In più di vent’anni di carriera, costellata di autentiche pietre miliari della musica elettronica come “Voodoo People” o “Smack My Bitch Up”, giusto per citarne un paio di una lista che sarebbe lunghissima, le interviste dei Prodigy sono sempre state merce rarissima: come leggerete in seguito, infatti, Liam, Keith e Maxim hanno sempre preferito concentrarsi solo sulla propria musica e sul proprio percorso anziché sprecare tempo a gestire le critiche e i commenti altrui. Anche per questo motivo, oltre ovviamente all’immensa stima che abbiamo della musica che ci hanno regalato nel corso degli anni, eravamo davvero emozionati all’idea di scambiare qualche pensiero proprio con Liam Howlett, il deus ex machina della band, in occasione del Synphonya Festival del 16 agosto al Postepay Sound Parco Gondar di Gallipoli: la chiacchierata che ne è scaturita è esattamente come ce la immaginavamo, spontanea e “in your face” proprio come la musica dei Prodigy.
Quando è uscito “The Day Is My Enemy”, mi ricordo di aver letto in un’intervista che dicevi che per la prima volta era un album frutto di uno sforzo collaborativo della band anziché essere praticamente solo Liam: che contributo hanno dato gli altri?
È stato così principalmente all’inizio, siamo stati in studio assieme a registrare cose e vedere cosa potevamo scrivere come risultato di quelle sessioni. È finita che da lì sono nate quattro o cinque tracce, poi mi sono messo a lavorare da solo mettendo assieme idee che poi sono diventate canzoni.
A più di vent’anni da “Charly”, a che punto vi sentite del vostro percorso musicale e della vostra carriera?
Andiamo ancora forte con la band, in questo momento sono in studio che scrivo dei beats nuovi…E ho anche un paio di progetti paralleli a cui sto lavorando, separati dalla band, ma è un segreto per ora.
A proposito, molte delle persone che vengono ai vostri concerti oggi non erano neanche nate quando è uscito “Charly”: come ci si sente a suonare per loro? Diventa mai complicato cercare di fare musica sia per loro che per i vostri fan di vecchia data che c’erano fin dall’inizio?
Complicato? No, non so di cosa parli. Faccio musica per me stesso prima di tutto, poi per il resto del gruppo. Non penso mai a nessun altro quando scrivo, è qualcosa che devo assolutamente fare. Poi la gente può essere soddisfatta e seguirci nel viaggio oppure no ma sta a loro, non c’entra niente quanti anni abbiano.
Credo che abbiate una coda enorme alla porta di artisti che vogliono collaborare con voi, eppure le vostre collaborazioni sono molto rare e con artisti scelti molto attentamente. È così? Cosa dite di solito agli artisti che vi dicono “Sai, dovremmo fare qualcosa insieme”?
Lavoro con qualcuno se sento che scatta qualcosa, non sono uno di quelli che collaborano con la gente giusto per aver detto di farlo, deve essere per il motivo giusto.
A un certo punto nelle vostre carriere tutti voi (o almeno, Liam e Maxim) avete pubblicato del materiale solista: è qualcosa che avete intenzione di ripetere?
Intendi Keef e Maxim, io (Liam) non ho mai fatto nulla da solista…ma lo farò.
A proposito, come fate a trovarvi ancora così bene insieme dopo più di vent’anni?
È difficile a volte quando stai scrivendo un album perché l’amicizia si mette di mezzo, ma abbiamo tutti imparato a darci l’un l’altro lo spazio di cui abbiamo bisogno e ci rispettiamo tutti molto. Siamo come fratelli, quindi siamo insieme per forza in questa cosa…cerchiamo di riderci su.
So che Liam si è dichiarato un perfezionista più volte, al punto che “Invaders Must Die” è stato praticamente riscritto da zero dopo che era ormai completato e pronto all’uscita. Quanto materiale avete sugli scaffali che per altri artisti sarebbe stato ok ma che invece avete pensato non fosse buono a sufficienza da poter essere rilasciato?
Sono un perfezionista? Non l’ho mai realizzato! In realtà non lo sono, penso che le cose debbano essere fatte bene e che debbano essere come le sento nella mia testa. Se non suona come deve, semplicemente non vado avanti e mi sposto su un’altra traccia o su un’altra idea, ma è qualcosa che non dipende mai da altre persone: solo da me stesso e dal resto del gruppo. Ci sono un po’ di tracce che girano per lo studio, se hanno abbastanza elementi validi allora prima o poi le useremo in un’uscita ufficiale.
Parlando di perfezionismo, c’è qualcosa di questi vent’anni che non rifareste se poteste tornare indietro? Per esempio, non suonate quasi mai dal vivo tracce di “Always Outnumbered, Never Outgunned”.
Non sono un perfezionista ma comunque…non cambierei nulla perché siamo qui oggi. Fondamentalmente, non suoniamo niente da quell’album perché non funziona troppo bene dal vivo, non è stato scritto per quel contesto. Spitfire funziona dal vivo e ogni tanto la facciamo, ma dopotutto non possiamo suonare tutto quanto, no?
Credo che la tecnologia e gli strumenti a cui avete accesso sia cambiata profondamente tra “Charly” e “The Day Is My Enemy”. C’è qualche macchina che usate ancora fin da quando avete iniziato? E in generale, qualche strumento di cui non potreste mai fare a meno?
Cerco di mantenere il mio studio semplice, non sono uno a cui piace stare seduto davanti al computer, è una cazzo di noia. Mi piace suonare uno strumento e registrarlo, vedere cosa ne posso ricavare, mi trovo meglio così. Ho ancora alcune tastiere del periodo di “Jilted”, la differenza principale è che ora posso scrivere anche su un laptop per cui è più facile buttare giù delle idee quando sono in tour.
A proposito, com’è il setup di Liam per i live? Cosa ti porti sul palco?
Uso Ableton sul palco per lanciare le tracce e i beats, abbiamo provato diversi software ma gli altri non sono stabili o robusti a sufficienza per adattarsi a un contesto live. Così, invece, riesco facilmente a cambiare parti delle canzoni o a fare degli edit dal vivo. Uso anche i synth analogici oldschool sul palco, il Roland SH-101 è fantastico quando funziona…ma se una tastiera si rompe di solito viene lanciata dal palco dal sottoscritto.
Sia in studio che dal vivo, la vostra musica è sempre stata molto energica, ma cosa ascoltate a casa, sul divano, quando vi rilassate?
Non ascolto musica a casa.
E cosa ascoltavate da bambini? Quali sono i vostri primissimi ricordi musicali?
Mi ricordo che mio padre ascoltava i Queen e un sacco di Pink Floyd.
Dopo più di vent’anni di tour, voli, critiche su Internet e tempo passato a rispondere alle interviste, non vi siete mai sentiti stufi di tutta questa fatica, o troppo vecchi per tutto questo? Pensi arriverà mai un momento in cui vi stancherete, oppure vi vedete continuare per sempre?
Prima di tutto non leggo mai la stampa né le critiche, positive o negative, non me ne frega niente. Penso che la gente passi troppo tempo a pensare a cosa gli altri pensano di loro, si fottano, preferisco concentrarmi su quello che sto facendo altrimenti non riuscirei mai a finire niente. Te lo dicevo nell’altra domanda, scriviamo musica per noi stessi e per portarla sul palco perché dobbiamo, dobbiamo restare autentici altrimenti non c’è motivo di farlo. Devi farlo per te stesso, quando crei qualcosa. Sapremo tutti quando sarà il momento di smettere, non è adesso e sì, odio gli aeroporti, i treni, gli hotel, stare in delle cazzo di macchine per ore, ma per quei novanta minuti sul palco ne vale la pena, è quello per cui viviamo.[/tab]
[tab title=”English”]Through a career spanning more than twenty years and dotted with genre-defining gems like “Voodoo People” or “Smack My Bitch Up” just to name a few in a list that could be neverending, The Prodigy have never been very prolific in giving interviews: as you will read, Liam, Keith and Maxim have always wanted to focus more on making their own music and following their own path instead of wasting time with criticisms and comments from other people. For this reason, besides the love we have grown to have for their music, we were really excited to exchange some thoughts with Liam Howlett, the mastermind behind most of their tracks, for their Italian gig at Synphonya Festival, on August 16th at Postepay Sound Parco Gondar in Gallipoli: our chat has been exactly as we imagined it, spontaneous and “in your face” just like the music The Prodigy make.
When “The Day Is My Enemy” came out, i read in an interview that you mentioned it being the first album born out of a collaborative effort of a band instead of being mainly Liam: what was the other members’ contribution?
Yes mainly at the beginning, we all were in the studio together recording jams and seeing what we could write out of that. We ended up writing 4 or 5 tracks like that – Then I would work on my own putting ideas together and building to songs.
More than twenty years from “Charly”, at what point do you think you are in your musical path and in your career?
We are still rolling strong with the band, I’m in the studio at the moment writing new beats…Also couple of side projects I’m working on separate to the band but that is secret for now.
By the way, many people coming to your concerts weren’t even born when “Charly” came out: how does it feel to play for people like them? Does it ever get complicated to make music both for them and for your longtime fans who were there since the beginning?
Complicated? …No, what u talking about? I make music for myself firstly, then second my band. I’m not thinking about anybody else when I’m writing, it’s something I just have to do. People can either get with it and jump on the ride or not, it’s up to them, age has nothing to do with it.
I guess you have a long line of artists at your door willing to collaborate, yet you only work with very few and carefully selected musicians. Is it so? What do you usually tell the artists that tell you “we should do something together”?
I will work with somebody if there is a buzz there, I’m not somebody that just collaborates with people just for the sake of it, got to be for the right reason.
At some point (at least, Liam and Maxim) spent some time working on some solo projects: is it going to happens again?
You mean Keef and Maxim, I (Liam) haven’t ever done any solo stuff…but will do.
By the way, how do you still get along so well after more than twenty years?
It’s hard at times when you are writing an album because friendship gets in the way, but we all learn to give each other space when needed and we respect each other. We are like brothers so we are stuck with each other in this shit…we have a laff.
I know Liam is a self-confessed perfectionist, up to the point that “Invaders Must Die” basically was re-made almost from scratch after being mostly completed. How much material do you have on your shelves that other artists would have considered ok but you thought wasn’t good enough to release?
Am I? I didn’t realise! Well I’m not, I think that it just has to be right and has to be what I hear in my head. If it isn’t sounding right, I won’t do it and move on to the next tune or idea, it’s never about other people, only myself and my band. There’s a few tracks knockin about, if they have enough that’s good about them then they will sill be used at some point.
Speaking of perfectionism, is there something in these twenty years that you wouldn’t do if you could turn back time? For instance, you almost never play tracks off “Always Outnumbered, Never Outgunned” live.
I wasn’t but go on…I wouldn’t change a thing because we are here today. We mainly don’t play much from that record because it doesn’t work too well live, it wasn’t written for that. Spitfire works live and we play that sometimes, we can’t play everything can we?
I think the technology you have access to changed radically from “Charly” to “The Day Is My Enemy”. Is there any equipment that you still use from back then? And in general, is there any gear you couldn’t live without?
I try and keep my studio simple, I’m not somebody who likes sitting at a computer, it’s fuckin boring. I like playing the instrument and recording it, see what comes out of that, I feel it more that way. I still have some of the keyboards I had from the Jilted era, the main thing that has changed from back then is the ability to write on a laptop so that makes it easy to put ideas down when I’m on tour.
By the way, what’s Liam’s set-up for live shows made of? What do you bring on stage?
I use the Ableton programme onstage to trigger the songs and the beats, we have tried many programs but some aren’t steady or strong enough to adapt to the live environment. This makes it easy to change parts of the songs or do live edits. I use the analogue old skool synths on stage, Roland SH-101 is great when it works…if a keyboard breaks down it usually gets thrown off the stage by me.
Both in studio and on stage, your music has always been extremely high-energy, but what do you listen to at home, on your sofas, when you want to relax?
I don’t listen to music at home.
And what did you listen to when you were kids? What are your very first musical memories?
I remember my dad playing Queen and a lot of Pink Floyd.
After more than twenty years of touring, catching flights, having to deal with bad criticism from the internet and to spend time giving interviews, have you ever felt bored of all this, or too old for this shit? Do you think a time like that will ever come, or do you see yourselves doing what you do forever and ever?
First of all I never read any press or look at any criticism, good or bad, I don’t care. I think people waste far too much time thinking what other people think of them, fuck that and just focus on what you are doing otherwise you will never get anything done: I’ve said this in the other question, we write this music for ourselves to take it live coz we have to, we gotta keep it real or there’s no point. You have to do it for yourself when you are creating something. We will all know when it’s time to stop, it isn’t now and we ain’t gonna stop yet and yeah I hate airports, planes, trains, hotels, sittin in fuckin’ cars for hours, but for that 90 minutes on stage it’s worth it, that’s what we live for.