Ogni festival è un coacervo di storie. Ma un festival grande, storico, importante e coraggioso come Club To Club è un coacervo di molte storie, e parecchie di queste molto bizzarre e divertenti. Abbiamo voluto farne saltar fuori dieci; ce ne sono altre (anche alcune magari non del tutto raccontabili), queste comunque già spiegano bene come il festival torinese sia, nei giorni del suo svolgimento, un organismo ricco, complesso e gioioso, dove dietro alla facciata della line up e della sua proverbiale grande qualità ci sono anche contrattempi, aneddoti buffi, derive strane. Buon divertimento, allora, nel passarli in rassegna… In attesa di raccoglierne altri, di aneddoti, con l’edizione che inizia a breve – non vediamo l’ora!
Puoi portare l’artista in un ristorante. Il ristorante più piacere all’artista. Il ristorante può piacere all’artista così tanto che poi il fritto misto ordinato a tavola pretende di portarselo in console. E così è stato. Buon appetito, Theo!
Mai negare qualcosa a Nina, ha tutte le armi per convincerti. Ma ci sono cose a cui devi dirle di no, c’è poco da fare: come quanto ti chiede di vedere la Sacra Sindone, qui&ora. Club To Club può (quasi) tutto, ma fino a stabilire i termini dell’Ostensione non ci arriva.
Le Knight Club: chi? Ecco, forse è più chiaro se vi scriviamo Guy-Manuel de Hommem-Christo, alias metà dei Daft Punk. Tipo che oggi ospitare un suo dj set farebbe svenire dall’hype mezzo mondo: ad Xplosiva, storica serata torinese che ha “figliato” Club To Club, lui ci suonò, notato da pochi. Era preistoria.
Oggi Gernot e Szary li vedi, giustamente!, solo in hall da migliaia di persone di capienza. Però se uno era affezionato di Club To Club i due prodi tedeschi li avrebbe scoperti in tempi non sospetti, in una sala più simile ad un’aula universitaria: l’Auditorium della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
Con la preview milanese del 2011, Club To Club era stata il primo evento ad ospitare un live di James Blake con la band in Italia. Ma aveva fatto ancora di più: lo aveva ospitato come un anno prima, lui ancora sconosciutissimo. Così sconosciuto che è arrivato alla venue da solo. In bus. Perdendosi pure.
Avete presente gli hipster molto stilosi (pure troppo…) che hanno sdoganato il grado di hipsteritudine del girare in calze di spugna bianca e ciabatte da piscina? Quella cosa supercool? Beh, quando lo ha fatto Kevorkian salendo in console, anni fa, non era cool per nulla: era solo un modo per lottare contro dolori alla schiena e ai piedi. Hipster sanitario.
A vederlo non si direbbe, ma in Felix Da Housecat deve correre sangue slavo-balcanico o veneto-friulano nelle vene: ama infatti pasteggiare a pranzo o cena bevendo grappa. Magari è pure un fenomeno a tressette nei bar di provincia, ma non abbiamo controllato.
Ve lo ricorderete in molti, almeno fra gli intrepidi affezionati della Sala Rossa, Vessel a torso nudo particolarmente pieno di verve. Ma magari non avete visto mentre tentava di far ripartire della strumentazione che non andava a colpi di, beh, pugni. O non avete visto questo post del giorno dopo:
Gli artisti che tirano pacco nei festival ci sono e ci saranno sempre. Ma pochi hanno avuto la, come dire?, grazia di Zomby che dopo aver confermato millemila volte la sua presenza a poche ore dall’esibizione manda un sms dicendo “Mah. Sono ancora in America. Sto bene qui. Mi sa che non suono da voi, stasera”. Mi sa anche a noi.
Byetone. Alva Noto. Geni. Indiscutibilmente geni. Temibili quasi, nel loro essere algidi, sperimentali, rigorosi. Già. Sicuri? Sicuri sicuri? Allora non c’eravate quando Club To Club li ha portati ad esibirsi in un negozio di vintage, Magnifica Preda, dove i due sono arrivati a suonare Beyoncé. Agli sguardi perplessi (e divertiti) la risposta arriva immediata, con tanto di risata: “We are punk dj’s, you see!”.