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[tab title=”Italiano”]Life Observing Life sono Murcof e Manu Ros: i due insieme esplorano le tante possibili combinazioni tra musica, immagini e natura in un modo del tutto unico. In occasione della doppia presentazione del loro documentario “Etna. A portrait” a Catania e a Modica, abbiamo avuto la speciale occasione di intervistare Murcof: un artista in continua evoluzione, poliedrico e di impossibile catalogazione, alla costante ricerca di sé stesso attraverso le mille sfide che la vita propone. Questa nuova sfida sull’Etna ce l’ha raccontata per filo e per segno qui, per noi. Mettetevi comodi che iniziamo.
Che cosa hai fatto negli ultimi mesi?
Beh, ho lavorato molto su un nuovo album con la pianista Vanessa Wagner. Lei è una pianista francese e insieme abbiamo lavorato per tanto tempo ad un progetto che adesso sta diventando finalmente un l’album. Si tratta fondamentalmente di re interpretazioni di musica classica per pianoforte con musica elettronica.
Conosco i ragazzi che hanno ospitato te e Manu Ros a Modica, e mi hanno detto che sei stato sull’Etna a prendere altre registrazioni ambientali. Giusto?
Sì. Ci siamo stati per alcuni giorni a fine Dicembre e, wow, è un posto bellissimo! È sempre bello tornare lassù ed essere da solo all’interno della zona vulcanica. È stato davvero bello. E anche i ragazzi ci hanno fatto vedere Modica, è molto carina. Ci hanno trattato bene.
Come è stato il concerto a Modica?
Penso che sia andato veramente bene. C’era un buon numero di persone, mi sono sembrate in sintonia con il progetto, sono state molto tranquille, che per me significa molto. E dopo lo spettacolo abbiamo incontrato un sacco di persone, abbiamo parlato per un paio d’ore, è stato davvero bello. M’è piaciuto molto anche l’ambiente. Abbiamo mangiato davvero bene, il cibo è incredibile!
Lo spettacolo a Modica è stato il secondo evento. E così, come è stato il primo a Catania?
Il primo è stato molto diverso. Lo abbiamo fatto al Castello Ursino, nel centro del cortile, che è a cielo aperto. È stato un ambiente molto diverso. C’erano un sacco di persone perché era gratis. C’erano persone che sapevano quello che stavano andando a vedere e sentire e c’erano persone che non conoscevano niente, che erano lì solo forse a causa del castello o perché è una zona turistica, o per qualsiasi altro motivo. La folla era un po’ più mista a tal riguardo. Alla fine abbiamo finito per fare due spettacoli nella stessa notte, perché molte persone volevano vederci. Potevamo fare tre spettacoli, ma poi tre sarebbero stati troppi. Così abbiamo fatto due spettacoli ed erano entrambi pieni. In ogni caso la capienza era minima, in tutto 150. Siamo rimasti molto sorpresi nel vedere tutta questa gente entusiasta. Quindi sì, è stato davvero bello!
Stavi suonando in casa del vulcano, Catania, quindi per te deve essere stato molto facile conquistare tutte queste persone. Avete ricevuto feedbacks diversi da Catania e Modica?
Sì! Ci sono state alcune persone che erano doppiamente sorprese perché non sapevano nulla del mio lavoro o forse anche della musica elettronica. Abbiamo avuto un paio di persone, soprattutto le persone anziane, che erano davvero contente di essere venute e di aver scoperto questo lavoro. E loro erano davvero orgogliosi perché è il loro vulcano. Li abbiamo trattati con un sacco di rispetto di noi stessi e loro se ne sono resi conto di questo ed erano felici e orgogliosi. A Modica il pubblico era un po’ più giovane, quindi erano più in sintonia con l’espansione dei nuovi media e della nuova musica e cose come queste. Quindi è stato diverso in questo senso.
Ti conosco dal 2008 e ti ho visto per la prima volta al Dissonanze Festival di Roma. Tu come artista, come hai affrontato questa nuova sfida?
Manu e io siamo colleghi in questo progetto e ci siamo chiamati Life Observing Life, questo è il nostro primo lavoro sotto questo nome. Ma prima dell’Etna abbiamo avuto modo di sperimentare ad Atene: siamo stati molto sulle montagne e nelle foreste, in quei luoghi naturali intaccati dall’uomo. Solo per stare fuori e riposare. E anche per sentire e cercare di catturare quel silenzio e quelle emozioni. Così abbiamo fatto delle registrazioni video di questi luoghi naturali per alcuni anni ormai, e lo facciamo tuttora, naturalmente io insieme alla registrazione video faccio anche le musiche. Ma con l’Etna era il nostro primo lavoro, quindi per noi è stato davvero interessante fare questo perché ci ha permesso di consolidare il nostro progetto, finalmente. E da quando ci siamo interessati all’Etna siamo stati felici di vedere diverse persone che volevano fare qualcosa di simile. Quindi è bello, è divertente. Mi sento come un bambino quando esco. È qualcosa di diverso, si va fuori e si deve essere in forma per poter camminare un sacco di tempo con l’apparecchiatura.
Come si è sviluppato il lavoro del documentario?
Ero in contatto con Sergio Zinna dello Zo di Catania, ho suonato lì molto tempo fa, e da un paio di anni era interessato ad avermi di nuovo per lavorare ad un brano musicale su delle registrazioni ambientali dell’Etna. Ma io non sapevo cosa fare con questi suoni e con queste registrazioni ambientali. E quindi dopo questo ho iniziato a lavorare con Manu, è stata la scusa perfetta per cercare di integrare una componente visiva all’interno di questo progetto. Fondamentalmente ho proposto un video e lui era felice a riguardo e poi, dopo che quando il progetto è stato accettato, Manu e io ci siamo frequentati e abbiamo visto alcuni documentari per conoscere meglio la storia dell’Etna. Così, quando ci siamo andati sapevamo poco a riguardo, e ci siamo andati per la prima volta nel 2015 a catturare l’audio e il video. Siamo stati molto vicini al vulcano per otto giorni, in un piccolo villaggio chiamato Linguaglossa. Perché Sergio ha una casa lì, quindi era perfetto. Quindi la libertà che ci hanno dato, dandoci una casa vicino al vulcano e un’auto noleggiata, ha fatto un sacco di differenza perché abbiamo finito per lavorare per circa dodici ore al giorno, o forse anche di più. Ci alzavamo presto la mattina e non tornavamo se non prima di mezzanotte. Quindi c’è stata un sacco di esplorazione. Abbiamo avuto l’assistenza di Sergio e di un ragazzo ufficiale del Parco dell’Etna che ci ha permesso di raggiungere alcune zone vulcaniche non accessibili ai normali turisti. Questo ci ha aiutati tantissimo. E alla fine ci siamo ritrovati con quasi trenta ore di materiale video. Abbiamo registrato un sacco, siamo stati aiutati da un drone e da una serie di attrezzature come cursori, alcuni microfoni, microfoni normali, microfoni a contatto, e un microfono per la registrazione supersonica degli infrasuoni. Non molti di questi infrasuoni sono nella colonna sonora finale. Si sente che sono pesantemente elaborati, sono suoni più elettronici e naturali. Sono stati trattati con una distorsione per aggiungere più drammaticità al tutto. E così abbiamo iniziato a scegliere le immagini che ci sembravano buone, con una buona luce e dei buoni colori. Ci servivano per avere una narrazione. Potevamo immaginare la storia ma la narrazione non era chiara perché era la nostra prima volta a riguardo. Abbiamo registrato un mucchio di cose e poi abbiamo registrato lo stesso elemento ma in diversi punti di vista, così da poter avere la flessibilità al momento della modifica di approcciare l’immagine in modi diversi. In realtà Manu ha fatto il lavoro più duro per creare questa narrativa. Abbiamo lavorato la maggior parte del tempo insieme sia al video che all’audio. Così dopo tutto ciò, abbiamo avuto un paio di mesi per finire, da Maggio a Luglio, perché dovevamo presentare il progetto al Castello Ursino. Così è stata una corsa, il tempo è veramente volato via. Stavamo per non essere in grado di finire il lavoro, ma nonostante ciò abbiamo voluto fare qualcosa che poteva essere definito presentabile. Quindi la versione che abbiamo presentato a Catania, nel mese di Luglio, e la versione che abbiamo presentato a Modica, nel mese di Dicembre, sono po’ diverse. A Modica le cose corso erano più evolute, e lo sono ancora. Stiamo ancora modificando delle nuove immagini che abbiamo registrato a Dicembre e speriamo di finire magari nella primavera di quest’anno.
C’è un messaggio alla base di questo lavoro?
Più che un messaggio ci sono cose come l’intenzione di provare a creare un rapporto intimo tra lo spettatore e l’Etna. Per cercare di dirgli che siamo in grado di relazionarci intimamente con la natura. E per conoscere il vulcano. Un’entità così potente, molto viva che cambia e si evolve. Quindi in pratica è solo questo: creare qualcosa che si evolve e parlare a riguardo della generosità e anche della tenerezza del vulcano. Voglio dire, c’è un lato veramente potente del vulcano, ma c’è anche un lato tenero, pieno di vita. Esso distrugge ma crea anche. Così abbiamo cercato di far provare queste emozioni tramite la musica!
Qual è stato il contributo ai visual da parte di Manu Ros?
Lui è il ragazzo dei video, fa la maggior parte delle registrazioni. Controlla il drone e si occupa della maggior parte della scene del progetto. Ho contribuito un po’ anche io alle immagini. Il mio lavoro principale è con la musica e il suono. E lui (Manu Ros) ha un sacco di energia, continua a spingermi, ad uscire. È sempre alla ricerca dello scatto perfetto. Per esempio l’ultima che volta in cui siamo stati sull’Etna a dicembre era veramente malato, aveva un po’ di bronchite e di polmonite, e lui era tranquillo e anche in difficoltà, ma in ogni caso abbiamo girato lo stesso, era sempre sulla cima del vulcano, c’era tanto freddo, ma era lì. Così oltre lavorare per il film ha portato anche un sacco di energia al progetto.
In quali circostanze hai incontrato Manu Ros e cosa ti ha spinto a iniziare questo viaggio insieme?
Ci conoscevamo da quando eravamo molto giovani in Messico. Eravamo adolescenti. Lui è spagnolo, ma i suoi genitori hanno lasciato la Spagna a metà degli anni ’70, dopo Franco. Così sono arrivati vicino a dove vivevo io e ci siamo incontrati. Ho avuto molte attenzioni nei suoi confronti. Veniva a casa e mi faceva un sacco di domande, perché lui è di cinque anni più giovane di me. Sai, quando si è molto giovani queste differenze sono veramente forti. In ogni caso, si è trasferito all’estero, e mi sono trasferito anche io all’estero, abbiamo perso i contatti e poi ci siamo re incontrati nel corso degli anni in Spagna. È stata davvero una grande sorpresa. Viveva vicino a me a Barcellona, e alla fine abbiamo mantenuto un buon rapporto. Nella crisi del 2008, Manu ha perso il lavoro, e ha iniziato a studiare qualcosa che lui amava fare, che sono il documentario e il cinema. Così ha iniziato a studiare per un anno, e dopo di ciò ha iniziato ad essere coinvolto sempre di più nei video. È così che abbiamo iniziato ad avere questa idea di lavorare insieme e di concentrarci sul lavoro audiovisivo a proposito della natura in modo più poetico. È andata così.
Dove vi porterà questa collaborazione?
Non ne sono sicuro ma possiamo sempre sperare che ci può portare in luoghi interessanti. C’è la possibilità di andare in Islanda, che visivamente è un luogo molto interessante sotto molti aspetti. Quindi stiamo di nuovo facendo partire questo progetto, è ancora molto fresco, ma già ci sono alcuni inviti, la maggior parte sono vicini ad essere realizzati, ma gli altri non sono ancora certi, né sicuri, quindi non ne parlerei. E speriamo di continuare a fare quello che amiamo. Per me è molto eccitante lavorare contro le immagini, perché ho fatto alcuni film in passato, si può andare in entrambe le direzioni. Se si dispone di competitività e ci si avvicina alla colonna sonora in un modo che ti piace allora è bello. Ma la maggior parte delle volte il cast, il regista e i produttori hanno un’idea molto chiara di ciò che vogliono. A volte è bello quando si è in sintonia con loro, ma a volte è molto difficile. Qualche volta non ho le stesse idee che hanno il direttore o il produttore riguardo l’immagine. Soprattutto quando si lavora su un grande film ci sono un sacco di persone coinvolte, le persone che hanno dato i soldi, i produttori, anche loro vogliono dire la propria opinione. Ma ora con questo progetto faccio quello che voglio. Posso esplorare in molti modi l’immagine. Quindi è un nuovo passo per me, il che è un bene.
Pensi che questo progetto vedrà un release in futuro?
Sì, vogliamo idealmente pubblicare il nostro lavoro. Non so se in formato fisico o in formato digitale, ma vogliamo avere sempre le due cose insieme. Forse possiamo fare una versione Blu Ray per esempio o digitale solo da scaricare, non lo so. Vogliamo rendere il nostro lavoro disponibile all’acquisto. Ciò è molto importante perché c’è un sacco di lavoro su ogni pezzo.
Pochi mesi fa ho intervistato Atom™ e Tobias e hanno detto “Scegli il tuo pubblico nel caso del formato che si rilascia”. Cosa ne pensi di questo? E come pensi di rilasciare questo progetto?
Beh, non abbiamo così tanto materiale. Forse in futuro possiamo fare qualcosa di diverso, ma è solo il nostro primo progetto e ci siamo limitati a quello che abbiamo. E quello che abbiamo è un pezzo lungo un’ora. Se lo pubblicheremo sarà insieme alle immagini perché questa musica è destinata ad andare con le immagini. Quindi sono molto vicini tra di loro. Naturalmente credo che si può anche ascoltare separatamente la musica dalle immagini, e creare le proprie immagini nella tua testa. Forse posso tagliare qua e là, ma non per molto perché la musica è per la maggior parte molto legata alle immagini, ci sono uno o due pezzi in silenzio, ma non troppo.
In questo progetto pensi che è la musica che da un senso al territorio, o è il territorio che influenza la musica?
L’intenzione dietro la musica è quello di cercare di portare lo spettatore dentro l’immagine e cercare di creare un rapporto intimo con le immagini e con il vulcano stesso. C’erano delle persone che parlavano tra il pubblico e ci hanno detto “Grazie mille! Perché non abbiamo visto il vulcano in questo modo prima d’ora. Ora lo vediamo con occhi nuovi! “. Per noi questo è un grande complimento perché ci siamo resi conto che lo volevamo sapere, almeno da una persona. Ma se una o due persone dicono ciò allora noi siamo felici. E sì, quello che stai dicendo vale lo stesso con l’arte. Tutto dipende dal modo in cui lo si fa. Ci sono molti elementi sistemati che non sono molto evidenti, ma se è possibile controllare quegli elementi allora hai un sacco di potere nelle tue mani per fare qualcosa di bello e significativo allo stesso tempo.[/tab]
[tab title=”English”]Life Observing Life are Murcof and Manu Ros: the two together explore the many possible combinations between music, images and nature in a totally unique way. On the occasion of the double presentation of their documentary “Etna. A portrait “in Catania and Modica, we had the special opportunity to interviewed Murcof: an artist constantly evolving, multifaceted and impossible to cataloging, at the constantly searching of himself through the many challenges that life offers. He told for word this new challenge on the Etna here, for us. Get comfortable that we begin.
What did you do in the last months?
Well, I’ve been working a lot on a new album with fellow pianist Vanessa Wagner. She is a pianist from France and we’ve been doing a project together for a long time and now we are finally doing the album. It’s basically reinterpretations of classical piano music, with electronics of course.
I know the guys who hosted you and Manu Ros in Modica, and they told me that you have been to the Etna to take more filed recordings. Is it right?
Yes. We were there on late December for a few days and, wow, it’s a beautiful place! It’s always nice to go back there and just be inside the volcanic area. It was really good. And also the guys showed us Modica also, it’s very nice. They treated us well.
How it was the concert in Modica?
I think it went really good. There was a good number of people there, they seems to be into the all project, they were really quite in attempt, which for me that means a lot. And after the show we met a lot of people in there, talking for a few hours, it was really good. I really enjoy the environment as well. We ate really good as well, amazing food in there!
The show in Modica was the second premiere. And so how it was the first in Catania?
The first one was quite different. We did it at the Castello Ursino, in the center of the courtyard, which is open air. It was a really different environment. There were a lot of people because it was free. There were people who knew what they are going to see and to hear and there were people who didn’t know, who were just there maybe because of the castle or because it’s a turistic area, or for whatever reasons. The crowd was a bit more mixed in that regard. And we ended up doing two shows on the same night because many people wanted to come. We coulded do three shows, but then three was too much. So we did two shows and they were both full. There was a small capacity anyway, around 150. But we were really surprised to have all that enthusiasm people. So yes, it was really good as well!
You were playing at the home of the volcano, Catania, so it was very easy for you to conquer all these people. Did you receive different feedbacks from Catania and Modica?
Yes! There were some people who were doubled surprise, because they didn’t know anything about my work or maybe even electronic music. We had a few people, expecially older people who were really glad to came and discover this work. And they were really proud because it’s their volcano. We treated with a lot of respect of ourselves and people seem to realize that and their were happy and proud. And in Modica the crowd was a bit more younger, so they were more in tune with expanding new media and new music and stuff like this. So it was different in that way.
I know you since 2008 and I saw you for the first time at Dissonanze Festival in Rome. You, as an artist, how did you approach this new challenge?
Manu and I were colleagues in this project together and we called ourselves as Life Observing Life, this is our first work under this name. But before Etna we’ve been experimenting in Athens: we went a lot into the mountains and into the forests, into the nature places that there were no reliefs affected by humans. Just to be outside and to rest. And by also to feel and try to capture that silence, and those emotions. So we’ve been doing video recording of natural places for a few years now, and do of course I do beside also recording video and I make the music. But with Etna was our first out work, so for us it was really interesting to do this because it can consolidated our project, finally. And since Etna we’ve been happy interested of different people who wanted to do something similar. So it’s great, it’s funny. I feel like a child when I go out. It’s something different, you go outside and you have to be physical shape to walk a lot of time with the equipment.
How the work of the documentary it has developed?
I was in touch with Sergio Zinna from Zo in Catania, I played there long time ago, and since a couple of years ago he was interested in having me back there by doing a musical piece from the the field recordings of the Etna. But I didn’t know what to do with this sounds and field recordings. And then after all I started to work with Manu, it was the perfect excuse to trying to integrate a visual component inside this project. Basically I proposed a video and he was happy about it and then after that when the project was accepted, Manu and I hang together and watch some documentaries to learn more about the Etna’s history. So when we went there we knew a little bit about it and we went there in 2015 for the first time to capture sound and video. We stayed there for eight days very close to the volcano, in a small village called Linguaglossa. Because Sergio had an house in there, so it was perfect. So that freedom that they gave us, giving us an house close to the volcano and rent a car, that made a lot of differences cause we ended up working maybe like twelve hours a day, or maybe even more. We get up early in the morning and don’t come back until midnight. So there was a lot of exploration. We had the assistance of Sergio and an official guy from Parco dell’Etna to help us reach certain volcanic areas who are not accessible to normal tourists. So that help us a lot. And at the end we ended up with almost thirty hours of video material. We recorded a lot, we’ve been helped by a drone and a bunch of equipment like sliders, some microphones, normal microphones, contact microphones, and a supersonic microphone for recording infrasounds. But not to much of those infrasounds are in the final soundtrack. If you hear it they are heavily processed, they are more electronic and natural sounds. They’ve been processed with distortion to add more dramaticism. And so after that we started to choose images were looking good, with good light and good colors. It serves us to have a narrative. We kind imagine the story but the narrative wasn’t clear because it was our first time there. We just recorded a different bunch of things and then we recorded the same element but in different point of view, so we had the flexibility at the time of edit to approach the image in different ways. Actually Manu is the one who did the hard work to rating a certain narrative. We worked most of the time together as well on both video and the sound. So after that we had a couple of months, from May to July, to finish, because we had to presented the project in Castello Ursino. So it was a rush, the time went really fast. We were not going to be able to finish completely, but we wanted to do something that can was presentable. So the version we presented in Catania, in July, and the version we presented in Modica, in December are bit different. In Modica of course things were more evolved, and still they evolving. We are still editing the new images that we recorded in December and we hope to finish maybe on Spring of this year.
There is a message behind this work?
More than a message there are things like the intention to try to create an intimate relation, from the viewer to the image of the Etna. To try to tell them that we can relate in an intimate way with nature. And to know the volcano. Such a powerful entity, very much alive, and changing and evolving. So basically it’s just that: to create something that evolves and talk about grandiosity and also about tenderness. I mean, there’s a really powerful side of the volcano, but there’s also like a tender side, full of life. It destroys but it also creates. So we tried to make those emotions apparent with the music as well!
What was the contribution to the visuals by Manu Ros?
He is the video guy, he does most of the recordings. He controls the drone and he does the most of the slider’s show as well. I contributed a little bit wit the images. My main work is with the music and the sound. And he also has a lot of energy, he is always pushing me, to go out. He is always looking for the perfect shot. For example the last time we where there in December he was really sick, he had a bit of bronchitis and pneumonia, and he was comfy and a little bit struggling but anyway we were filming, he was always on the top of the volcano, it was very cold but it was there. So besides doing the film work he also brings a lot of energy to the project.
In what circumstances did you meet Manu Ros and what prompted you to start this journey together?
We knew each other when we were really young in Mexico. We were teenagers. He is spanish but his parents left Spain in the mid 70’s after Franco. So they arrived close to where I used to live and we met. I payed very much attention to him. He come home and asked me a lot of questions, cause he is five years younger than me. You know, when you are really young those differences are really strong. Anyway, he moved abroad, I moved abroad as well, we lost contact and then we re met over years in Spain. It was a really big surprise. He was living close to me in Barcelona, and at the end we maintain a good relationship. In the crisis of 2008 Manu lost his job, and he started to study something that he loved to do, which is documentary and cinema. So he started to study for one year, and after that he began to get involved more and more in videomaking. That’s how we started to have this idea of working together and to do audio-visual work focus on nature in a more poetic way. So that’s it.
Where it will take you this collaboration?
I’m not sure but we can always hope that it can take us to interesting places. There’s a possibility to go to Iceland, which visually is a very interesting place in many ways for us. So we are again starting with this project, it’s still very fresh but already there are some invitations, the most are unclosed to becoming to happen, but the other ones there are still not certain and not sure, so I won’t say about that. And hopefully we will continue to do what we love. And for me is very exciting to work against images, because I’ve done a few films in the past but it can go both ways. If you have competitivity and you approach the soundtrack in the way you like then it’s great. But most of the time the cast, the director and the producers they have a very clear idea of what they want. Sometimes it’s good when you are in tune with them, but sometimes it’s very difficult to please other people. Sometimes I don’t have the some ideas about the image as the director or the producer. Expecially when you’re working on a big film there’s a lot of people involved, the people who gave the money, the producers, they also want to made their opinions. But now with this project I do what I want. I can explore in many ways the image. So it’s a new step for me which is great.
Do you think that this project will see a release in the future?
Yes, we want to ideally to release the work. I don’t know if in physical format or digital format but we want to always have the two together. Maybe we can do a Blu Ray for example or digital only download, I don’t know. We wanted to make it available for the people to get. It’s very important because there’s a lot of work for each piece.
A few months ago I interviewed Atom™ and Tobias and they said “You choose your audience in case of the format that you release”. What do you think about that? And how do you think to release this project?
Well, we don’t have so much material. Maybe in the future we can do different things, but it’s only our first project and we are limited on what we have. And what we have is one hour long piece. If we will release at all it will be together with the images because the music was intended to go with the images. So they are very close together. Of course I guess you can also listen to it individually, separately, the music from the images, and create your own images in your head. Perhaps I can chop here and there but not to much because the music is very tight together most of it there’s one or two place were silent but not too much.
In this project do you think is the music that give a meaning to the territory, or is it the territory that influences the music?
The intention behind the music is to try and to bring the viewer inside the image and trying to create an intimate relation with the images and with the volcano itself. There were people who were talking in the audience of the show they said “Thank you very much! Because we didn’t see the volcano in this way before. Now I see it with new eyes!”. And so for us that is a big compliment because we realized we wanted to know at least for one person. But if one or two people come down and say that we were happy. And yes, what you’re saying that’s the same with art. It’s all depends on the way you do it. There’s very settle elements that are not very apparent but if you can get controls of those settle elements than you can have a lot of power in your hands to make something beautiful and meaningful together.[/tab]
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