Limitandosi a un contatto musicale (o al più digitale, come nel caso di chi scrive), Livia Borzetti, in arte Key Clef, dà immediatamente l’impressione di essere una ragazza dalle idee piuttosto chiare e le spalle ben dritte. È un bel tipetto, come si usa dire quando si ha di fronte qualcuno dal carattere forte, un’artista che sa esattamente cosa desidera dalla musica – “I don’t do music hoping you will like it, I compose music as freedom of expression”, parole sue – ma che in alcun modo sacrifica la sua femminilità e la sua sensibilità per il raggiungimento dei suoi obiettivi.
I The Analogue Cops dicono di lei, come avrete modo di leggere tra qualche tempo sulle nostre pagine: “appassionata di nastri magnetici, drum-machines senza MIDI e synth corpulenti. Riesce a fondere complessi paesaggi sonori con ritmi frenetici.”
Bene, avrete capito che con Key Clef c’è poco da abbassare la guardia…buona lettura e buon ascolto!
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Tanta è la musica che mi ha suscitato emozioni e curiosità, difficile dire cosa mi ha cambiato la vita: si aggiunge sempre qualcosa alla mia conoscenza, che mi porta ad una maggior consapevolezza.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Per me è grande valvola di sfogo, è parte della mia quotidianità, fin da adolescente. Non ho iniziato a farlo con l’intenzione di investirci così tanto all’inizio, mi sono lasciata trascinare e le cose sono venute col tempo.
È qualcosa di cui non posso fare a meno, anche non dovesse essere per me una fonte di guadagno, è per me una fortissima forma di espressione ed è questo che l’ha sempre resa parte fondamentale della mia persona.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
I momenti di crisi portano sempre a una nuova consapevolezza, sono importantissimi e l’artista è sempre un po’ in crisi nel suo continuo mettersi alla prova.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Entrare a far parte del collettivo LSWHR mi ha portato una grande crescita. Grazie a uno spazio come l’Ex Dogana ho potuto esibirmi di fronte a più di mille persone: penso che non scorderò mai l’applauso dopo il live fatto in apertura per i Detroit Techno Militia, esprimeva tutta l’energia che la gente aveva assorbito, davvero emozionante.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Da qualche anno mi sono appassionata all’elettronica, ma nell’ultimo anno ho dedicato molto alla musica, ho voluto imparare una cosa nuova, mettendomi alla prova con i vinili e il djset in generale; la ricerca e l’ascolto sono qualcosa che nn portano via poco tempo oltre all’esercizio, ma grande fonte d ispirazione.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Sono abbastanza giovane da potermi permettere ben pochi rimpianti avendo avuto una vita a dir poco movimentata.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Senza dubbio “Select Ambient Work 85-92” e “Analord” (tutta la serie) di Aphex Twin. Ultimamente ho scoperto Don Cherry, ecco “Brown Rice”, se lo conosci, non puoi farne a meno: sciamano immortale. E con questa siamo a tre…“Three Chairs 3” triplo di eccellenza, una raccolta di brani sensuali, dal sound caldissimo. In ultimo metterei un disco stampato su Metroplex firmato Audio Tech dal titolo “Dark Side”, contenente due remix della traccia originale di Juan Atkins e Mark Ernestus: da un lato pura elettronica, con un vocal spaziale by Huggins, dall’altro una pregiatissima traccia di Villalobos e Loderbauder, essenziale. Ma un disco che nn manca mai nella mia borsa è “Specific Momentific” a firma Vogel, una garanzia.
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
“Il più grande uomo del pleistocene”, forte messaggio degli istinti primordiali. E per rimanere nel tema dell’uomo prima della civiltà: “Apocalipto”, davvero un bel prodotto.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Il risultato artistico lo attribuirei più a varie performance che alle produzioni, dove ancora non ho raggiunto veri traguardi. I live set creano molta risonanza, è qualcosa che condividi con i presenti e che rimane più facilmente nella loro memoria di un ascolto dal web tra una cosa e un altra, perché è “vissuto”.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Ha i suoi lati positivi e negativi. La facilità del raggiungimento di un informazione ne impigrisce la ricerca: la mia generazione è passata dallo stare davanti alla radio aspettando una canzone speranzosi, all’avere un portale di accesso universale e immediato. Si può pensare che ci sia solo del positivo, ma per me non è del tutto così: non sempre tanta accessibilità porta un progresso, o a maggiore conoscenza.
È comunque un grande strumento di comunicazione, di sponsorizzazione e di condivisione. Il problema è che lo sfruttiamo veramente male.
Se non mi fossero indispensabili da un punto di vista lavorativo, farei volentieri a meno dei social che in questo periodo mi creano soltanto una grande indignazione per l’essere umano; stiamo cadendo veramente in basso, abbiamo perso i più grandi valori umani, non ci rendiamo conto di che arma potente sia e di quanto influenza le nostre vite. Abbiamo cambiato il modo di comunicare, siamo tutti pronti sempre a giudicare cose dove sarebbe meglio rimanere in silenzio, solo per far parte della grande vetrina.
Se da una parte vedo un possibile progresso, dall’altro vedo un reale regresso del genere umano.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Un personaggio molto influente nella mia crescita in questi anni è stato Luciano Lamanna, da lui ho appreso moltissimo sul campo lavorativo: è sempre pronto a darmi consigli e con lui condivido molto. Confrontarsi con chi ha esperienza è fondamentale.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Trovarmi per mano a Juan Atkins, in mezzo a centinaia di persone, per portarlo in consolle a suonare.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Purtroppo siamo schiavi di una vasta chiusura mentale.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Meglio non dir nulla, vi do solo un piccolo assaggio del nuovo materiale con questi venti minuti di registrazione notturna.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
Vi lascio con “Rosso Napoletano” di Tony Esposito, musica italiana da riscoprire.