Ricordo di aver ascoltato per la prima volta Phooka, al secolo Francesco Maddalena, un giovedì di tanti anni fa, al Goa Club di Roma: era una delle notti dedicati alle promesse della scena elettronica italiana, appuntamenti che i ragazzi di Ultrabeat fissavano ogni anno appena prima di Natale e che avevano propriamente intitolato “Giovani Moderni”. Insieme a lui, forte di un’aspettativa (forse) mai più raggiunta, c’era un Lucio Aquilina in rampa di lancio con il suo live. Sebbene io non riesca a rimettere a fuoco proprio tutto di quella serata, c’è una cosa che ha lasciato il segno: l’impressione che mi fece la musica suonata dall’allora giovane brindisino e che, ancora oggi, riconosco nei suoi lavori. Maturo, consapevole e dal carattere deciso, quello prodotto da Phooka è materiale che guarda all’Europa dei grandi artisti IDM e che ha ben poco da invidiare a quanto il nostro movimento, proverbialmente esterofilo, venera senza prima rendersi conto a pieno delle potenzialità al suo interno. Oggi Giant Steps vi presenta la musica e il pensiero di uno dei nostri topi di laboratorio di maggior talento e personalità artistica. Non fatevi sfuggire le parole e il “Live Extract” di Phooka.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Non ricordo se ci sia stato un album o una traccia che mi ha fatto pensare alla musica in maniera diversa. Credo però di aver sempre pensato alla musica in maniera speciale, più intensa rispetto ad altro. Tante tracce hanno contribuito a farmi amare la musica per quello che è e tutt’ora non finisco mai di stupirmi o di appassionarmi a qualcosa di nuovo.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
A sedici-diciassette anni, ascoltavo un po’ di punk e andavo ai primi rave/serate, ma ancora non avevo idea se sarei mai stato capace di produrre o suonare qualcosa. Avevo tanta voglia di imparare e il mondo della produzione elettronica era ancora un po’ lontano e complicato.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Vivo spesso momenti di crisi, sia a livello creativo che personale. In generale più vado avanti più diventa tutto più difficile, i tempi che si possono dedicare alla produzione si restringono (famiglia, lavoro…) e non sempre si ha la lucidità di chiudere con facilità un idea o un progetto. Molte volte mi sento vuoto anche se pieno di stimoli e questo un po’ mi spaventa. Cerco di vivere questi momenti di crisi in maniera positiva, come se mi aiutassero in un certo senso a migliorarmi ed a superare eventuali ostacoli o intoppi.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Credo che di momenti importanti ce ne siano stati tanti, ma tutti a livello personale, nessuno di grande rilevanza a livello mediatico. Dal suonare con Hawtin, Akyko Kyama, Donato Dozzy, Dasha Rush e Tom Trago, ai vari festival in cui ho avuto l’occasione di presentare il mio live e conoscere artisti di livello internazionale; oppure al momento in cui ho deciso di aprire la mia label, la Concrete Records, con Maurizio Cascella e Daniele Bazzanti. In generale credo che ci sia sempre qualcosa in più da fare, e che pensare in questa direzione sia il modo giusto per aver sempre lo stimolo ad andare avanti e spingersi oltre.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Quando non lavoro sono in studio, cerco sempre di trovare un po di spazio per correre o andare a boxe (almeno tre volte a settimana). Lo sport mi aiuta a rilassarmi, a scaricare un po’ di tensione e a svuotare un po’ la testa.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Sono tanti. Mi dispiace non aver potuto dare forma ad alcuni progetti che insieme ad altri amici avevamo in mente di realizzare e non aver tempo a sufficienza per concretizzarne altri a cui mi capita spesso di pensare.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Non so, mi trovo un po’ in difficoltà con questo genere di domande, da una parte mi piacerebbe trovare affinità con chi ho affianco, dall’altra mi piace sempre scoprire qualcosa di nuovo e quindi mi piacerebbe anche confrontarmi e accrescere così le mie conoscenze in materia. In più ogni cosa che compro e colleziono, ha un valore ma credo sia del tutto personale, quindi piuttosto che tediarvi con i miei dischi preferiti, direi che mi piacerebbe almeno ritrovare quello che per me è l’ABC di un certo tipo di musica:
Aphex Twin “Selected Ambient Works”
Talk Talk “Spirit Of Eden”
Erik Satie “Gnossienne”
Pink Floyd “Wish You Where Here” o “Dark Side Of The Moon” o almeno “Meddle”
Kraftwerk “Man Machine”
Se poi devo entrare nello specifico e dire quello che mi piacerebbe consigliare…
Monoton ”Monoprodukt 07”
Bark Psychosis ”Hex”
Papa M ”Live From A Shark Cage”
Robert Aiki Aubrey Lowe ”Timon Irnok Manta”
Pekka Airaksinen ”Afrodipankara”
E tra le cose più recenti e italiani sicuramente consiglierei “Spirits” di Sabla, su Gang Of Ducks, e “Figura” di Zone Démersale su Yerevan Tapes. Se poi ti devo dare delle tracce più “ballerecce” allora apriamo un filone a parte…
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Anche qui mi trovi poco preparato: non sono un grande cinefilo e faccio fatica a tenere a mente i film che ho visto anche perché non ne parlo spesso. Avrò visto “Blade Runner” seimila volte e continuerei a rivederlo; stessa cosa per “Toro Scatenato”, “L’arte del sogno” o “Lupo Solitario” (“The indian rider” primo film di Sean Penn)… mi è piaciuto molto il primo “Funny Games” per come hanno utilizzato la colonna sonora e per altri piccole trovate a cui hanno fatto ricorso nel film. Anche Bronson mi è piaciuto molto. I libri che consiglierei invece sono “Chiedi alla polvere” di Jhon Fante, “Se vi pare che questo mondo sia brutto” di Philip H. Dick, “La fattoria degli animali” di George Orwell e “TAZ” di Hakim Bey. Sono legato ad ognuno di questi per diversi motivi.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Non riesco ad essere mai pienamente soddisfatto delle cose che faccio, ma se devo comunque dirvi qualcosa, allora scelgo due degli ultimi lavori che ho realizzato e che sono molto diverso fra loro: il mio remix di “Nocturnal Awakening” per M23, Anton Kubikov e Slam Mode, e la mia release su Love Blast, dal titolo “Throwing Techniques”.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
La vivo discretamente bene: internet ha facilitato di molto i contatti e il flusso di informazioni, aiutando lo scambio continuo di idee e il confronto, anche se credo che ormai sia un discorso così saturo che di fatto i meccanismi rimangono sempre gli stessi di un tempo in quanto spesso si preferisce selezionare le email che provengono da un contatto diretto. Quasi rimpiangiamo il contatto reale! La grossa pecca di internet è che questo, in alcuni casi, fomenta il fanatismo e l’egocentrismo di alcuni individui, diventando alle volte lo specchio del peggior lato del genere umano.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Sono molto legato a Martino (Mass Prod) e Cris (The Rain). Siamo molto diversi musicalmente, ma abbiamo tante esperienze in comune e ogni volta che abbiamo suonato insieme abbiamo sempre trovato una certa armonia, costruendo dei veri e proprio live improvvisati syncando tre computer e diverse macchine. Ormai però ci vediamo pochissimo e suonare insieme è praticamente impossibile. Sono riuscito a fare una session con Cris dopo anni e nonostante tutto siamo entrati subito in sintonia, buttando giù un po’ di spunti per almeno quattro tracce che forse non vedranno mai la luce. Altri con cui mi trovo spesso a parlare sono Maurizio Cascella e Daniele Bazzanti, con i quali ci confrontiamo sia per l’etichetta che per avere un giudizio sincero sulle nostre tracce. E poi Luciano Lamanna, Alessandro Di Salvia (Kamalarabin), Tommaso Pandolfi (Furtherset), Nicola Giannini, Anthony (Ayarcana), Filippo Brancadoro, Alex Trasherz…il mio studio è un po’ un porto di mare e mi fa piacere poter collaborare con chiunque.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Una di quelle che ricordo sempre col sorriso è successa tempo fa ad una primissima edizione di un festival ormai famoso e collaudato: un energumeno (che poi ho scoperto essere un ex campione di kick boxing) mi venne a fare i complimenti salendo direttamente sul palco mentre suonavo; era completamente ubriaco, tanto da rovesciarmi la birra che aveva in mano sul computer mentre mi abbracciava. Sono riuscito a farlo scendere anche grazie ai buttafuori, ma non l’ha presa benissimo ed ha scatenato una rissa con tutti i presenti svuotando praticamente il locale. Questa è una, ma in realtà non nascondo di averne viste così tante da avere l’imbarazzo della scelta (dal tipo che sale sul palco e vuole suonare con me, al sequestro di persona da parte dei buttafuori ubriachi).
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
L’arroganza, la poca voglia di collaborare e l’egoismo.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sto lavorando molto sulla mia etichetta insieme ai mie soci, mi piacerebbe prima di tutto chiudere le releases che abbiamo in sospeso. In più, da un bel po’ sto progettando qualcosa di mio che spero si realizzi presto almeno in un EP.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.