Quello che si è tenuto a Barcellona per certi versi è stato un Primavera particolare. I motivi sono quelli che tutti hanno chiaramente analizzato nei loro report post edizione, ma soprattutto live, durante l’evento stesso.
Perché quest’anno più di altri il Primavera a Barcellona è stato un evento veramente di “massa”, da raccontare, osannare e spoilerare* sui social. Sicuramente per via di un headliner in grado di monopolizzare l’attenzione di tutti, quelli che il festival lo vivrebbero sempre e comunque e quelli che “sono qui per un gruppo e basta”. Quei Radiohead che sono tornati andandosene e che hanno occupato per mesi titoli di giornali, siti e post di fan, trasformando l’assenza in presenza.
E allora per assurdo ci piace pensare che un po’ tutti abbiano preso spunto da questo evento e abbiano voluto dare importanza alla presenza. Non per puro “spirito di condivisione” (con tutte le sfumature positive e negative che si porta dietro) ma perché davvero, esserci, era fondamentale. Come quando una ragazza davanti a noi, in lacrime, urlava a un signore di non parlare durante “No Surprises” intonata da Yorke: “Shut up! For some of us this is really important”.
La parola chiave di questa edizione potrebbe essere: “ingombrante”, come l’headliner, le centinaia di persone (ancora di più del solito) che si sono riversate nel forum, accolte dai soliti spazi, e da quelli nuovi (come il Beach Stage che ci ha dato il benvenuto il primo giorno). Insomma più gente, ancora più spazio, più km ma anche più dance (Da Koze a Matthew Dear).
Chi doveva deludere non ha deluso, leggi LCD Soundsystem e PJ Harvey. Chi doveva fare il compitino ha invece dato una lezione a tutti: John Carpenter, Beach House. Chi doveva essere il personaggio tra i personaggi ha messo in piedi uno spettacolo di sostanza: Action Bronson. Altri invece si sono preoccupati solo del personaggio: The Last Shadow Puppets. Poi ci sono stati un monumentale Vince Staples, il set incredibile di Dam Funk, la perfezione di Floating Points e Patha Du Prince e un’altra decina di live incredibili.
Il Primavera insomma continua ad essere incriticabile, dal punto di vista musicale, ma anche da quello organizzativo. Il suo nome resiste a qualsiasi headliner, anche al più ingombrante e il suo fascino sopravvive anche all’isterismo dei suoi partecipanti.
Se dovessimo azzardare (e che azzardo…) la parola chiave per il prossimo anno, punteremmo tutto su “esserci”. Anche meno però.
*la scaletta dei Radiohead circolava sui social un’ora prima del concerto.