Il live dei Kero Kero Bonito è passato un po’ sotto silenzio perché l’attenzione generale sembrava essere tutta per Grimes, ma è stato di gran lunga uno dei più interessanti visti l’anno scorso al Festival Moderno: li conoscevamo già su disco e anzi eravamo estremamente curiosi di vederli, ma dobbiamo ammettere che la presenza scenica di Sarah e la risposta del pubblico sono stati una delle sorprese migliori della serata.
L’annuncio dell’uscita di un nuovo album della band, quindi, è una notizia che ci riempie il cuore di gioia, dato che da quella sera non riusciamo a fare a meno: ma chi sono, per chi non li conosce, i Kero Kero Bonito?
A dispetto del nome, dell’aspetto della cantante e dei testi, non sono affatto giapponesi, ma sono di Londra (ok, Sarah ha la madre giapponese) e oltre a Sarah stessa sono Jamie e Gus, che è anche Augustus ma soprattutto Kane West, un progetto che fa parte in maniera abbastanza lasca della cricca PC Music: questo indizio dovrebbe aiutarvi a capire che siamo nel territorio del pop “strano”, quello che a un primo ascolto superficiale sembra scemo e poi in realtà ha un sacco di idee interessantissime, più o meno evidenti, e non ti si stacca più di dosso.
È musica che potreste tranquillamente sentire sulle radio generaliste, e che anzi probabilmente sentirete proprio lì, tra qualche mese, prodotta peggio da artisti che la imitano, ma che in più di un caso starebbe benone anche in un club: a dirla tutta, nel secondo album dei KKB la dimensione “danzabile” è stata molto ridimensionata e le tracce sono molto più da ascolto che in “Intro Bonito”, ma abbiamo visto di persona l’effetto che fa “Lipslap” sui dancefloor ed è assolutamente devastante.
Pop allegro e innovativo, di ispirazione giapponese ma al tempo stesso marcatamente inglese, intenzionalmente patinato ma mai troppo plasticoso, citazionista eppure originalissimo, quindi: tutto qui? (si fa per dire)
Tutt’altro: si sa che quando si parla di pop, qualunque cosa questo significhi nel 2016, c’è un solo argomento che conta e mette a tacere tutti gli altri: le canzoni. In “Bonito Generation” ci sono, le canzoni? Assolutamente sì.
È vero, molte delle migliori erano già uscite come singoli, ma avere in un pacchetto unico autentiche gemme come “Break”, la già citata “Lipslap” e soprattutto “Trampoline”, di gran lunga la nostra preferita, non è certo qualcosa di cui lamentarsi, e se poi a queste si aggiungono tracce nuove del livello di “Hey Parents” e “Heard A Song” il numero di tracce che vi ritroverete a canticchiare in momenti inaspettati si avvicina pericolosamente al numero stesso di tracce dell’album.
Non dite che non vi avevamo avvertito: Gus, Jamie e Sarah sono tra i migliori esempi in circolazione di come ci voglia del talento per produrre musica apparentemente semplice ma che funziona, e “Bonito Generation” funziona alla perfezione, se gliene date la possibilità e non vi fermate all’apparenza glitterata del primo ascolto.
Un ultimo consiglio: se vi mettete a cercare materiale delle loro esibizioni live, prestate attenzione alla vastità della collezione di maglie da calcio che Gus sfoggia in ogni occasione: ne ha una diversa a ogni show, e alcuni pezzi farebbero davvero emozionare gli appassionati di calcio nostalgico.