Non tutta la musica invecchia bene. Ci sono delle canzoni che hanno segnato un’epoca ma che oggi non funzionano più o, semplicemente, suonano datate e non fanno altro che stamparti in viso un sorriso di quelli misto imbarazzo-vergogna. E poi c’è Roy Ayers, un artista che ha prodotto dischi seminali negli anni ’70, che è resistito con dignità ai tanto vituperati ’80 e che dai ‘90 ad oggi viene saccheggiato dai produttori che contano – soprattutto di matrice rap e hip-hop – tra citazionismi e autentici tributi. Stiamo parlando di un musicista che ha suonato con Fela Kuti e che alla nostra domanda «nuove collaborazioni in mente?» ha risposto Pharrell Williams! Ecco l’intervista che gli abbiamo fatto in occasione del Dancity Festival 2015.
Comprenderai che io debba iniziare l’intervista chiedendoti di raccontarci di quando avevi cinque anni e, in occasione di un concerto di Lionel Hampton, ricevesti in dono da lui un paio di mazzuoli per vibrafono. Un segno del destino, verrebbe da pensare.
Sì, ad oggi quello rimane uno dei momenti più memorabili della mia vita. I miei genitori mi portarono a vedere Lionel e lui mi donò i suoi mazzuoli per vibrafono. Mia madre diceva sempre che Lionel aveva impresso su di me le sue vibrazioni spirituali. A quell’età non si hanno ancora le idee chiare su quello che si vuole fare da grandi e non potevo immaginare che la mia carriera artistica si sarebbe basata proprio sull’amore per quello strumento musicale. Quei mazzuoli furono il primo passo dei miei oltre 45 anni di carriera nell’industria musicale. Lionel si esibì con me qualche anno più tardi al Village Gate, ero al settimo cielo!
Già da piccolo eri molto attratto dalla musica e praticamente ti ha accompagnato sempre. Ancora oggi ti esibisci nei luoghi dove i nuovi suoni sono di casa; com’è stata la tua esperienza nella cornice del Dancity Festival?
E’ stata una bellissima esperienza, quasi sempre mi diverto smisuratamente sul palco. Guardare il pubblico che batte il tempo e canta con te ti fa provare delle sensazioni uniche, che nessun altro luogo ti può dare.
Sei cresciuto con la cultura be-bop, ci racconti quel periodo che, per certi versi, può essere considerato come la culla del jazz?
Quando hai l’opportunità di suonare o comunque di relazionarti con artisti del calibro di Herbie Mann, Herbie Hancock, Miles Davis, George Benson e molti altri ancora, capisci quanto alcune esperienze contino e anche quanto possano influenzare il tuo percorso.
In una tua intervista di qualche tempo fa dichiarasti di rifiutare ogni tipo di categorizzazione in musica. Dicevi che soul, jazz, r’n’b, funk sono riferimenti che rischiano di limitare l’idea dell’ascoltatore, che invece dovrebbe essere aperto ad un ascolto a 360°. Al tempo del tuo debutto con “West Coast Vides” avevi in mente la forma generale che volevi dare al lavoro oppure è nato tutto in modo istintivo?
Direi sopratutto istinto. Quando creo musica accade qualcosa di inspiegabile. Alcuni lo chiamano “momento creativo” oppure dicono che si formi una sorta di atmosfera particolare. Per me è un po’ entrambe le cose, si suona un accordo o ci si concentra su un elemento anziché un altro, e all’improvviso emerge il tuo io creativo, che segui fino in fondo. E’ incredibile quando questo accade, poi riascolti ciò che hai prodotto e dici: wow!
Con i Roy Ayers Ubiquity hai prodotto il seminale album “He’s Coming”. Hai qualche aneddoto da raccontarci in merito alla sua lavorazione o sulla sua canzone manifesto “We Live In Brooklyn, Baby”?
Sì, questa canzone è stata composta da Harry Whittaker. Harry si presentò in studio e la eseguì al piano dicendo “senti un po’ qui”. Io gli risposi che suonava dannatamente bene e che dovevamo includerla nell’album! Inutile dire che quella traccia ebbe un seguito speciale.
Questa traccia, così come “Everybody Loves The Sunshine”, “Searching”, “Running Away” solo per citare le prime che mi vengono in mente, suonano fresche ancora oggi e sono state campionate, tra gli altri, da Guru, Tupac, A Tribe Called Quest, Common, Mos Def, Kendrick Lamar. Cosa si prova ad aver prodotto brani immortali che influenzano generazioni differenti di musicisti?
E’ una bella cosa che così tanti artisti che provengono da mondi diversi mostrino interesse per la mia musica. Mi campionano da decenni e questo mi suggerisce che la mia musica, così come l’ho creata, dice loro qualcosa, accompagnando al meglio le loro parole, le loro storie. Recentemente ho collaborato con Tyler the Creator per il suo ultimo album. A mio avviso è un gentiluomo, rispetta tanto la mia musica e si è dimostrato essere un mio autentico fan. Sono felice anche quando un artista non usa direttamente un mio pezzo ma dimostra di apprezzare il mio lavoro
Ci racconti qualcosa della tua collaborazione con Fela Kuti nell’album “Music Of Many Colors”?
E’ stata una delle esperienze che ritengo più belle nella mia carriera da musicista. Fela ha suonato con me ed io con Fela, eravamo tanto più vicini quanto la nostra musica era interconnessa. Eravamo una cosa sola!
Non vorrei però spostare l’argomento sul passato. Se c’è una caratteristica che ti contraddistingue è proprio quella di essere sempre presente nelle dinamiche della musica contemporanea. Di recente hai collaborato con Mary J. Blige, Erykah Badu, The Roots, Tyler the Creator e continui a guardare con interesse la scena musicale attuale. Nuove collaborazioni in mente?
Mi piacerebbe lavorare con Pharrell Williams. Vorrei anche dare alle stampe alcuni filmati molto, molto rari di me e Fela durante il mio viaggio in Africa nel 1970. Fui molto fortunato ad avere l’opportunità e anche la possibilità di realizzare quelle registrazioni. Se avrete un po’ di pazienza ne vedrete delle belle!
Com’è cambiata l’industria discografica secondo la tua personale esperienza?
L’industria musicale non è cambiata granchè. E’ ancora un centro di potere e quindi è ancora tutta una questione di soldi!
Ci dici i primi dischi, di qualunque genere, che ti vengono in mente?
Tutto ciò che ha prodotto Miles Davis. Mi piace anche Alicia Keys, mia figlia la ascolta molto e spesso mi ritrovo a battere il tempo con lei; di recente ho anche suonato su una traccia per un suo album. Ce ne sarebbero anche molti altri di artisti da segnalare ma diventerebbe un elenco troppo lungo.
Un’ultima curiosità, cosa ascolti a casa tua quanto hai voglia di rilassarti?
Ascolto Roy Ayers! Cosa potrebbe mai andare storto con la sua musica!?
English Version:
Not all the music get old well, there are songs that have marked an era but today no longer works, or just sounds dated while a mixed shame-embarrassing smile grows on your face. And then there’s Roy Ayers, an artist who has produced seminal records in the ’70s, who has well resisted to the much reviled ‘80s and since the 90’s has become sampled by so many producers which counts – especially rap and hip-hop acts – among different quotes and authentic tributes; we are talking about a musician who played together with Fela Kuti and that after our question «new collaborations in mind?» has answered Pharrell Williams! Here is the interview that we made to him during Dancity Festival 2015.
You will understand that I have to start this interview by asking you to tell us when you were five years old and at Lionel Hampton’s concert you received from him a special gift: a pair of vibe mallets. Nothing else then destiny, I would say!
Yes, this was one of my most memorable moments in time. My parents took me to see Lionel perform and he actually handed me a pair of vibe mallets. My mother always said that Lionel had laid some spiritual vibes on me. Little did we know this would start my music career and a love for this instrument, the xylophone l hadn’t yet discovered. Those mallets he gave me started what is now spanned over 45 years in the music industry. Lionel even played with me some years later at the Village Gate, l was beyond excited!
Since you were a child you was attracted to music and this aspect has accompanied you so far, you still perform in places where the new sounds are at home; how was your experience within Dancity Festival 2015?
It was a wonderful experience, in probably most cases l enjoy myself immensely on stage. To look out into that audience and see them jamming along or singing along is a feeling that cannot be duplicated anywhere else.
You grew up with the be-bop culture, what can you tell us about those days that could be considered as the birthplace of jazz or at least in its classical meaning.
When you’ve had the pleasure to play with and also to be exposed to so many great musicians from that time like, Herbie Mann, Herbie Hancock, Miles Davis, George Benson, many different people it’s a wonderful experience to have had that exposure.
I really liked what you said once, refusing any kind of categorization in music or references like soul, jazz, r’n’b, funk that limits the idea of the listener, that should be open to a 360° listening. At the time of your debut with “West Coast Vides” you had in mind the general shape you wanted to create or you just did it instinctively? Or maybe something in between.
It’s most definitely instinctive. When l am creating music, something instinctive happens that l can’t put into words for you. Some may call it their moment in time or a certain vibe that comes over them. l would say it’s a bit of both, you feel a chord or sometimes for me l hear a word or phrase that will bring out that creative person inside me and then it has a mind of its own, l follow where it takes me, it’s quite spectacular to have this happen and then to hear what you have created, wow!
With Roy Ayers Ubiquity you have produced an absolutely seminal album “He’s Coming”. Do you have any story to tell about the making of the album or something about the incredible song called “We Live in Brooklyn, Baby”?
Yes, this song was composed by Harry Whittaker. Harry came to the studio session and played the tune on the piano, he said check this out. l was like, hey, that sounds bad, we may have to put that on the album! Needless to say that track has been very special.
That track, as well as “Everybody Loves The Sunshine”, “Searching”, “Running Away”, just to name the first that comes in mind, sounds incredible even today and were sampled by Guru, Tupac, A Tribe Called Quest, Common, Mos Def, Kendrick Lamar. How does it feel to have produced immortal pieces that influences different generations of musicians?
It’s a beautiful thing to have these artist from all genres, especially hip-hop/rap show an interest in my music. They’ve sampled me for decades now, it says to me that my music, what l’ve created is what speaks best to accompany their words, their story. Most recently l worked with Tyler the Creator on his latest album, very humble gentleman in my opinion, he respected my music and was a true fan as well. That also goes a long way, not to just want to use my music for their own needs but to also be a fan of my music in general, makes me feel good as well.
Can you tell us something about your collaboration with Fela Kuti on the album “Music Of Many Colors”?
This was one of my favorite experiences in my career. Fela played with me and l played with Fela, we became closer in relationship as far as our music was connected.
But I won’t move the topic to the past, if there’s something that distinguishes you is that you are always inside the dynamics of contemporary music. You recently collaborated with Mary J. Blige, Erykah Badu, The Roots, Tyler the Creator and keep looking forward to the current music scene. New collaborations in mind?
l would like to work with Pharrell Williams. l’m also looking to release some very very rare footage of myself and Fela, this was taken during my time in Africa 1979. l was very lucky to have the opportunity and to be allowed to record Fela whilst there in Africa. Look out for it!
How much the music industry has changed according to your own personal experience?
The industry really hasn’t changed that much. lt is still about the bottom line, still about the money!
Which are the first records, of any kind of music, that comes to your mind and that you feel to recommend to our readers?
Anything by Miles Davis. I also like Alicia Keys, my daughter plays Alicia a lot and l often find myself jamming along, and I recently played on a track for her album. There are so many more but just not enough to run thru them all!
One last question, what do you listen to when you’re at home and want just to relax?
l listen to Roy Ayers! How could you go wrong there!?