Un anno si può raccontare anche attraverso alcuni personaggi chiave che, per un motivo o per l’altro, sono riusciti a imporsi all’attenzione del pubblico per le proprie opere, i propri comportamenti, le proprie gesta.
Abbiamo voluto perciò elencare quelli che, secondo noi, sono state le persone che hanno segnato questi ultimi trecentosessanta giorni della musica, che hanno impersonificato un trend, un evento particolare, oppure sono stati protagonisti dei rispettivi mondi.
Parliamo al plurale perché non abbiamo voluto limitarci al mondo del clubbing e dell’elettronica ma siamo andati oltre, perché riteniamo ormai il “nostro” mondo non più come una nicchia autoreferente ma come qualcosa che in questi anni è oramai maturata, si è contaminata, divenendo parte integrante dell’universo musicale più allargato.
Diplo
Come si può non includere Diplo in una qualsiasi classifica di questo anno? Che si tratti di metterlo tra gli artisti più programmati in radio (scegliete voi tra “Lean On” o “Where Are Ü Now”), più “shazammati” dagli utenti di mezzo mondo (oltre 40 milioni di check) o che più ha contribuito a dire la sua con collaborazioni degne di nota (il progetto Jack Ü con Skrillex, le produzioni per Madonna, i featuring con AlunaGeorge, Bieber, 2 Chainz, Missy Elliot e ovviamente Major Lazer). Se i numeri sono indispensabili per quantificare e dare un ordine di grandezza, possiamo tranquillamente spostarci sul piano emotivo mettendo sul tavolo un set pieno di classici dub/reggae che ha fatto letteralmente impazzire il Robot Heart al Burning Man di quest’anno. Diplo insomma continua a non sbagliarne una ed entra di diritto nella nostra classifica ma allo stesso tempo ci fa domandare quanto continuerà così? Riuscirà a mantenere la credibilità che si è costruito o finirà per trasformarsi come altri nella caricatura di se stesso? – Antonio Fatini
Dixon
Possiamo azzardare un giudizio sulla musica di Dixon, sul fatto che in questi anni Innervisions sia qualitativamente calata moltissimo ma Steffen Berkhahn piace parecchio, ovunque. Sulla cresta dell’onda da anni come dimostra la RA chart, che lo incorona per il terzo anno di fila come dj più acclamato del pianeta (è pur sempre un voto popolare). La sua agenda lo fa uno dei dj preferiti dalle compagnie aeree, che lo scarrozzano in giro per il mondo praticamente tutti i giorni, lui fa sold out ovunque e, facendo contenti promoter e pubblico, dietro ai piatti è sempre uno dei migliori dj europei in circolazione, chi c’era alla Design Week Festival 2015 ve lo potrà certamente confermare. Ancora Dixon, ancora Innervision, oramai simboli identitari per una larga fetta del pubblico da club. – Dimitri Quintini
Dr. Dre
E così Dr Dre si è ritrovato nel mezzo del cammin della sua vita (cinquant’anni: gli auguriamo di arrivare almeno fino a cento) a fare il punto della situazione: è partito “fuori legge” ed è diventato uno degli uomini più rispettati d’America. Il family man che, in compagnia di Jimmy Iovine si è messo in testa di salvare, dice lui, l’industria discografica a colpi di streaming, radio online e cuffie che non sono poi un granché ma vuoi mettere quanto sono belle da vedere? Nel frattempo è anche riuscito a produrre il film che racconta l’ascesa e la caduta degli N.W.A. e quello è andato talmente bene che, oltre ad allargargli un altro pochino le tasche, potrebbe pure avere inventato un nuovo genere: il biopic in salsa hip hop. Ma il 2015 di Dr. Dre è rappresentato soprattutto da “Compton” (come tutta la sua vita, del resto): un disco che nessuno stava aspettando e che si è rivelato più che di ottima fattura. L’ennesima pietra miliare di una carriera senza precedenti da parte di un tizio che voleva solo diventare famoso con la gente del suo quartiere, e che invece è diventato l’equivalente rap di Phil Spector e Quincy Jones. – Emiliano Colasanti
Fabio Zaffagnini
Questa è una delle storie più belle degli ultimi anni, è la vittoria di quelli che credono nei sogni e sfruttano i mezzi a propria disposizione per realizzarli. Fabio è la mente dietro Rockin’1000 l’evento che ha visto mille musicisti suonare insieme “Learn To Fly” dei Foo Fighters per chiedere a Dave Grohl di portare la sua band in Italia, più precisamente a Cesena. Il risultato è stato sorprendente: il video è diventato virale, ha fatto il giro del mondo ed è finito sui profili di milioni di utenti, sulle testate internazionali più importanti e ovviamente anche nelle mani dei Foo Fighters. Dave Grohl ha prima risposto con un video, ha poi invitato Fabio negli States per organizzare la data ed ha davvero portato i Foo Fighters a Cesena. Morale della favola? La “materia dei sogni” anche nel 2015 è l’impegno: oltre un anno di lavoro e sei mesi di crowdfunding per organizzare l’esibizione che ha fatto entrare Fabio e il suo team nel Guinness dei primati e che ha messo l’Italia sulla bocca di mezzo mondo, per una storia bella e finalmente originale. – Antonio Fatini
Jessica Hopper
“Ma siete matti a inserire tra i personaggi del 2015 una giornalista musicale?” Sì, siamo matti. E ne siamo anche fieri. Perché Jessica Hopper più che una collega è una speranza: il suo “The First Collection of Criticism by a Living Female Rock Critic” è stato senza dubbio uno dei libri più importanti di quest’anno, a partire anche dalla provocazione scelta per il titolo. Perché sì, è ancora possibile provare a “usare la musica” per raccontare la società e i cambiamenti che l’attraversano. Ed è anche possibile lanciare un messaggio politico parlando di Lana Del Rey, R. Kelly e del maschilismo dominante nella scena emo. La sua intervista con Björk – la trovate su Pitchfork – è una delle poche cose che vale davvero la pena leggere quest’anno. Se non l’avete ancora fatto, recuperatela! Tra le varie cose, Jessica Hopper è stata fino a qualche giorno fa una delle editor proprio del popolare web magazine americano, e si è occupata in prima persona di The Pitchfork Review (il cartaceo a cadenza trimestrale che tanto fa rodere di invidia noi poveri italiani). Ne parlo al passato perché proprio qualche giorno fa ha annunciato di avere dato le dimissioni (e no, Condé Nast non c’entra nulla). In bocca al lupo Jessica, e grazie per illuderci ancora di avere scelto un mestiere importante. – Emiliano Colasanti
Kanye West
Titans non è un brano di Kanye West ma la categoria in cui il Time l’ha inserito (e votato come personaggio dell’anno) al fianco di Susan Wojcicki, Tim Cook, Charles e David Koch e altra gente con le palle che fumano. Quindi “…ancora Kanye West?!” questa volta possiamo risparmiarcelo, perché prima ci rendiamo conto di quanto sia influente questo personaggio e prima riusciremo a capire cosa sta combinando concretamente: non è sicuramente il primo “rapper” ad aver raggiunto il successo economico (Diddy, Jay, ecc…) ma è il primo ad aver messo in dubbio certe regole non scritte. Se Kendrick Lamar è la voce del sociale, Kanye è la voce della creatività e l’arte. Moderno “Leonardo”, genio e sregolatezza. Amato e odiato, il segno lo sta lasciando, che sia una collaborazione nel mondo della moda, che sia un discorso in qualche università in giro per il mondo o una candidatura alla presidenza degli Stati Uniti. In tutto questo aspettiamo ancora l’uscita del suo album, come se la musica per lui fosse una cosa secondaria, ma che ancora gli riesce benissimo. – Antonio Fatini
Kendrick Lamar
Il 2015 di Kendrick Lamar è iniziato in realtà ben più di un anno fa, quando con la pubblicazione dei primi singoli che poi sarebbero andati a comporre “To Pimp a Butterfly” si è capito immediatamente che niente sarebbe stato più come prima. Kendrick ha provato ad alzare l’asticella e diventare una voce unica nel panorama rap americanoe ha dimostrato al mondo che si può passare agevolmente dal fare un duetto con Taylor Swift a rilasciare dichiarazioni fortemente politiche risultando sempre e comunque credibile. Il suo ultimo album è un inno all’appartenenza e rappresenta un’eccezione che conferma quella che dovrebbe davvero diventare una regola: è possibile vendere tanti dischi restando intelligenti. È possibile essere pop e trasversali, scrivere la canzone preferita di Obama, e fare incetta di nomination ai Grammy Awards senza per forza dover svilire i propri contenuti lirici e musicali. Non si è inventato nulla, come dicono i maligni, ma ha avuto il coraggio di scegliersi una parte ed andare fino in fondo. Fidatevi che nel contesto dello showbiz attuale non è davvero una roba da poco. – Emiliano Colasanti
Lory D
Il vate della techno romana vive una seconda giovinezza grazie alla cricca Numbers che lo rilancia al grande pubblico, riportando meritatamente alla ribalta europea lui e tutto il movimento techno di Roma dei primi anni ’90 (clamoroso lo speciale di Red Bull Music Academy sul tema). Apice di questa nuova ondata di attenzione è sicuramente la Boiler Room di Glasgow quando, con Jackmaster, danno vita a uno dei party in streaming meglio riusciti: pubblico in fomento in sala e a casa, “Lory Lory Lory fucking D” cantano gli scozzesi, manco fossero all’Old Firm. Bentornato Lory, è ora di farsi riconoscere i sacrosanti meriti artistici che hai avuto. – Dimitri Quintini
Mind Against
Federico e Alessandro Fognini sono indubbiamente tra i personaggi dell’anno, il duo milanese negli anni è riuscito a crearsi un pubblico e un seguito più internazionale che italiano grazie alla residenza berlinese, che lo ha spinto fino a un onorevolissimo diciottesimo posto nella RA Top 100 di quest’anno. Ma se il giudizio del pubblico può essere contestabile, meno lo deve essere quello degli addetti ai lavori infatti se togliamo Life and Death che è la loro casa, in questo 2015 sono usciti anche su Hotflush. Nomi di tutto rispetto che non possono non certificare che questo ultimo anno è stato soprattuto il loro anno d’oro, con un ottimo viatico per il 2016. – Dimitri Quintini
Run The Jewels
Per spiegare il 2015 dei Run The Jewels basterebbe citare il modo in cui Stephen Colbert ha presentato il duo composto da EL P e Killer Mike in una delle prime puntate del suo nuovo Late Show: “Un gruppo talmente hip che si può permettere di avere i TV On The Radio come backing band”. Banksy li ha scelti come una delle attrazioni principali di Dismaland, il parco giochi tematico più “triste” del mondo, e Killer Mike è addirittura finito a tenere discorsi di endorsment per candidati a concorrere per un posto alla Casa Bianca (nello specifico, per Bernie Sanders). Perché se Kanye West dichiara di voler provare a diventare Presidente nel 2020, Killer Mike sono anni che la politica prova a farla sul serio. Nel frattempo continua, con il suo socio a infiammare i palchi in giro per il mondo (quello dei Run The Jewels è uno di migliori live act in giro in questo momento), finire sulle copertine dei fumetti Marvel, pubblicare album di remix a tema gattini e lavorare a un terzo album che si preannuncia come una delle uscite più importanti del 2016 prossimo venturo. Noi ci crediamo tantissimo. – Emiliano Colasanti
Tale Of Us
Amati quanto odiati, Matteo Milleri e Carmine Conte sono oramai considerabili tra i big della scena clubbing internazionale. Si sono sprecati i giudizi sulla loro contestatissima uscita su R&S ma, volenti o nolenti, il duo è tra i dj più in vista della scena, chiamati come headliner ovunque. Si possono odiare, si può dire che la loro musica non ci piace (o viceversa), ma riconoscergli il loro successo planetario è un mero atto di onestà, in questo 2015. – Dimitri Quintini
Taylor Swift
Per chi scrive, Taylor Swift sta a Miley Cyrus come il Lato Oscuro sta alla Forza. La prima dà l’idea di essere calcolatrice, perfettamente al controllo della propria carriera, pronta a vestire con orgoglio i panni della fidanzatina d’America (e di Calvin Harris) e talmente perfetta da girare solo in compagnia di una cricca composta solo ed esclusivamente da altre tizie altrettanto famose e altrettanto fregne. La seconda è invece un disastro che ama stare sempre nuda, fare le cose a cazzo di cane solo per il gusto di farle, non vuole essere la fidanzatina di nessuno, preferisce accoppiarsi senza soluzioni di continuità con donne e uomini (2015: l’anno della fluidità di genere, e meno male) e passa il tempo a fare macello con Wayne Coyne e tutti gli altri amici sfascioni dei Flaming Lips. Insomma: se ci chiedete da che parte stiamo, noi rispondiamo senza dubbio Miley, perché Taylor Swift sembra davvero troppo perfetta per essere vera (e in più è circondata da un’aura da Regina George di Mean Girls che non può non spaventarci), ma è fuor di dubbio che il 2015 sia stato il suo anno. È stata la prima a superare il milione di copie vendute, anche grazie alla scelta di eliminare la sua musica dai servizi di streaming, e per mezzo di una lettera aperta scritta di suo pugno alla Apple ha anche fatto cambiare le modalità con cui Apple Music voleva riconoscere le royalties agli artisti. E se non bastasse, mettiamoci pure un tour mondiale sold out ovunque, premi su premi e pure qualche collaborazione di quelle che ciao proprio (abbiamo già detto di Kendrick). L’anno del pop se l’è preso e portato a casa lei. Poche storie. – Emiliano Colasanti
Ten Walls
Chi ha detto che i personaggi dell’anno devono esserlo per qualcosa di positivo? Con un post che descrivere “omofobo” è riduttivo, Marijus Adomaitis ci ha insegnato come suicidarsi artisticamente nel 2015, senza passare da produzioni musicalmente contestabili. In meno di 100 caratteri è riuscito distruggere la propria carriera facendosi cancellare da ogni agenzia di booking o festival sulla faccia della Terra, se non è uno dei record di questo anno poco ci manca. Il dj lituano, dopo aver fatto passare la tempesta che ha generato lui stesso, sta cercando di rimediare, ma di strada ce ne sarà parecchia da fare. In bocca al lupo caro Marijus, magari un giorno sarai tra i personaggi dell’anno per altri motivi. – Dimitri Quintini
Thom Yorke
Un divorzio (dopo 23 anni di matrimonio), il giro del mondo con l’amico/collega Nigel Godrich per il tour di “Tomorrow’s Modern Boxes” (che ha toccato anche Torino durante Club to Club), in studio con i Radiohead a lavoro sul nuovo album, in concerto a Parigi per Pathway To Paris (rassegna per il tema delle condizioni climatiche mondiali, che si è svolta in parallelo alla riunione delle Nazioni Unite), Yorke non è uno che si annoia. Se poi ci mettiamo anche il modo in cui risponde alle domande che gli fanno durante le interviste il termometro si impenna e il mondo si infiamma (no, questa volta il clima non c’entra niente). Recuperate l’intervista realizzata da Gianni Santoro per Repubblica e capirete perché Thom è in questa classifica. – Antonio Fatini
Zane Lowe
Zane Lowe è stata la voce di un popolo, quello degli ascoltatori ma anche quello degli artisti che scalano classifiche ogni giorno. Zane ha parlato a tutti, ha intervistato tutti ed ha, spesso, dettato legge. Zane e la residency nella “sua” BBC Radio 1 sembrava un matrimonio destinato a durare per sempre, invece dopo dodici anni è arrivata Apple: la casa di Cupertino l’ha messo al centro del progetto, che ci fa sorridere definire “innovativo” (la radio in fondo è un mezzo storico, più della tv). La radio quindi nel 2015 diventa davvero digitale, non una “web radio”, ma una stazione con un suo palinsesto, disponibile 24/24 e con dei contenuti di cristo (gli altri host insieme a Zane sono Drake, Dr. Dre, St. Vincent, Disclosure, Elton John e Pharrell, giusto per citarne qualcuno). Lowe rappresenta uno dei cambiamenti più importanti dell’anno e non può mancare in questa classifica. – Antonio Fatini