Francesco Bigazzi, in arte Biga, è uno dei Giant Steps più stravaganti e colorati che ci sia mai capitato di avere sulle pagine della nostra rubrica. Cavalcando un amore viscerale per la musica latina e africana, ma anche per l’hip hop, il funk e il pop, il fiorentino ci regala oggi un’intervista e un set tanto avvincenti quanto distanti da qualsiasi stereotipo legato alla figura del dj. Solare, curioso, di una sincerità e di una trasparenza disarmante: Biga è il più bel regalo che potessimo farci per iniziare la settimana!
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
“Thriller” di chi sai tu: lo imitavo tantissimo quando ero piccolo, sono sempre stato un emulatore. Parto per emulazione per poi distruggere e ricostruire a maniera mia, forse è per quello che lavoro con i samples, è un’attitudine.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
La musica ha sempre fatto parte della mia vita perché in casa mia si ascoltava tanto, tuttavia non esiste un musicista nella mia famiglia, discendo da militari e scienziati…tutti viaggiatori. Io infatti non mi ritengo un musicista, direi più un musicofilo, oppure semplicemente un ricercatore. Non ho mai detto “adesso faccio questo” ho solo consumato avidamente tutto quello che mi piaceva, che mi dava emozioni potenti. Fin da piccolo ho sviluppato un grande attaccamento a questi sentimenti, mentre adesso sono più distaccato, ma la scintilla primordiale è sempre la stessa, la fame è sempre quella. Fortunatamente sapori e colori cambiano sempre, lo stesso sugo fa passare l’appetito.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Quando mangiavo sempre dallo stesso piatto e non capivo che non mi andava più e che dovevo mangiare altro. Mettevo una camicia che nn era della mia taglia ma volevo indossarla per forza. Chissà perché poi…non ha senso! Penso che questo accada quando il tuo livello di coscienza è molto basso.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Trovare persone che parlano la mia stessa lingua e a volte, ti dirò, con cui non c’è nemmeno bisogno di parlare. In generale, per quanto riguarda me, mi piace ascoltare e parlare poco. In Brasile mi trovo bene, perché i brasiliani, come del resto un po’ tutti i latini, sono aperti: entri in un negozio di dischi e puoi trovarti l’anziano che ti racconta un sacco di storie, oppure ti parlano dei musicisti che hanno suonato in questo o quel disco e magari sono persone del suo quartiere; di quello che è morto o di quell’altro che è diventato prete e così via. Così ti rendi conto di come vive la musica questa gente. Vedi, io mi sento ancora un ragazzo e ascolto sempre molto volentieri, ma purtroppo devo ammettere nella mia quotidianità questa cosa l’ho un po persa, soprattutto se si parla di musica. Gli italiani essendo un popolo di insicuri si mettono sempre in competizione, straparlano, sono maleducati e saccenti e non se ne rendono conto, ma da connazionale li capisco, a volte ci casco anche io in questo giochino a chi ce l’ha più lungo.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Personalmente trovo ispirazione quando c’è aria per respirare, quando riesco a trascendere la realtà, a liberarmi dalla “Babilonia del raziocinio”. È un po’ come sognare restando lucidi. Il ballo, per esempio, è un mezzo potente: cerco di rispettare questa esigenza sin da quando sono piccolo; intendo l’accezione spirituale del ballo, non la disciplina o le tecniche, quella è un’altra storia; intendo quella roba che ti ricollega all’universo, ai tuoi santi, ai tuoi morti e ai tuoi protettori che fanno riemergere la loro energia attraverso di te e ti parlano e tu parli attraverso di loro. A me fondamentalmente non interessa che questo, vedevo mio padre ballare in casa da solo, credo fosse uno sfogo, una sua maniera di esprimersi, parlava anche coi sassi ma in realtà faticava a parlare di sé, teneva tutto dentro e infatti è morto giovane. Anche le donne sono un’infinita fonte di ispirazione, tu parti per la tangenziale e crei una proiezione, poi la realtà sicuramente è di gran lunga meno sublime, ma a una certa chi se ne importa, intanto hai vissuto, hai premuto rec, è tutto registrato.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non ho rimpianti, ho sempre fatto quello che mi sentivo e se non l’ho fatto, allora c’era un motivo ed è inutile lamentarsi. L’importante è cercare di capire e non battere sempre sulla stessa trave, anche se ancora devo ammettere faccio molta fatica a dire no e finisco spesso per lanciarmi in cose che in realtà non mi appartengono e che non voglio fare.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
The Red Hot Chili Peppers “Bloodsugarsexmagik”.
Non è il loro disco che preferisco, ma penso sia uno dei miei dischi preferiti in assoluto. So che può non aver senso, ma è così.
Arthur Verocai “Arthur Verocai”.
Qui dentro c’è tutto quello che mi piace del Brasile: bellissime melodie stile rock minero, lo swing carioca e la pazzia “psichedelica” nordestina.
The Pharcyde “Labcabincalifornia”.
Non ho mai avuto la fortuna di vederli dal vivo. C’è chi dice che si tratta della miglior live band hip-hop in assoluto, fatto sta che erano tra i più stilosi sia sul palco che su disco e le produzioni di Dilla sono tra le mie favorite. Rivoluzionarie per l’epoca.
Justin Timberlake “Justified”.
Io e mio figlio siamo super fan! Questo pare fosse il disco che Pharrell aveva preparato per MJ, ma non ho mai appurato la veridicità di questa storia. Quando la mia sorellina era piccola ci siamo spaccati: le piaceva tantissimo, mi ricorda tanto lei e poi comunque piace un sacco alle fighe.
Cortijo Y Su Combo & Rolando La Serie & Ismael Rivera “Danger”.
Cortijo Y Su Combo, che ensamble di mostri! Con Ismael Rivera poi…il mio cantante di salsa preferito, oppure dovrei dire pre-salsa come ci teneva a precisare lui! A questo disco tengo tantissimo, pensa che l’ho trovato dentro una barca di pescatori su una spiaggia di Puerto Colombia, stava in mezzo a un centinaio di altri dischi insabbiati, buttati li in mezzo a preservativi usati! Bellissimo. Mateo Rivano e il Perro Loco me lo hanno fatto conoscere, ci sta dentro anche Rolando La Serie, gran boleros quelli di La Serie, anche se il mio cantate preferito di questo stile resta sempre Beny Morè.
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Adesso sto leggendo “Psicologia e Alchimia” di Jung e un libro sulla medicina Sufi; sto trovando in entrambi spunti interessanti. Leggo tante storie di fantascienza, adoro la collana Urania e anche un sacco di cartoni, fumetti e manga. Io e mio figlio siamo fan di Adventure Time, Regular Show, Uncle Grampa, Steven Universe e della Cartoon Network in generale. Ultimamente sono sotto con The Goon e L’Incal e mi è piaciuto un sacco anche Juan Solo, un personaggio in cui mi ritrovo molto, tipo El Topo. Di film recentemente mi è piaciuto tanto “Humandroid”: credo che abbia un impatto ancora più forte se sei genitore, gran film. I Die Antwoord son proprio dei bomber! Anche ottimi attori.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Sono contento delle tracce che ho confezionato per Beat a Confronto, una collana di beattapes che si trova su ragnampiza.net e che raccoglie alcuni producer che mi piacciono tantissimo. Vi consiglio di cercarla on line. Per quell’uscita ho tirato fuori delle tracce che sento molto mie, direi che è la cosa più coerente che ho fatto: ci sta il mio amore per la musica afrolatina, afroamericana e per i classici degli anni 90. Non c’è proprio tutto tutto, ma è un bene che sia così.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
Il web è una gran cosa, culturalmente parlando è stato una svolta, consentendoci di accedere a informazioni come mai prima. Personalmente ho avuto la possibilità di ampliare i miei studi e di approfondire in modo più semplice e decisamente più utile. Poi, come tutte le cose, dipende dell’uso che se ne fa: le droghe, per esempio, sono una gran cosa perché ti consentono di connetterti con parti di te e dell’universo altrimenti raggiungibili sono con anni di pratica; quindi sono un dono prezioso, ma ci vuole controllo e coscienza. Se le usi per sfasciarti tutti i giorni, il risultato è un disastro. Questa è solo una metafora, ma credo di essermi spiegato.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Collaborare mi piace. Sicuramente vorrei includere nel prossimo progetto i miei fratelli di qui e d’oltreoceano, ma per ora non ci sto dentro, si vedrà…
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
È sempre un classico trovarsi tra addetti del settore e finire per raccontarci qualche storia assurda che ci è capitata. Io mi ricordo di un tipo piuttosto massiccio che anni fa mi si avvicinò mentre stavo suonando a questa festa…”metti Sven Vath!”, mi dice. Io cerco di dissuaderlo, ma quello non si smuoveva: voleva Sven Vath. Capisco che la storia si fa seria, allora cerco di capire se magari eravamo dello stesso quartiere e avevamo amici in comune, fortunatamente sì e allora si calma e mi dice “te metti Sven Vath, io sto qui accanto e vedrai che nessuno ti dice nulla” e il tipo mi si mette accanto braccia conserte. Per fortuna ha gradito i dischi della Spectral che avevo con me…mi guardava e annuiva! Non ha mai saputo che quello che credeva Sven Vath era in realtà Jeff Samuel.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Non saprei risponderti, io non ci capisco molto di queste cose.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Vivere e non sopravvivere soltanto. Cercare di accrescere il livello di coscienza. Trasferirmi in un’altra città appena possibile, credo sia giunto il momento.
Intanto vivo sereno dove sto e mi godo quello che ho; cerco di rimanere zitto, di lato, imparare più cose possibili. Sono fortunato e non mi manca nulla, “contraddittorio e vagabondo”, come dice Emicida, “è vietato calpestare l’erba” come dice Jorge Ben
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
[pic by Niccolò Brighella]