Quando segui un artista per la sua musica e poi scopri, dopo aver stabilito un contatto e averlo conosciuto, che in lui si cela una bellissima persona, allora il desiderio di intervistarlo rappresenta solo la naturale conseguenza di un feeling speciale. Sono cose che non capitano troppo di frequente. A me è successo con Andrea Guazzeroni, in arte Speakdeep, artista umbro non più giovanissimo, che mi è finito d’innanzi con tutta la sua passione per la musica house dopo aver pubblicato la sua “Mofo” all’interno del various “Hard Dreamers EP”, la prima uscita di Fortezza Records. Da quel momento in poi non è mai più uscito dal mio radar.
Oggi sulle nostre pagine potete leggere i suoi quindici passi, umili e appassionati, e ascoltare il suo live esclusivo fatto di soli brani unsigned.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Posso scegliere un album? “Love Deluxe” dei Sade, 1992. Dopo la scomparsa di mia madre, quando avevo cinque anni, la musica ha giocato veramente un ruolo fondamentale nella mia vita, poteva essere rifugio e sfogo, a mio piacimento: in camera di mio zio avevo il giradischi di mio padre, un Pioneer della fine degli anni ’70 corredato da un centinaio di vinili circa, dalla musica sinfonica, qualche classico italiano, le visioni lisergiche dei Pink Floyd, la sostanza di Phil Collins e dei The Queen fino ad arrivare al genio di Michael Jackson. Comunque, a dire il vero, due canzoni alle quali sono molto legato di “Love Deluxe” sono “Feel No pain” e “No Ordinary Love”, non posso mentire.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Ad essere sincero la cosa è abbastanza recente. Ho vissuto altre esperienze, prima del 2005/2006 con la musica suonata e prodotta. Nei primi anni ’90 mi prese la voglia matta di imparare a suonare il sassofono (feci spendere un milione di lire all’epoca a mio padre per poi accantonarlo due mesi dopo, poiché volevo imparare a saper improvvisare la musica e non eseguire a memoria gli spartiti della banda musicale del mio paese), il flauto alle scuole medie (l’unica che mi riusciva bene era “Cielito Lindo”) e il basso (da autodidatta) alle superiori. È da dopo l’esperienza con un basso elettrico che ho capito di potermi dedicare in qualche maniera alla musica per quanto riguarda il concetto di produzione. Intorno al 2004, proprio per una mia curiosità scaricai illegalmente una daw per comporre musica nel pc, Fruity Loops. Ricordo molto bene che l’approccio fu veramente casuale, direi ridicolo quasi. Se ci ripenso oggi, non avevo la benché minima idea da dove partire, anzi da dove partire lo sapevo, da un kick in 4/4. Difatti credo che per due anni circa ho composto solo beats e basslines, sperimentando tanto; ogni tanto capitava di “campionare” qualche vocal, ma il materiale e le apparecchiature che avevo all’epoca non potevano realmente permettermi di più. Di conseguenza, di pari passo ad una sempre più piena immersione in questo mondo, con ascolti giornalieri dei grandi classici dell’house music e delle nuove produzioni, cominciando a frequentare assiduamente locali da ballo, su tutti il Red Zone (la prima volta che misi piede in main room c’era Osunlade), decisi di acquistarmi il necessario (scheda audio, tastiera muta, cuffie da studio, un microfono e dei monitor) per potermi dedicare finalmente ad un tipo di produzione un po’ più completa, ma non ancora del tutto professionale.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Il momento più brutto, ma che allo stesso tempo mi ha aperto a tanti nuovi generi musicali, è stato nel periodo dell’adolescenza: non è sempre facile trovare amici con i quali condividere la musica, di conseguenza, quasi forzatamente, dovetti conformarmi ai gusti “generali” degli amici che frequentavo, tornando al rock, all hard rock, al grunge, al metal, alla commerciale che tutti amavano, ma che non era parte di me. Finalmente, all’età di vent’anni, cambiando compagnie di amici e posti da frequentare, conobbi un ragazzo che mi fece fare un passo indietro. Pensa che la volta stessa che lo conobbi, a fine serata, mi fece ascoltare “Can You Feel It” di Mr. Fingers, aka Larry Heard. Si era riacceso un vecchio fuoco. Conoscevo già alcuni grandi classici della house music dei primi anni ’90, come “Gipsy Woman” di Crystal Water e “Show Me Love” di Robin S., sentiti e risentiti in spiaggia d’estate quando ero ancora bambino e miei i zii mi portavano al mare a Torrette di Fano. Per quanto riguarda il processo produttivo invece, al momento non ho passato momenti di crisi, non mi è mai mancata l’ispirazione e spero non mi manchi mai! Quando inizio una sessione in studio, nel 99% dei casi ciò che ho desiderio di creare, creo. Posso aver provato difficoltà nello scrivere qualche melodia, è normale, non sono un musicista, ma è forse questa la cosa mi ha spinto ancora di più a non fermarmi mai e non perdere di vista l’obiettivo finale. Le melodie all’interno delle mie produzioni, sono suonate da me. Mi sembra di non aver mai stonato pur non avendo ricevuto l’aiuto di qualche tastierista o musicista, ma solo del mio orecchio.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
La mia prima uscita ufficiale, in digitale, è datata giugno 2009: “Trust me”, licenziata da una casa discografica indipendente di Londra, la F*** House Music. Tra i vari dj che supportarono l’EP, ci fu un certo Tony Lionni, e la cosa ci sorprese davvero molto e da lì in poi è stato un susseguirsi di uscite. Devo molto, tanto, a Filippo Mistretta, (in arte Submantra); è lui che mi ha trascinato in varie collaborazioni e remix, aprendomi le porte di varie etichette, una su tutte ai tempi fu Irma Records (cavolo, conoscevo Irma per Double Dee “Found Love”, 1990) e la cosa mi rese molto felice. Da Irma Records sono passato per Nervous, la quale mi rilicenziò “Oxygen (Space Dub)” per un various di un certo spessore in cui erano coinvolti anche Dennis Ferrer, Black Coffee e i MAW e che era uscito precedentemente su Soul Shift Music. Poi è stata la volta di Nite Grooves (la sublabel di King Street) con “Existentialism”, Lapsus Music con “Lonyo”, “Heavy Rain” su Solid Ground Recordings con il featuring di Katy Blue e l’italianissima Raw Trax Records di Genova, licenziandomi “Aciz Jadd” ed invitandomi allo showcase nel dicembre 2014. A metà 2013 però c’è una sorta di svolta, l’invito ufficiale a creare una traccia originale da inserire in una various che porterà a battesimo Fortezza Records, neonata label, dalle sponde del lago Trasimeno, capitanata da Andrea Stamponi e Giulio Tosi. Uscirà a dicembre 2013 “Mofo”: fu grande la soddisfazione nel vedere per la prima volta stampato il mio nome in un disco in vinile; entrammo pure in classifica nelle varie charts dei principali rivenditori di dischi online d’europa! Nel 2014 la collaborazione con il leggendario Eric “E-Man” Clark di Chicago mi porta una nuova uscita in vinile, questa volta con la italo-londinese Axe On Wax Records, sempre su una various (“Spaghetti & Mandolino EP”). Pochi mesi fa, nell’aprile 2015, la mia prima data all’estero, al Rythm Factory di Londra, per lo showcase della Axe On Wax, con Kindimmer e Federico, mente della label. Il giugno scorso, invece, ho esordito su Pathway Traxx, label indipendente di Leeds che produce solo vinile, con il remix di “Again N’ Again” del mio caro amico Gioele Giacopelli (Jwl). A giorni, infine, dovrebbe uscire un’altra release per Two House Recordings, sempre in vinile, dopo due (due!) anni di attesa: la mia original richiama le sonorità di MK sarà impreziosita dagli ottimi remix di Alex Agore, Desos & Lee Webster.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Esplorare. Ecco, esplorare è il verbo che mi definisce! Dopo il lavoro, che mi occupa quasi tutta la giornata, cerco sempre di trovare il tempo necessario per poter uscire un attimo dalla quotidianità. A volte anche solo fare una passeggiata all’imbrunire nel silenzio totale delle colline dove abito, una partita a calcetto o alla PlayStation o una serata al pub con gli amici più stretti possono ridarti quel minimo di freschezza mentale, se si soffre come me la routine. Più routine, più pigrizia, meno fantasia! Appena mi è possibile, anche fare dei piccoli weekend “touch & go” aiuta tanto! A volte anche dietro casa ci sono ambienti inesplorati…le esperienze, tutte, mi ispirano, belle o brutte che siano. Credo di avere tanta fantasia, questo perché quando si era piccoli noi, se ne doveva usare tanta, insieme a tanta immaginazione. Per intenderci: un bastone era una mazza da golf, una palla da tennis era la pallina, il mio uliveto il green.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non aver imparato a suonare il sassofono, sicuramente. Ho tanto tempo davanti, quindi chissà che un giorno non riesca a recuperare, anzi…lo farò!
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Pink Floyd “Dark Side Of The Moon”, 1973. Vecchio, ma credo che ancora non sia scaduto.
Incognito “Positivity”, 1993. Rimettiti il sorriso in faccia, grazie.
St. Germain “Tourist”, 2000. Riscalda il pre-serata.
Sade “Love Deluxe”, 1992. Se devi piangere, fallo con stile.
Jimi Hendrixx “Are U Experienced”, 1972. Scampagnate e “viaggetti” tra amici.
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Mi piace molto, sia nei libri che nei film, ritrovare la realtà. La realtà nuda e cruda. preferisco vedere un documentario sulle grandi guerre del Vecchio Continente, piuttosto che un film di fantascienza basato su effetti speciali. Mi piacciono molto le autobiografie: nessuno meglio di se stesso può raccontarsi. Uno degli ultimo libri che ho ri-letto e che consiglio è “La Metamorfosi” di Kafka, mentre per quanto riguarda i film ne avrei diversi, ma piuttosto preferisco citare due registi: Kubrik e Scorsese. Al cinema di solito però mi addormento…
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Su tutte, sicuramente le quattro uscite in vinile e la serate in cui ho suonato a Londra e a Genova! Per me è stato già un grande risultato artisticamente parlando. Con molta sincerità, agli inizi della mia “carriera”, il sogno era uscire almeno una volta in vinile, aver raggiunto tale obiettivo già quattro volte in due anni, mi rende orgoglioso. Speriamo che non finisca qui!
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
Devo tanto al web, ormai è parte integrante della mia vita, tutti i giorni. Trovo giochi un ruolo fondamentale soprattutto per gli artisti che, come me, non sono mai stati affiancati da agenzie di booking e promoter o che non godono di conoscenze dirette con gli addetti ai lavori. Internet ha spaccato le distanze. venti anni fa chiunque doveva inviare del nuovo materiale musicale a una casa discografica, non avrebbe potuto fare altro che inviare fisicamente il poprio materiale. Senza internet non credo che la mia musica sarebbe potuta arrivare in Giappone o in Sud Africa. Con il suo avvento e la sua diffusione la musica non è più solo musica, ma è anche marketing; infatti senza tale strumento difficilmente l’house e la techno si sarebbero diffuse come negli ultimi quindici anni, uscendo dallo status primordiale di musica “underground”, di nicchia, a musica per tutti. È così! Sappiamo benissimo anche che il marketing ha creato e continuerà a creare personaggi che io definisco “fake”, che non hanno un particolare merito, ma che magari si trovano dove sono grazie a delle buone conoscenze e ad un buon investimento economico. E ciò non è bene, ciò ha realmente danneggiato il mondo della musica.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Se devo fare nomi, dico due miei cari amici: Gioele Giacopelli (Jwl) e Fabio Ciatti (Èf). Sono le persone con cui ho più affinità nel mondo della produzione e del djing. Ogni volta che qualcuno di noi chiude un nuovo progetto, siamo soliti scambiarci dei primi pareri/feedback, per poi remixarci a vicenda. Attualmente abbiamo un EP freschissimo non ancora rilasciato da nessuno; abbiamo fatto un primo giro di submission, ma per il momento non è andato a buon fine. Si tratta di pazientare e trovare la label giusta disposta ad investire su di noi e su questo nostro nuovo progetto. Arriverà molto presto, ne sono certo.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Finalmente, dopo quest’estate, posso dire di aver vissuto una situazione assurda in ambito musicale: il Dimensions Festival, condividendolo proprio con Fabio e Gioele! Mare, amici, spensieratezza e la crème della crème dei deejay a livello mondiale, sia house che techno. Lascio tutto alla vostra immaginazione. È sicuramente qualcosa che non dimenticherò per il resto della mia vita!
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Risse, cocktail lanciati in consolle al dj di turno, telefonini, troppa droga (usata irresponsabilmente), maleducazione, livello culturale musicale sottozero…vi posso assicurare che di gente che va in discoteca per ballare e sentir mixare un determinato dj ce n’è veramente poca. Io però sono uno di quelli. Non vado per rimorchiare in discoteca, né tantomeno per ubriacarmi come uno scemo e, se succede, non sono molesto. Preferisco vivermela con molta lucidità, ballare e magari commentare con i miei amici la selezione e la tecnica del dj. Più volte all’ingresso di una discoteca mi è capitato di sentir dei ragazzi palare a sproposito della serata…non sapevan nemmeno chi fosse l’ospite! Ciò mi rende un po’ triste: è gente che vive la musica in maniera passiva; esagerando, io li eliminerei dalle code all’entrata. È gente che non lega con questo mondo qua secondo me. Ma si sa, al giorno d’oggi alle discoteche servono numeri, servono persone che riempiano il locale, indipendentemente dalla musica, spendendo €50 in consumazioni.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Attualmente, oltre a creare nuove produzioni e remixes per nuove case discografiche, mi sto concentrando nell’allestimento di un live (Roland Tr8+Roland Tb3 e Korg Volca series al completo). Credo a breve potrete avere un assaggio di ciò che sto preparando…
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
Ho cercato di raccontarmi a 360 gradi, facendo capire, in maniera molto semplice, chi sono…ora, vorrei chiudere con le parole e lasciarvi all’ascolto e ad un eventuale free download di una traccia che ho terminato circa un mese fa…spero vi piaccia!