Solo oggi dopo tanti anni metto mano veramente su uno dei miei album preferiti. Nell’era digitale infatti forse questo è uno dei dispiaceri più grandi, la perdita di contatto con quelli che sono gli oggetti che uno dovrebbe custodire con più cura. Blind Behaviour mi riporta alla mente emozioni passate e ricordi ormai sfocati, ma le melodie che mi hanno comunque accompagnato durante questi anni sono ancora nitide e attuali.
Il primo vero album di Luciano dopo il mixato live del 2002 al Weetamix per la Max Ernst (etichetta di Thomas Brinkmann) viene pubblicato nel 2004 su Peacefrog Records (la stessa di artisti come Nouvelle Vague e Jose Gonzales giusto per citarne qualcuno) i suoni sono puramente balearici e infatti l’album è firmato sotto lo pseudonimo Lucien-N-Luciano. Dieci tappe di un viaggio musicale in cui lo svizzero ha incluso, dalla musica alla grafica, quasi tutti i suoi legami più cari dell’epoca. L’artwork è stato curato da Daria (che oltre a fare la dj/producer è anche un’ottima grafica) e fonde la sagoma inconfondibile del baffuto Luciano con le foto delle due figlie Amael e Lilou, i brani sono spesso prodotti con l’amico Pier Bucci (ma questo non è mai stato un segreto) e oltre ai pezzi in cui è lo stesso Lucien a cantare troviamo una Cassy Britton dalla voce spaziale (ascoltate “La Ondita”).
L’album in se è un pezzo di storia della musica elettronica, tanto che Resident Advisor l’ha inserito tra i 100 dischi più belli del ’00 (al primo posto c’è l’inarrivabile “Alcachofa” di Villalobos). Si passa dalle sonorità più latine di “Alain brito” alla microhouse di “La dance des enfants” e “Ice” fino a toccare sonorità downtempo e minimal con “Madre,Mother & Mère”. Forse solo oggi è possibile capire quanto all’epoca Luciano fosse veramente influenzato e ispirato da tutto ciò che avesse intorno in un periodo in cui “Cadenza” era probabilmente solo un’idea che gli girava in testa. Le parole e la voce di Cassy accompagnano le melodie rilassanti di Lucien e Bucci in “La Ondita” che è un pezzo assolutamente chill che segna la metà precisa dell’album. Il resto è più introverso e si conclude con l’ultima cupissima “Blind Behaviour” traccia che da il nome allo stesso album. Se non l’avete ancora fatto dedicategli il tempo necessario, se l’avete già fatto è tempo di dedicargliene ancora un pò. Quando il percorso musicale di questo album finisce rimane sempre un pò di nostalgia.
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