercate il mio nome nei motori di ricerca ogni giorno![/tab]
[tab title=”English”]His enormous experience and the impact he has had on the house, deep house and underground world scene have made him one of the most popular DJs, everyone is blabbing about him, his shows, productions or the labels of which is manager. We are talking about Lee Foss, dj from DeKalb Illinois, whose musical identity has been forming in parallel to his career developed between Chicago, Los Angeles, London and Miami. And in London we met him, at the Ceremony Festival held at Finsbury Park last September.
In recent years we have seen your name written everywhere: releases, charts, gigs. Do you feel accomplished? Have you become who you’d always wanted to be?
When you talk about accomplishment there are several points that can make you feel happy: to receive awards, satisfactions, the pride, your family, people where you are from, people in your community and above all, people who told you what your music means for them. The true accomplishment are the feelings, the emotions that people give back to you.
You were born in Chicago, then you decided to move to Los Angeles. You’ve always said that if you hadn’t taken that decision, you probably would not have begun your musical career. What convinced you to move away? What did you find in L.A. that you couldn’t find in Chicago?
That’s no entirely true. I was djing in Chicago and I was very successfull, one of the most successfull local DJs, if no the most, and I was maybe a better dj then than I am now. It was just a question of opportunities, Chicago had too many DJs and I had the ambition of doing what I’m doing now, like travelling and playing in bigger clubs. I saw an opportunity with some friends in L.A. to built something bigger with others musicians and producers. Was a good decision, I mean, I love Chicago and will always be in my heart but, you know, L.A. is a great place too and at the time It was the right place.
“Starfruit” EP (2011) marked an important goal in your career. This album was full of ‘90s RnB sounds mixed with hypnotic house grooves. How have your sounds changed after it?
I just play what I feel but I can’t sample anymore. I’m not in the condition to take samples too well-known. The days when I could take some type of vocal samples, well, they are gone. The last few times I’ve used real samples date back to 2011, see “Goodnight Moon”. But yeah , I stopped sampling voices and rap because it had become something predictable, something people expected from me by force – and the result could have been a creative stasis.
You described Hot Creations as a selective label, which releases convey deep and special meanings. How do you go about choosing tracks you’d like to release on your label?
The tracks have a life of their own, they come alive and you don’t realize that you wrote them. They have a deeper meaning, a subconscious meaning, they represent a fact, a point in your life. We just feel them and choose them if they are unique, interesting, if we like them. You know, the life of a dj is hectic, full of travel, hard work and lots of fun.
Is there anything that you regret about the daily life of a “normal” person?
I am a normal person. For a long time I spent days looking for a job, sending resumes, doing job interviews. I knew I had the qualities: I am a person who expresses himself fluently, I’m a good worker, I am honest, I received a good education. Yet, for a while I just could not find a job: for some strange reasons, it seemed impossible to find a place for me. Maybe my path was another. As for the present life, well, of course, not everything is simple: it’s hard to cultivate such relationships when you’re always around, always travelling. Everything you do, in this present life, it’s in some way inevitable. For example: could I take less dates, live my life more quietly? Yes, I could. But the interests are many, it must be considered the work of your agent, your manager, right? I’m not saying that they are greedy and they exploit me, they just do their job, and they ask you therefore to work more and more – that’s their job, that’s how the mechanism works. Luckily I still love to go around and dedicate myself to djing. Of course, to travel can be really exhausting… but overall, I do not complain about anything, I’m not regretting anything. I know I’ve got a talent, and m trying to honor this thing better and better.
The pair Jamie Jones – Lee Foss is undoubtedly winning. What things you think are doing better than Jamie and what your friend can do much better than you?
We have different strengths which complement each other. We’ve known for a long time so we can be honest between us in the creative process instead of wasting time. I think he is an extremly talented producer, I’m a great producer too but I am much slower working in the studio. When we work together is a beautiful thing, it’s a very efficient process, it’s a great working relationship.
Talk us about your project, Pleasure State, alongside MK and Anabel Englund. How is it born? How did you meet each other?
I’ve booked MK as headliner for a Hot Natured party in Miami in 2010, writing him a message through Facebook. He was someone whose music I played a lot of. Of course the party was amazing. We met Anabel at one afterparty, when one her friend said that she need to sing for me. From that second, I was thinking that we needed to record. We did “Electricity” the next week, right after that meeting. Pleasure State is an opportunity for me to experience different kinds of songwritings than Hot Natured.
Do you have any hot news that you want to share with us?
Hot Natured music coming out, Pleasure State music coming out and Lee Foss music coming out so… Google my name everyday![/tab]
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