Quello dei Massive Attack era un silenzio discografico che si protraeva ormai dal 2010.
Al sottovalutato quinto album “Heligoland” aveva fatto seguito l’EP “Four Walls” con un raro remix di Burial, mentre Robert ‘3D’ Del Naja si era cimentato nel progetto multimediale Battle Box e nella colonna sonora di “The UK Gold” (documentario-inchiesta sui paradisi fiscali e sulle tecniche di elusione fiscale della City londinese), firmata insieme a Thom Yorke.
E dopo tanta attesa, l’annuncio di un nuovo tour europeo -che toccherà anche la nostra penisola fra pochi giorni, con tre sold out su tre date- non poteva che coincidere con l’uscita di nuovo materiale.
Inizialmente anticipato attraverso il lancio della nuova app Fantom (“un player sensoriale che rimissa e ricostruisce le canzoni utilizzando una serie di variabili ambientali fra cui il luogo, il movimento, l’ora del giorno, il battito cardiaco e la fotocamera”), pochi giorni fa è stato finalmente pubblicato “Ritual Spirit”, un EP che vede il duo di Bristol alle prese con quattro diverse collaborazioni su altrettanti brani inediti.
Ad aprire la sequenza, il beat spedito e sincopato della scura “Dead Editors”, brano originariamente composto per il suddetto “The UK Gold“, e che oltre a cavalcare familiari atmosfere mediorientaleggianti, è arricchita dal rap di Roots Manuva, un artista che sembra esser nato per interagire con il mondo del duo di Bristol, cosa che -incredibile ma vero- finora non era mai accaduta.
La title-track è un colpo da brivido, superlativa nell’abbinare la magia sonora dei Massive Attack più ricchi dal punto di vista armonico e delle stratificazioni ritmiche alla voce di Azekel, giovane ed emergenti musicista e cantante di East London che ora trova finalmente la possibilità di farsi notare dal grande pubblico dopo due buoni EP (soprattutto il più recente, “Raw Vol. 1”) passati pressoché inosservati.
Un’altra collaborazione che doveva prima o poi verificarsi è quella con i Young Fathers: il trio scozzese, già vinicitore del Mercury Prize 2014 con l’album di debutto “Dead” e che in altra sede ebbi modo di paragonare proprio ai Massive Attack più visionari, nella recensione del successivo “White Men Are Black Men Too”, si trova a suo perfetto agio sulla crescente tensione sonora di “Voodoo In My Blood”, fra un fitto tappeto di percussioni e una chitarra paranoica e tagliente.
Dulcis in fundo, il ritorno del figliol prodigo: già parte nei lontani anni ’80 di The Wild Bunch -la crew da cui prenderanno il via i Massive Attack- e collaboratore degli stessi Massive Attack per i primi due album “Blue Lines” e “Protection”, l’irrequieto Tricky (che proprio in questi giorni ha pubblicato un album “collettivo” con gli altri artisti della sua etichetta False Idols, sotto lo pseudonimo Skilled Mechanics) aggiunge fumo e sensualità alla straordinaria “Take It There”, un episodio assolutamente degno della miglior Bristol anni ’90.
Insomma, 3D e Daddy G sono vivi e vegeti, ribadiscono un’ispirazione musicale lucida e tuttora attualissima, dimostrano forte curiosità verso ciò che di più interessante si muove nelle scene musicali a loro attigue, e -anche alla luce di collaborazioni annunciate come quella con i Run The Jewels- fanno intuire che il prossimo (imminente?) album possa essere un altro capitolo imperdibile della loro discografia.
Discografia che si è evoluta spesso sulla base di partnership artistiche particolarmente riuscite.
Eccone dieci fra i più significativi episodi, in ordine rigorosamente cronologico:
Unfinished Sympathy – feat. Shara Nelson (1991)
Esce l’11 febbraio 1991, nei giorni della Guerra Del Golfo, e la conseguenza è che la Virgin è frettolosamente costretta a cambiare la copertina del singolo (e dell’album “Blue Lines”, quando sarà pubblicato in aprile) e cancellare la parola “Attack” dal moniker della band, per non incorrere nella censura dei programmatori radiofonici.
Ma dal punto di vista musicale è come se fosse il brano che dà la linea a un intero decennio, disegnando un’estetica fra soul, hip hop e dance che qualcuno definirà trip hop. Un capolavoro che, grazie anche all’apporto degli archi di Will Malone, si toglierà anche delle grosse soddisfazioni nelle classifiche, raggiungendo i Top 20 britannici e il numero 1 in Olanda.
Safe From Harm – feat. Shara Nelson (1991)
Già parte dei Wild Bunch e fin da “Daydreaming” (pubblicata nell’anno precedente) vocalist preferita dei primi Massive Attack, la cantante londinese splende anche in questo brano punteggiato dal campione di basso di Billy Cobham (“Stratus”). La Nelson intraprenderà poco dopo una carriera solista, ma senza più eguagliare queste vette.
Protection – feat. Tracey Thorn (1994)
Oltre al campione da “The Payback” di James Brown, la title-track del secondo album dei Massive Attack trova nella cantante degli Everything But The Girl l’interprete perfetta a convogliarne la malinconia. Inutile dirlo, un’altra gemma.
Karmacoma (The Napoli Trip Mix) – feat. Raiz (1995)
Originariamente interpretata da 3D con Tricky (quest’ultimo la riscriverà con il titolo di “Overcome” per il suo debutto in proprio “Maxinquaye”), in questo remix “Karmacoma” diventa un affaire anglo-napoletano, grazie al sorprendente coinvolgimento del cantante degli Almamegretta. Fu Ben Young a far ascoltare “Animamigrante” -album della band partenopea da lui prodotto- ai Massive Attack, e a quanto pare piacque molto. Non c’era ancora Ryanair ma in quegli anni l’Inghilterra musicale era molto vicina…
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Teardrop – feat. Elizabeth Fraser (1998)
Fra i brani di punta nel terzo album “Mezzanine” c’è la splendida interpretazione della cantante degli appena disciolti Cocteau Twins, il cui stile etereo si adatta alla perfezione a questo poema sonoro, implicitamente dedicato all’amico Jeff Buckley, come ha dichiarato la stessa Fraser, che registrò la sua parte vocale proprio nei giorni in cui arrivò la notizia della morte di quest’ultimo.
Angel – feat. Horace Andy (1998)
Il leggendario cantante roots reggae giamaicano è il più assiduo fra i vocalist coinvolti dai Massive Attack: presente in tutti i loro album, e in episodi come “One Love”, “Spying Glass”, oppure la surreale cover di “Light My Fire”. Ma forse è la scura e misteriosa “Angel” ad esser rimasta impressa maggiormente, simbolica della “seconda fase” dei Massive Attack.
Special Cases – feat. Sinéad O’Connor (2003)
La cantante nordirlandese è protagonista del biglietto da visita di “100th Window”, album che adottava uno stile più minimale e per la prima volta faceva a meno dell’utilizzo di campioni.
Small Time Shot Away – feat. 2D (2003)
Un cameo nascosto, si tratta solo di “backing vocals” dietro alla voce di 3D. Ma 2D non è altro che l’ironico pseudonimo scelto da Damon Albarn per il suo contributo a una delle tracce più affascinanti in “100th Window”. Il frontman di Blur e Gorillaz contribuirà dal punto di vista strumentale anche a due brani del successivo “Heligoland” oltre ad offrire la sua voce -stavolta in primo piano- a “Saturday Come Slow”.
Live With Me – feat. Terry Callier (2006)
Il compianto artista di Chicago fu co-autore e interprete dell’inedito contenuto nella raccolta “Collected”. Un brano fortemente emozionante, e che andrebbe riscoperto.
Paradise Circus – feat. Hope Sandoval (2010)
Ancora una voce femminile fuori dal comune, quella della cantante dei Mazzy Star, per il brano di punta in “Heligoland”, il cui video, che vede protagonista la storica attrice porno Georgina Splevin, incorrerà nelle maglie della censura di…YouTube!