Molti hanno iniziato il 2016 discutendo animatamente sull’sms con bestemmia mandato distrattamente in onda dalla Rai il 31 dicembre o disquisendo sull’incredibile successo del film di Checco Zalone. Altri, proprio nelle ultime ore, dedicano attenzione al ritorno dell’immortale Technics SL-1200, che la Panasonic produrrà prima in edizione limitata di 1200 esemplari (SL-1200GAE) e venderà, pare, ad un prezzo molto poco abbordabile, e poi in versione classica (SL-1200G). Discograficamente invece i primi giorni dell’anno sono, di solito, piuttosto vuoti: le vacanze natalizie spingono molti a posticipare di qualche settimana le pubblicazioni, anche per il semplice gusto di vederle “immatricolate” nel nuovo calendario. Per tale motivo a questo giro passo in rassegna prevalentemente materiale già edito ma che, proprio a causa dei giorni di festa, potrebbe esservi sfuggito. Dalle “vintagisticherie” degli Skymax alle affascinanti ibridazioni di The Caribbean House, dalla potenziale hit pop disco di Breakbot al “giallismo horror” dipinto da Vercetti Technicolor & Antoni Maiovvi, dal misterioso G e da Roberto Donati, protagonista di una ristampa della ristampa.
Vercetti Technicolor & Antoni Maiovvi – Lost Apocalypse EP (Vivod)
I due della Giallo Disco, ormai quasi interamente dediti alla cosiddetta horror disco, approdano sull’etichetta di Ali Renault dividendosi equamente i due lati del 12″. In “Voight Kampff” Vercetti costruisce un (gradito) remake del sempreverde “Blade Runner” di Vangelis, giocando coi timpani e l’inconfondibile basso arpeggiato, mentre in “Ferox” avanza su un ritmo marziale scandito da arrangiamenti oscuri fortemente legati al mondo della cinematografia thriller/horror. Maiovvi non si allontana da queste sponde offrendo ulteriori appigli di synthetic disco “thrillerizzata” con “Anti-Robbery Squad”, di cui si evidenzia un arrangiamento curato nei dettagli, e “Within Bodies Of Evidence”, più muscolare e meno tenebrosa. L’EP, limitato alle 175 copie e in uscita a gennaio, chiude la prima serie serigrafata della Vivod. Se siete dei fan(atici) del genere poi sappiate che la Mannequin ha recentemente ristampato “Zombi Holocaust” di Nico Fidenco.
Skymax – Skymax (International Major Label)
Per la sua seconda uscita la viennese International Major Label promuove la musica degli Skymax, trio formato da Feater (dall’Austria), Sam Irl (dalla Germania) ed Ilari Larjosto (dalla Finlandia). L’EP si muove su materie decisamente vintage che tanto profumano di cyber italo/funk/disco degli Ottanta, effetto decretato dall’uso massiccio di strumentazione d’altri tempi. «Durante l’estate del 2012 realizzammo in appena due giorni un album nel mio studio casalingo, a Vienna, avvalendoci di macchine hardware suonate live (e senza campionare alcunché), registrando con un tape recorder a 6 piste. Non è successo niente sino a novembre 2014, quando sono partito insieme a Sam per la Finlandia con l’obiettivo di finalizzare il tutto nello studio di Ilari, sull’isola di Suomenlinna. Alla fine abbiamo eliminato due pezzi ed abbiamo optato per un EP» racconta Feater, CEO di International Major Label. “Hooker Boogie” è un mosaico di sussulti pfunk ed electro, ritoccato e trasformato dal bravo DJ Sotofett in “Dubbed On Boogie”, in cui eco e delay creano un effetto vagamente kraut. Più martellante è “Trucker Trans”, dove appaiono voci umane, un riff di synth ed un fraseggio di chitarra: tutto pare perfetto per rendere omaggio a “Problèmes D’Amour” del nostro Alexander Robotnick. La velocità si abbassa drasticamente in “High Liner”, cosmicheria a base di insistenti melodie nostalgiche, sino a disperdere ogni riferimento ritmico in “Fuckers Got My Money”, suite sognante di materie soniche celestiali, che ricreano un po’ di magia dell’indimenticato Automat. «In Finlandia abbiamo già registrato vari brani per un probabile album degli Skymax che potrebbe uscire tra la fine del 2016 o persino nel 2017» aggiunge Feater. Il 12″, stampato in 500 copie, è racchiuso in un apprezzabile artwork realizzato dal finnico Vilunki 3000 ed immerso tra il retrofuturismo musicale e l’horror sex fumettistico tipico di vecchie testate di Renzo Barbieri come Jacula, Sukia, Zora e Necron. Ps: International Major Label ha in serbo numerose novità, tra cui un 7″ di Ruutu Poiss, dall’Estonia, l’album del citato Feater e un potenziale 12″ della band austriaca RSHMTH.
The Caribbean House – The Carribean House (Pizzico Records)
TCH, o The Caribbean House scritto per esteso, è il progetto messo su dal boss della Pizzico, Billy Bogus, insieme a Federico Bologna dei Technogod e Cristiano Santini dei Disciplinatha, entrambe band seminali dello scenario italiano più avanguardista e meno irregimentato degli anni Ottanta/primi Novanta. Di punk ed industrial sul 12″ non vi è traccia, però ad un ascolto attento alcuni accorgimenti potrebbero ricondurre ad entrambi. Negli strati di “Ivory Pagoda”, ad esempio, si celano venature dark abilmente incastrate in pianate dal gusto jazzy, ed un effetto simile lo si rintraccia in “Ivy” (accostabile pure per il titolo), dove inserti percussivi ed un accenno funky si ritrovano sotto una cappa di ambient cinematografico sinistro e dalle tinte fosche. Atmosfera più rilassata è quella de “Il Nuovo Dragone”, che ondeggia su un caldo tam tam afro riscaldato di continuo da un tappeto di patch sonore che dribblano l’effetto loop. A venirne fuori è una singolare commistione che profuma di disco, balearic, progressive house e funk. Più sfacciatamente disco inspired è “Haitian Party”, un 4/4 su cui vengono piazzati un irresistibile basso ed un romantico assolo di pianoforte. Sarebbe un errore però pensare all’ennesima riabilitazione spaghetti house: Bogus & soci non si limitano al mero ripescaggio di temi ultra sfruttati e riconfezionati perché, è evidente, non sono mossi da spirito revivalistico e nostalgico, ma tendono a personalizzare (ed ibridare) con criterio certe inflessioni della musica del passato. Nu disco un “pizzico” crepuscolare allora.
Breakbot – Get Lost (Ed Banger Records)
“Get Lost” riporta Thibaut Berland all’attenzione generale: si tratta del primo singolo estratto dall’imminente album “‘Still Waters”, che giunge a quattro anni da “By Your Side”. Il brano è retro disco pop, sulla scia di Chromeo per intenderci, con ovvi riferimenti al funk e alla disco del passato (resi ancor più fedeli dal bassista Jim Grandcamp e dal tastierista David Berland). Il rinnovato sodalizio con Irfane, cantante degli Outlines, poi completa tutto in modo magistrale (ricordando parecchio “One In A Million” di datA) e lascia prevedere risultati paragonabili a quelli ottenuti nel 2010 da “Baby I’m Yours”, che in questi anni ha raggiunto cifre considerevoli sul mercato dell’usato. Sulla b side c’è “Back For More”, più sensuale forse per via della voce femminile, quella di Sarah Ydoux, ed ispirato dai più recenti Daft Punk ma meno incisivo del precedente. È “Get Lost” infatti che la Ed Banger di Busy P punta a trasformare in una delle prime hit del 2016, cercando consensi con un video che su YouTube ha raccolto oltre 400.000 visualizzazioni in circa un mese e sfruttando un filone che, per merito di Mark Ronson e Bruno Mars, ha ritrovato spazio a livello popolare (ma che, è bene sottolinearlo, nelle frange sotterranee palpita da anni, senti Ameega, Faze Action, Daniel Wang, Lorenz Rhode, Pitchben giusto per citarne alcuni). Nel frattempo cresce l’attesa per il terzo album dei Justice, altro asso nella manica della Ed Banger a cui, forse, fa riferimento la croce nel video di “Get Lost”.
G – Il Sapore Delle Ossa (Sunlover Records)
Di G sappiamo ancora poco e nulla. Sulle sue pagine web si presenta con ironia scrivendo «I am a female Pekinese dog and I like to make 70s horror music. I am a model, too». A parlare, forte e chiaro, però è la sua musica, pubblicata dalla Sunlover qualche settimana addietro. “Il Sapore Delle Ossa”, titolo che rivela più che bene le coordinate entro cui l’artista desidera muoversi, è l’ideale soundtrack di una pellicola horror, un mantra di sintesi analogica che si rivela tra assoli da brivido ed accordi ricchi di pathos. “The City Of The Dead Turkeys” sviluppa ulteriormente la vena cinematica, muovendosi tra accenni funk e vampate prog rock. Una release che amplia il bacino stilistico della Sunlover che così dimostra di non essere legata al solo frangente synthwave.
Roberto Donati – Eaten Alive! (Stella)
Vista la continua richiesta e il costante aumento delle quotazioni su Discogs, la Stella (una delle etichette satellite della Private Records) rimette in circolazione la colonna sonora di Mangiati Vivi!, pellicola horror/splatter girata nel 1980 e diretta da Umberto Lenzi. La trama è agevolmente rintracciabile via Wikipedia mentre la musica, a firma Roberto Donati (affiancato da Maria Fiamma Maglione), viene riesumata per la seconda volta dall’iperattiva label berlinese. Urge specificare: si tratta di una ristampa della ristampa, ma ovviamente Private non si esime dal distinguerla dalla precedente edita nel 2014: il titolo in copertina ora è in inglese, il lettering della tracklist è mutato come del resto il colore del vinile che adesso è blu. Piccole (ed apparentemente inutili) variazioni che un giorno torneranno più che utili per identificare con scrupolosità di quale tiratura si stia parlando. Donati spazia tra funk e psychedelic rock, e l’effetto in certi punti potrebbe ricordare bene le musiche di polizieschi/poliziotteschi degli anni Settanta. Questa nuova versione è destinata ad essere distribuita sulla piazza internazionale, tra Europa, Stati Uniti e Giappone, cogliendo al volo l’imminente pubblicazione del film abbinata ad un documentario di ben due ore e mezza in formato blu-ray.