La prima volta che finii a WHP a Bologna, più per inerzia che per vera volontà, mi ritrovai davanti a due ragazzotti piuttosto bravi nel mettere i dischi: bella selezione, buone vibrazioni e una festa in rampa di lancio sin da subito. Insomma, se a distanza di qualche anno mi ricordo ancora oggi di quella serata, buona parte del merito va attribuito ad Andrea Tirabasso e Alessio Procaccini, in arte Low.e, oggi sulle nostre pagine per raccontarci il loro breve, ma già ricchissimo percorso. Il primo impatto con la musica, gli anni universitari a Bologna, il Laboratorio Crash, il ritorno a casa, Harmonized e l’apertura della loro label…di carne al fuoco, come potete vedere, ce n’è davvero parecchia!
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Andrea: Bella domanda, anzi bellissima! A dir la verità ce ne sono state molte di tracce e di dischi che m’hanno fatto capire, volta per volta, anno dopo anno, quanto la musica suscitasse in me qualcosa qualcosa di speciale, come se fosse la cura momentanea a tutti i mali del mondo. Ricordo un aneddoto a riguardo che mi è tornato in mente, manco a farlo apposta, giorni fa mentre riempivo la borsa dei dischi. Era il 2006 ed io avevo sedici anni. Ovviamente non potevo spostarmi autonomamente, e tutte le volte che viaggiavamo con i miei, ogni scusa era buona per farmi portare in un negozio di dischi. Entro nel negozio ed il commesso mi consiglia uno strano disco bianco dal nome Latex “The Porcupine”. Ecco, una volta tornato a casa avrò riascoltato quel disco una trentina di volte in una settimana. Ricordo lucidamente come quel disco smosse qualcosa dentro di me, una sensazione incredibilmente eccitante, difficile da descrivere.
Alessio: Sicuramente i Pink Floyd, ed in particolar modo The Dark Side Of the Moon, hanno giocato un ruolo chiave per me nel cercare nella musica, non solo tramite le parole. Questo disco, per la prima volta mi ha fatto sentire la potenza dei suoni. In special modo la sequenza di “On The Run”, fatta con un EMS Synthi A, un sintetizzatore e uno strumento davvero innovativo per il 1973.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Andrea: Dico sinceramente, non credo che ci sia stato un vero e proprio momento cruciale in cui mi sono fermato ed ho detto “ok, d’ora in avanti la musica sarà parte integrante della mia vita.” Credo che si sia sviluppato tutto in maniera abbastanza graduale forse perché non mi sono mai separato da essa, producendola, suonandola o stando dentro un organizzazione eventi.
Ogni tanto però ammetto che mi capita di avere la netta sensazione di essere sulla strada giusta o per lo meno capire che quello che sto facendo mi fa star bene: succede spesso il giorno dopo aver suonato o dopo aver partecipato ad una evento musicale. In macchina, di ritorno verso casa ripenso all’atmosfera che si crea dentro ad un club, quelle sei-sette ore in cui vengono azzerati ogni tipi di tabù, ed ogni disparità viene meno. Lì capisco realmente quanto sia importante la musica per me.
Alessio: Ricordo intorno al 2005/2006 di aver iniziato a frequentare, grazie a mio fratello maggiore Federico ed un gruppo sostanzioso di gente del mio paese (colgo l’occasione per salutarne uno, Lorenzo), diverse serate nella riviera romagnola. Ero davvero ancora molto piccolo (gli ultimi strascichi del vecchio Echoes, il Cocoricò) ma sentivo che quel mondo, mi apparteneva.
Ricordo che tal volta mi portavano in posti che odiavo con tutto me stesso, dove il clima non era legato troppo alla musica, piuttosto ad un certo stile di vita. Iniziai a romper un po’ le palle a tutti per frequentare determinati, tipi di feste, ed iniziai a collezionare musica in vinile.
Di li a poco, pensai che si potevano organizzare cose interessanti anche in posti non estremamente accattivanti.
Nacque così Berlin In Town: essenzialmente volevamo portare un certo tipo di cultura, vissuta in una certa maniera, nella nostra città, Macerata. Eravamo io ed il buon Andrea, insieme al nostro caro amico Tuccyman. Ricordo con piacere questi momenti, furono un’ottima palestra a quindici-sedicidi-diciassette anni.
Comunque vorrei sottolineare come lo spirito della golden age della house music italiana degli anni ’90 – dell’Ethos Mama Club, poi Echoes, e tutta quella parte di storia fantastica che ha regnato e dettato le regole del gioco per una decina d’anni – vivano fortemente nelle persone che hanno goduto di quel periodo fantastico, poter condividere negli anni a venire momenti di festa con queste persone, è stata un’esperienza davvero influente per me.
Un’altra tappa fondamentale, come penso per Andrea, è stata la nostra convivenza universitaria a Bologna. Qui abbiamo avuto modo di vedere da vicino e tal volta collaborare con delle organizzazioni professionali nel panorama italiano quali il Playhouse o roBOt Festival ed il Link, dove sia a livello artistico/culturale che professionale, siamo cresciuti molto. Due persone in particolar modo sono state cruciali nella nostra militanza bolognese: Edoardo Mazzilli e Tommaso Meletti aka dj Iommi. In una qualche maniera, ci hanno influenzato e indirizzato verso ricerche interessanti e trasmesso dei valori che riteniamo importanti, nel mondo della club culture.
Per ultimi, ma non per gloria, i nostri amici e colleghi di Harmonized Marco, Edoardo, Sergio, Emanuele e Curl. Ci hanno affidato senza batter ciglio la residenza e le aperture dei nostri party. Per me un grande onore e una grande fortuna crescere con loro ogni sabato.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Andrea: Non so se possa essere definita come una vera e propria crisi, ma mi capita ciclicamente d’essere meno attratto dalla musica elettronica che sto ascoltando in quel periodo, come se tutto suonasse terribilmente uguale, di plastica.
Inizialmente questo tipo di sensazione mi creava un po d’ansia del tipo “Ecco, è arrivato il momento in cui ti sei stufato ufficialmente della musica e forse è meglio che ti trovi un altro hobby.” Poi ovviamente impari e capisci che è un momento di crisi passeggero. Il mio rimedio è cambiare totalmente traiettoria, spostandomi su altri generi musicali. L’ultima volta un disco di Sun Ra è riuscito a risollevarmi in pieno.
Alessio: Probabilmente agli albori, non era facile far capire alle persone quello che avevo dentro. Il valore che davo e do ancora nel ritrovarsi in un posto, senza conoscersi e condividere con chi hai vicino, le emozioni della musica, lasciando alle spalle momentaneamente i problemi. Non trovare spazio per esprimersi era piuttosto frustrante, anche perché eravamo davvero giovani e la gente non ti dava troppa considerazione. Anche l’aver iniziato a lavorare, non mi ha aiutato. Inizialmente, mi ha tolto molta energia che prima concentravo essenzialmente nella ricerca musicale e di cui andavo molto fiero. Devo dare atto in questo caso, a mio fratello minore, Edoardo, ora mai diventato un grande collezionatore di dischi ed un ottimo digger. Vedere nei suoi occhi l’entusiasmo che avevo perso nel cercare musica, mi ha aiutato tantissimo a ritrovare l’interesse e al non fermarmi agli strati superficiali della ricerca.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Andrea: Sono essenzialmente due, entrambi accaduti intorno ad una tavola in una calda sera d’estate: il momento in cui abbiamo deciso di fondare Harmonized ed il progetto discografico Sorry For This Records.
Harmonized è l’organizzazione eventi fondata da me, da Alessio e dal resto della crew circa quattro anni fa. Come la stragrande maggioranza delle persone alle prime armi avevamo molti sogni per la testa, passione da vendere ma poca dimestichezza con il mestiere del promoter. Quelle che inizialmente potevano sembrarci delle barriere insormontabili non ci hanno scoraggiato, anzi. Anno dopo anno siamo riusciti a stilare una programmazione senza troppi compromessi che ci rendesse totalmente soddisfatti. Produrre un certo tipo di cultura alternativa, portando quelli che noi crediamo essere i nomi più affermati nella scena musicale mondiale in una provincia, quella di Fermo, di per sé restia ad aprirsi alle nuove tendenze è stata un autentica scommessa. Guardiamo al futuro con uno sguardo più che fiducioso, la risposta da parte del pubblico c’è e questo è l’importante.
La seconda, Sorry For This Records, è la vinyl label gestita da me, da Alessio e dal duo CALMA: il nome è volutamente ironico ed è nato quasi per caso. Siamo nati nel 2012 ma effettivamente siamo partiti con il primo disco nel 2013. Il nostro intento è quello di scandagliare il vasto panorama del mondo elettronico prediligendo sonorità house e techno meno convenzionali. Uno dei nostri obiettivi è quello di promuovere e scoprire giovani emergenti possibilmente italiani accostandoli a nomi che, a nostro parere, hanno una certa risonanza nel mercato discografico. Ad oggi hanno collaborato con noi in qualità di remixer Ion Ludwig, Boo Williams e Glenn Underground, Juju & Jordash, Steve O’ Sullivan e DJ Sotofett.
Alessio: Ce ne sono diversi: di sicuro la creazione e la residenza ad Harmonized è il traguardo di una gioventù passata a sbattersi davvero tanto nell’organizzare di qualcosa di concreto nella provincia di Macerata. Sbattimento che lo scorso anno si è proiettato ai massimi livelli con la nascita e la prima edizione di FAT FAT FAT Festival. Un gioiello a mio avviso. FAT FAT FAT Festival è il luogo dove tradizione locale e dj culture internazionale si fondano per dare vita ad un’esperienza sensoriale unica. Tutto questo ci ha portato a poter condividere i giradischi, aneddoti ed opinioni con artisti di fama internazionale e molto influenti per il nostro viaggio nella musica. Ogni evento, porta con sé tante possibilità per chi ha voglia e l’umiltà di saper ascoltare e vedere. Poi Sorry For This Records, etichetta di cui siamo proprietari insieme al duo CALMA: è una forma d’espressione davvero molto importante per noi, qui possiamo sbizzarrirci nel pubblicare e produrre tutta la musica che ci passa per la testa, senza freni e dare l’opportunità a gente che conosciamo e che riteniamo opportuna di poter pubblicare musica in vinile. Ultima, ma non meno importante, cito la creazione e la militanza nel collettivo WHP al laboratorio Crash di Bologna. Sono davvero molto soddisfatto di come le cose sono andate e come stanno andando avanti lì. Un contenuto davvero ripieno di tutti i valori concreti che talvolta questo mondo dimentica di portare con sé: andare a fare festa, per la festa. Bologna è oggi, un fulcro creativo pulsante, molto più di come l’abbiamo trovata al nostro arrivo. Di certo il merito è anche dei miei colleghi del WHP (Mattia Trani, Dumbo, Lizard, Dj Mike, CALMA, Dj P!sta, Matteo Fermi) e dei tanti amici e volti incontrati sotto le due torri (DJ Rou, Grienkho, Nas1, per citarne alcuni), gente che vive la musica dal basso, con tanta voglia, idee ed umiltà. Tanto rispetto per tutti quanti.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Andrea: Ogni tanto quando sento il bisogno di dover staccare un po’ e ricaricare le pile spengo il telefonino e fuggo con la mia ragazza magari in qualche piccolo paesino nelle Marche o nel Lazio. Amo viaggiare e sopratutto in posti in cui ci si possa rigenerare con la natura, ma quando le finanze non permettono tutto ciò c’è un piccolissimo bar nel centro storico del mio paese dove adoro passare le serate tra amici, risate e birrette.
Alessio: Lavorando e occupandomi di musica nel fine settimana ho davvero poco tempo libero, quello che riesco a ritagliarmi lo passo con Dana, il mio cane di due anni. Ho una grande responsabilità anche nei suoi confronti. Mi aiuta a liberare la mente e mi riconcilia con la natura: è possibile costruire rapporti di lealtà e rispetto inarrivabile con questi animali. Dove puoi investire tanto amore ed essere sempre e comunque ripagato, un po’ come con la musica. Situazioni sovra-umane, per certo.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Andrea: Per fortuna data la nostra giovane età, siamo ancora in tempo per correre ai ripari riguardo eventuali errori commessi. Dei cosiddetti “treni persi” credo di averne visti passare pochi. Spero comunque di poterci rivedere tra un po’ di anni, confermando quello che sto scrivendo.
Alessio: Probabilmente il non saper suonare concretamente uno strumento classico.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Andrea: In ordine sparso
Brian Eno “Ambient 1 (Music For Airport)”
Dj Sprinkles “Ball’r (Madonna – Free Zone)”
Miles Davis “Kind of Blue”
Radiohead “Kid A”
Moodymann “The Day We Lost The Soul”
Alessio: Mi riesce davvero molto difficile selezionare brani “chiave”. Amo tutti i generi della musica
Ogni tanto mi sveglio la mattina, e inizio ad andare a “ruota” di qualche sfumatura della musica: ambient, techno, house o dub, non fa differenza…cerco l’emozione e qualcosa che stimoli la mia sensibilità. Ultimamente mi sto interessando al krautrock.
Talkin Heads “Remain in Light”
ESG “ESG”
Model 500 “Deep Space”
Jeff Mills “The Purpose Maker”
Theo Parrish “First Floor”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Andrea: Ammetto e faccio pubblica ammenda: sono un lettore lento e pigro, ma quando mi capita sotto le mani un libro che mi interessa lo divoro in pochi giorni (succede di raro, ma succede!). Agli amanti del genere consiglio “Lo straniero” di Albert Camus, mentre per una lettura riguardante attualità e globalizzazione “No Logo” di Naomi Klein.
Riguardo i film sono un grande amante del cinema nostrano e di alcune pellicole meno main-stream: mi piacciono quasi tutti i film di Paolo Virzì, vado pazzo per Sorrentino e adoro Nanni Moretti (molti dicono che caratterialmente gli assomigli pure!). Un film che m’ha colpito molto uscito nel 2015 è “L’attesa” di Piero Messina. Consigliatissimo!
Alessio: Come libro consiglio “Così parlò Zarathustra” di F. Nietzsche, di sicuro non una lettura semplice, va accompagnata da una guida, ma davvero una lettura molto illuminante e di spessore. Come film consiglio invece “The Holy Mountain” di Alejandro Jodorowsky del 1973.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Andrea: Sembrerò scontato e banale ma ogni serata a cui abbiamo lavorato duramente andata poi a buon fine come promoter o come dj per noi è un traguardo raggiunto ed un risultato da festeggiare. Portando degli esempi concreti posso dire che vedere così tante persone partecipare, ballare e divertirsi alla prima edizione del nostro FAT FAT FAT Festival è stato sicuramente un risultato di cui andare estremamente fieri.
C’è poi il quinto disco prodotto dalla nostra label Sorry For This Records, realizzato da Grienkho, vostra vecchia conoscenza e remixato da uno dei producer e dj’s che più stimiamo attualmente, DJ Sotofett. Tutto ciò è stato motivo per noi di grande orgoglio.
Alessio: Sono orgoglioso di poter contribuire allo sviluppo e alla divulgazione di questa cultura nella mia terra. Poter selezionare e mettere dischi per la mia gente è qualcosa che mi riempie l’animo. Sono felice e vivo consapevolmente il mio ruolo da resident dj in Harmonized, club che sta dando a tutti tantissimo, anche a noi addetti ai lavori. Le Marche hanno tantissimo da offrire. Credo che con lo sforzo di noi giovani, si possano creare possibilità di turismo e interesse giovanile. Tengo sempre molto a questa cosa, mi piacerebbe che le persone che vengono da fuori regione, imparassero ad apprezzare la tradizione e gli spettacoli naturali di cui godiamo. In un momento particolare come quello che stiamo vivendo nel centro Italia oggi, bisogna avere idee per ripartire all’istante, affinché le tradizioni ed i luoghi possano andare avanti.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Andrea: Chi vi parla è una persona che è riuscito a farsi una cultura musicale in parte grazie a quest’invenzione memorabile chiamata internet. Un po’ come Alessio, anch’io avendo vissuto per anni in un paesino di tremila anime lontano dalle grandi città in età adolescenziale facevo fatica a reperire materiale (dischi, riviste musicali specializzate) e l’unico modo che avevo per poter rimanere informato/aggiornato era una connessione wifi. Il ruolo che ha giocato internet per la mia formazione musicale è stato essenziale. Passavo e passo tutt’ora nottate e giorni interi dietro al pc spulciando siti, blog musicali (tra cui il vostro primo blog Pillole Elettroniche) leggendo interviste, guardando video su Youtube e ascoltando pacchi di musica di qualsiasi genere.
Ecco, questo per come la vedo io è forse la parte più “sana” del web, il quale permette a tutti, come nel mio caso anche al ragazzino sperduto in una cittadina sui monti, di poter accedere a praticamente qualsiasi informazione stando semplicemente collegato ad una rete. Il potere orizzontale di internet di democratizzare l’informazione e di rendere connessi tutti in pochissimi secondi da qualsiasi device vogliamo, ha però a mio avviso un lato oscuro. Quando si parla di questo tema faccio sempre l’esempio del coltello che può essere usato per spalmare la marmellata ma che può anche uccidere. Ecco internet ha rivoluzionato letteralmente le nostre vite, lasciandoci oramai poca scelta: o sei dentro o sei fuori.
Ma come tutte le grandi invenzioni nella storia dell’umanità anche internet e la digitalizzazione vista in termini ampi, vanno presi e maneggiati con cura. Il proliferare di notizie fittizie emanate dal web e santificate dal popolo della rete come la vera e pura informazione lontana dalle censure è un problema abbastanza rilevante. Così come lo è l’alienazione da parte dei più giovani (e non) riguardo l’uso smodato degli smartphone. A volte vedendo con i miei occhi bambini e ragazzini (come mio nipote di otto anni che oramai può darmi lezioni su come funziona un tablet) presi ed ipnotizzati da questi device un po’ mi spaventa. E questo ovviamente è una considerazione che faccio anche con me stesso, domandandomi ad esempio quand’è stata l’ultima volta che ho chiacchierato con il mio vicino in treno. Non vorrei che la cosa ci stia sfuggendo di mano senza accorgerci di quanta bellezza il mondo ci riservi oltre un monitor o un display.
Alessio: Internet è sempre stato fondamentale per me. Sono figlio del web. Se utilizzato in maniera coerente ai propri ideali o obbiettivi, è uno strumento potentissimo. Essendo cresciuto in provincia, non sarebbe stato facile seguire il panorama musicale globale senza una connessione al wifi. D’altro canto, rimango un po’ scettico di fronte ai magazine o alle testate giornalistiche – non me ne vogliate -, ma credo che possano influenzare troppo il flusso e la ricerca naturale di qualsiasi tipo d’interesse. Siamo bombardati costantemente da notizie e novità, di sicuro è una cosa positiva, ma bisogna essere capaci di filtrare i contenuti.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Andrea: Al primo posto ovviamente c’è Alessio che è senza mezzi termini il fratello che mi sono scelto. Ci conosciamo da quando avevamo quattordici anni e abbiamo condiviso tutto: lo stesso banco al liceo, l’università e la nostra casa a Bologna. Passano gli anni ma quel feeling particolare, non solo riguardo la musica, è rimasto pressoché immutato seppur ora abitiamo in città diverse.
Poi c’è Curl Menghi, una tra le persone più influenti nel mio cammino a livello artistico.
È stato il primo a farmi conoscere e tramandarmi la passione sfrenata per la house music americana e techno vecchio stampo. Lui è un autentico veterano nel suo campo con alle spalle quasi vent’anni di esperienza, ogni suo consiglio è oro per me. Assieme a Curl portiamo avanti il progetto Harmonized Soundsystem ed in quelle occasioni ci piace rispolverare tutto il nostro archivio di house music “old school”, funk e soul. Inutile dire quanto sia divertente ed appagante per noi condividere dischi e bei momenti insieme: alcune nostre foto parlano da sole! Non meno importanti sono Carlo Battistini e Alessandro Sensini in arte CALMA. Li ho ribattezzati i miei fratelli maggiori poiché durante il nostro periodo universitario a Bologna, grazie a loro abbiamo mosso i primi passi nella club culture bolognese, permettendoci di conoscere promoter ed organizzatori allora sconosciuti ma che oggi sono diventati nostri grandi amici. Sono stati i primi con cui abbiamo voluto collaborare ed i primi con cui voler intraprendere un progetto molto importante in cui crediamo moltissimo, la nostra etichetta discografica Sorry For This Records. Ovviamente oltre al legame pseudo lavorativo c’è prima di tutto una grande amicizia e stima reciproca. Carlo è il burlone che ama prendermi continuamente in giro, mentre Ale è il mio più grande dispensatore di consigli. C’è poi tutta la “balotta” bolognese a cui siamo inevitabilmente rimasti legati e credo lo saremo per sempre. Tutta la crew del WHP con cui abbiamo condiviso quattro stagioni fantastiche al Laboratorio Crash, i vari promoter del roBOt Festival, del Playhouse – in particolare nostro “padre” adottivo Edo Mazzilli e Tommaso Meletti in arte Iommi: con loro due abbiamo passato serate, mattinate e momenti indimenticabili e le loro dritte in fatto di musica e club culture non le dimenticheremo mai.
Alessio: Per certo, Andrea, è il mio amico numero uno, il mio compagno di viaggio. Il nostro è un rapporto sincero e trasparente. Con lui posso parlare liberamente di tutto. Il duo CALMA, per forza di cose, sono sempre stati i nostri primi supporter, ci hanno aiutato a crescere e a trovare la nostra strada. Poi c’è ovviamente Curl Menghi, mio fido compagno di festa. Per certo è una persona importante per me, ma lo è anche per il panorama musicale italiano. È stato fondamentale per sviluppare le mie conoscenze e le mie abilità nel mondo della house e techno music. Curl è un patrimonio vero e, oltre tutto, è una persona reale, sincera, intelligente e davvero modesta. Qualità rare da trovare nelle persone e quindi anche nei dj. Con lui condividiamo il progetto Harmonized Soundsystem, che credo porteremo avanti finché la nostra amicizia e il nostro trovarci dietro ai giradischi, abbia un senso comune, condiviso su solidi valori. Harmonized Soundsystem è quasi sempre pura magia, credo che chi venga ad ascoltarci, possa condividere questa affermazione.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Andrea: Suonavamo ad un party, eravamo carichissimi anche perché prima di noi c’era un grande artista che stimiamo molto tra l’altro.
C’erano un sacco di persone,il dancefloor era infuocato e si respirava una gran bella atmosfera. Saliamo in consolle, scelgo il primo disco, lo tiro fuori dalla borsa, metto in battuta e tempo due minuti tutto il pubblico era completamente sparito, tutti volatilizzati nel nulla. Non so ancora se sia stata colpa del primo disco che ho messo o molto più probabilmente una semplice situazione in cui la sfiga ti piomba dritta addosso!
Alessio: Probabilmente portare Floating Points, che la sera prima era a Milano, a Torre San Patrizio, in un locale dove da una parte c’eravamo noi e dall’altra il liscio. Ci avevano sequestrato il locale per una questione assurda di decibel, l’unica soluzione per non perdere la programmazione era trasferirci in quella struttura. Fu goliardico e Sam fece un set spaziale.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Andrea: L’approccio delle nuove generazione e di gran parte dei cosiddetti clubber rispetto alla musica elettronica in generale. Mi capita e m’è capitato di vedere quanto a volte il genere “dance” venga utilizzato come un pretesto, come un vestito da indossare per apparire diversamente da quello che si è senza comprendere a pieno questo movimento che affonda le sue radici in ben altri contesti da quelli attuali. Entrare in club a mio modo di vedere, dovrebbe essere come andare a un concerto. La musica e il suo esecutore, nel nostro caso il dj o il live performer, dovrebbero essere al centro delle attenzioni di ogni frequentatore di un club e nulla di più. Mi infastidisce profondamente questa “coolness” e quest’aspetto “patinato” che sta assumendo il mondo dei club e dell’elettronica in generale. Tutto ciò che è finto o di facciata non ha nulla a che fare con le arti in generale ma sopratutto col mondo della musica.
Alessio: Da un punto di vista di chi fruisce le feste, mi da molto fastidio le ansie e le aspettative che si creano in pista senza rigor di logica. Le persone dall’oggi al domani, credono di sapere tutto, quando la musica richiede rispetto perché è infinita. Nessuno può conoscere tutti i titoli, brani o artisti di questo mondo. Anche perché c’è tanta gente che si avvicina ogni tanto ai nostri dancefloor per la prima volta e si ha il rischio di trasmettere valori sbagliati. Per questo motivo c’è bisogno di rilassarsi un po’ a mio avviso e godere di ciò che chi hai davanti vuole trasmetterti nei propri anni passati a ricercarla ed amarla. Per quanto riguarda invece il panorama generico italiano, credo che non ci sia la coesione giusta tra tutti gli addetti ai lavori, si pensa sempre a portare questo o quel dj, ma non si pensa mai a costruire insieme, un panorama nazionale, con i propri talenti e le proprie potenzialità. C’è tanta gente in Italia veramente forte, che non ama le luci della ribalta, che lavora a testa bassa dando vita a progetti di spessore. Alcuni nomi? Penso ad esempio al mio caro amico Robert Crash (genio e poeta a mio avviso), Bakerboy del Lattex+ di Firenze, Dcdj Soulmind, Mayo Soulomon, Deep88 o tutti i miei compagni del WHP. Un’altra cosa che odio sono gli arrampicatori sociali, gente dai finti sorrisi che cerca di mangiare tutta la torta, finché è sul tavolo, senza mai ringraziare chi quella torta l’ha portata.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Andrea: Sicuramente la produzione e la promozione dei prossimi EP di Sorry For This Records, poi c’è il finale di stagione con Harmonized ed alcune sessioni in studio di registrazione con Alessio visto e considerato il poco tempo che passiamo insieme al di fuori del club.
Alessio: Personalmente, spero di portare la mia curiosità e la mia voglia di fare concretamente in studio. Ho perso tanto tempo nel costruire il mio angolo, sempre alla ricerca del suono che avevo in mente. Ora che a grandi linee l’ho trovato, tempo e lavoro permettendo, mi piacerebbe sperimentare la costruzione di strutture musicali insieme ad alcuni musicisti, il mio tecnico Piergiorgio e naturalmente Andrea. Magari cercando di valorizzare anche i diversi talenti di amici e conoscenti (ad esempio chi sa suonare uno strumento o ha una bella voce). Voglio che il mio studio sia un’opportunità per molti, sarebbe molto gratificante. Vedo lo studio come un posto dove condividere idee, non mi piace sedermi da solo davanti ad un computer. Nasco come collezionista di dischi, questa è e sarà sempre la mia indole. Non voglio forzare le cose, voglio che se ci sia un processo produttivo, sia naturale. Tanta gente ci chiede perché non facciamo dischi, magari per farsi conoscere anche all’estero o da altre organizzazioni ma questa è la realtà dei fatti, e forse mi interessa e sono davvero molto preso nel lavorare nel “locale” in maniera seria e costante.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.