Classe 1998, KOKO, all’anagrafe Francesco Rinaldi, è un promettente artista il cui estro condensa un’emozionante miscela di ricerca, cultura, creatività e talento. Di origine pugliese, Francesco è un ragazzo dall’animo timido e gentile, ma ogni qual sorta di strana inibizione viene magicamente a sciogliersi quando si ritrova dietro un mixer e due turntables, un ambiente a lui quanto mai familiare e confortevole. Il mondo della notte, come è di usanza definire, il più delle volte è una realtà che di rado conserva una forma assodata e definitiva: assistiamo ad una continua ridefinizione di schemi, richieste e consuetudini, coinvolgendone conseguentemente anche le necessità; eppure, nonostante ciò, un siffatto stato delle cose, un così pluridimensionale piano di riferimento (che in non pochi casi induce ad una sterile immobilità dalle proprie più consone certezze) non impressiona affatto questo giovanissimo futuro pezzo da novanta. Quello di KOKO non è un cieco ed incantato inseguimento della proposta più “IN” in data X dettata dal super big Y del momento: indipendentemente che si parli di produzione o di selezione musicale, ogni scelta ed ogni mossa sono impregnate di un sensibile entusiasmo sigillato da una profonda e sincera ricerca introspettiva di un (per quanto possibile) “oggettivo senso del bello e piacevole”. I suoni che predilige, e di cui carica di contenuto le attività di cui detto sopra, oscillano armoniosamente tra l’house di Chicago, microhouse, breakbeat: il prodotto che ne deriva è un organico composito testimone e allo stesso tempo garante di un rassicurante ed amorevole sensazione conforto, uno spazio d’incanto che solo la musica riesce a regalare.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Avevo dieci anni quando ascoltai per la prima volta KiNK “Existence”. Da subito capii che la musica mi trasmetteva qualcosa.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Ogni giorno, tornato da scuola, accendevo il computer per produrre come fosse una necessità. Forse lo era, forse lo è. Era emozionante per me suonare ai primi party in zona e vedere gente molto più grande di me ballare i miei brani.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Il contrasto scuola-musica potrebbe essere uno di questi. Per il resto vivo la musica con leggerezza. Essa non deve essere un peso, anzi mi aiuta proprio nei momenti più difficili.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Le prime date fuori, lo scorso anno. Per me un’emozione unica che durava dal viaggio alla performance.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Amo fare lunghe passeggiate in bici, da solo, con le cuffie. Purtroppo non ho altre passioni, tra scuola e musica mi è davvero difficile trovare spazio per altro.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Forse uno ce l’ho: essere nato in un posto “difficile”, musicalmente parlando.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Tracy Thorn “Why Does The Wind” (Morgan Geist Remix)
Midland “Final Credits”
Christopher Rau “Early Korn”
Daniel Bell “Star Child”
Red Hot Chili Peppers “Otherside”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Non sono un grande appassionato di cinema, né di letteratura. Mi piacciono le serie televisive, crime-poliziesche, tipo C.S.I.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Sono davvero felice che artisti internazionali suonino miei dischi in giro per il mondo: dal Club der Visioneare di Berlino al Sunwaves in Romania fino al Sonar in Spagna. Credo sia questo il risultato più importante finora oltre che rilasciare in vinile con etichette di spessore e chiudere date fuori.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Internet è uno strumento di quotidiana importanza oramai. Ci permette di avere, ascoltare e guardare tutto con un semplice click. Artisticamente parlando, credo sia molto più semplice emergere oggi più che mai. Il trucco è di non abusare di questo mondo virtuale.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Nel mio percorso musicale ho conosciuto un sacco di gente disposta a spendere del tempo per dei consigli o pareri. Per questo ringrazio gente come: DeWalta , Nastia, Christopher Ledger, Pablo Marco e tanti altri.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Non ne ho una in mente.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Ognuno vuole arrivare al proprio obbiettivo cercando di limitare quello degli altri. Noi italiani non conosciamo la sana competizione.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sto producendo tanto in questo periodo, anche in collaborazione con grandi artisti. L’unione fa la forza! Ultimamente per scelte personali sto rilasciando solo in vinile.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.