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A finire sotto la lente d’ingrandimento delle nostre recensioni in back-to-back, dopo esserci recentemente appassionati nell’analisi di “Caracal” dei Disclosure, è questa volta Loco Dice e il suo “Underground Sound Suicide”. Sono passati sette anni da “7 Dunham Place” e la storia del tedesco-tunisino ha preso
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una piega drasticamente diversa rispetto a quanto era lecito attendersi dopo l’uscita della prima raccolta, ora che la sua musica viene prodotta da un colosso mondiale come Ultra Music. Cosa ne pensiamo? Ve lo dicono i nostri Mattia Tommasone e Matteo Cavicchia.
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Quando devo dire la mia su un album, ho sempre il dubbio se l’oggetto del mio parere debba essere solo ed esclusivamente la musica oppure anche il contesto in cui si inserisce, quindi la prima domanda che mi pongo e ti pongo è: dobbiamo tenere conto della storia di Loco Dice, del sound che propone di solito nei suoi dj set, di come sappiamo essere stati prodotti tutti i suoi dischi prima d’ora, dei collaboratori che ha coinvolto e del fatto anche anziché uscire sulla sua Desolat questo è un album che esce su un gigante come Ultra Music, oppure ci concentriamo soltanto sul contenuto del disco? Ho la sensazione che il giudizio cambierebbe radicalmente.
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Credo tu abbia posto un quesito perfettamente pertinente, ma non sono del tutto convinto che alla fine i risultati delle due possibili analisi divergano di molto. Cambiano i presupposti con cui le si affrontano, è chiaro, ma qualsiasi lato si voglia provare a prendere questo “Underground Sound Suicide”, trovo che Loco Dice difficilmente riesca a raggiungere la sufficienza. E non è una questione di qualità del prodotto, su cui magari ci soffermeremo più avanti, ma proprio di come è stata impostata questa nuova sfida: ok, che il passaggio a un colosso come Ultra Music rappresenta per forza di cose un cambio radicale per qualsiasi artista, ma aprire l’album con una traccia (“Leavin’ Brooklyn”) che dichiara apertamente un taglio col passato – a Brooklyn, infatti, fu prodotto “7 Dunham Place” – non basta per giustificare un’evoluzione che allontana il tedesco-tunisino da qualsiasi immagine si sia costruito nel tempo. Queste considerazioni sono ovviamente valide solo se si ha bene in testa lo storico e il background del boss di Desolat, ma lasciano aperto un quesito che non si può far finta di ignorare: chi diavolo è Loco Dice? Perché se si prova a conoscerlo e decifrarlo attraverso i dischi che portano la sua firma, difficilmente ci si riesce.
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Credo che si possa guardare la questione da due punti di vista differenti: quello che immagino vorrebbe comunicare lui è che Loco Dice è una specie di jolly in grado di cimentarsi con qualunque genere senza mai fossilizzarsi su un unico suono, in modo da risultare sempre imprevedibile e sorprendente, l’altro modo di vederla è che, come dici tu, Loco Dice non ha un’identità ben definita ma cambia, anche radicalmente, a seconda del trend e del producer al suo fianco in studio in quel momento, ed è quindi impossibile affezionarsi al suo stile, semplicemente perché non ne ha uno.
La verità, molto probabilmente, sta da qualche parte nel mezzo, e infatti “Underground Sound Suicide” è anche un miscuglio di stili abbastanza sconnessi tra di loro, alcuni dei quali del tutto nuovi e inattesi da uno come Dice, come nel caso di “Metaphors” che ricorda molto i Soul Clap, e altri (“Negative II Positive”) che invece rimandano alle origini hip-hop che lui stesso ha sempre sbandierato orgogliosamente come cercando di darsi un tono.
Però allora forse quello che dobbiamo chiederci è: dove finisce l’eclettismo e dove comincia la mancanza di idee concrete? Dove finisce l’essere bravo a fare tutto e dove comincia il non saper fare bene davvero niente e l’andare per tentativi?
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Io la pongo in modo ancor più netto, dicendo probabilmente una cosa ancor più dura: Loco Dice ha un talento imprenditoriale ben più grande di quanto non sia quello artistico e questa nuova raccolta lo dimostra chiaramente. C’è qualcosa secondo te che vale veramente la pena salvare all’interno di “Underground Sound Suicide”? Mi prendo la briga di rispondere io per te: solo il brano con Neneh Cherry…e non sembra nemmeno un disco suo, almeno per come s’è fatto fin qui conoscere! Questo perché? Perché è un album studiato per piacere a un pubblico che non conosce Loco Dice e che lui evidentemente deve raggiungere per ottenere quella crescita che, strategicamente e managerialmente, è stata prefissata a tavolino.
In quest’ottica rientra pure il coinvolgimento, che definire “attivo” è un eufemismo, all’interno di HYTE; guarda caso in “Underground Sound Suicide” c’è un feat. del compare Chris Liebing. Ma cosa c’entrano Liebing e Dice insieme? Ma ce li ricordiamo “Harissa” su Cadenza e “Carthago” su Cocoon? Sono lavori che, oltre a essere ben altro spessore rispetto alle quindici tracce del nuovo lavoro, palesano un’attitudine del tutto diversa.
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Sono d’accordo con te che il cambio di attitudine possa sembrare dettato da ragioni più imprenditoriali che di vera evoluzione artistica, e sono d’accordo anche che Dice questa cura un po’ opportunista nell’accalappiare pubblico l’abbia un po’ sempre avuta. È proprio per questo che mi ponevo la primissima domanda: dobbiamo valutare “Underground Sound Suicide” solo per quello che è, ossia un disco senza un’identità precisa, con giusto un paio di tracce non male e nulla più, oppure dobbiamo considerare il pubblico a cui si rivolge Loco Dice, molto più ampio del suo solito grazie alla piattaforma Ultra Music e probabilmente anestetizzato da anni di EDM?
Per un pubblico del genere probabilmente ha senso un disco che faccia da punto di ingresso verso diverse sfumature di musica un po’ più complessa, così come per Dice ha ovviamente senso cercare di estendere la propria fanbase più possibile, visto che restare “underground”, come dichiara apertamente nel titolo, sarebbe stato un suicidio. Se lo valutiamo da questi punti di vista, quindi, secondo me è un disco che si può salvare, è comunque meglio della media delle uscite di Ultra; se lo consideriamo un disco per “noi”, è naturale che ci aspettassimo di più, visto anche il passato di Dice.
Credo, semplicemente, che noi non siamo più il suo target di riferimento.
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Mi piace questa tua lucida visione d’insieme, la trovo perfettamente pertinente col tipo di analisi che un lavoro come “Underground Sound Suicide” merita. Ad ogni modo, da qualsiasi lato si scelga di prenderlo, quello di Loco Dice resta comunque un lavoro sotto le aspettative; un album che secondo il mio punto di vista ha la grave colpa di perdere l’ennesima occasione buona per “certificare” l’artista, lasciando aperti tutti quegli equivoci che hanno sempre accompagnato la sua discografia. Nonostante tutti gli anni trascorsi nello show-biz della notte, voi lo sapete chi è davvero Loco Dice?
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