Normalmente, se fate un lavoro a tempo pieno – uno di quelli da quaranta ore alla settimana per intenderci – considerate il venerdì, ma anche tutto il weekend in generale, il momento nel quale poter staccare la spina e riposare in vista della settimana che verrà. Normalmente. Ora provate a pensare invece al venerdì come all’inizio di tutto: vi alzate dalla sedia, prendete in mano una borsa piena di dischi e vi dirigete verso l’aeroporto. Alla routine ci penserete lunedì mattina, oggi vi tocca volare verso una qualche città europea (o americana) per far ballare la gente. È proprio questa la vita che ci racconta Luke Hess nelle righe successive: una vita fatta di amore per la musica, passione per il proprio lavoro da ingegnere elettronico e la capacità di saper coniugare un’esistenza “normale” con una meno convenzionale. Il dj che lavora quando è in ferie, che produce nel tempo libero e che nonostante sia sempre occupato, trova anche il tempo per fare due chiacchiere con chi condivide con lui la passione per la musica. Detroiter dalla nascita e artista fortemente rispettato da colleghi e addetti ai lavori, il pupillo di Omar S ci racconta di sé, del suo background musicale e non e dei suoi progetti futuri, in una chiacchierata che tutto può definirsi, meno che banale.
Sei uno degli artisti dub and deep techno più rispettati del mondo. Quali sono i dischi che maggiormente ti hanno influenzato e che ti hanno spinto ad esplorare questo suono?
La maggior parte della musica da cui sono stato influenzato viene dalle label della Detroit di un tempo, di Chicago e di Berlino, includendo anche M-Plant, Axis, Accelerate, Drama, Duet, Metroplex, Relief, Trax, Transmat, Basic Channel, & Maurizio. Io però mi sento più ispirato dal suono di “Motown Minimal”.
Quello tra Detroit e la musica elettronica è un legame indissolubile. Quanto l’essere nato nella Motor City ha influito sulla tua passione per la musica e sul tuo percorso artistico?
Se non fossi nato a Detroit, sicuramente non avrei avuto quel tipo di esperienze e ispirazioni che arrivano direttamente dalla scena club underground della metà degli anni Novanta. Aver partecipato ad alcune delle feste più significative di sempre, con alcuni dei i miei artisti preferiti come Robert Hood, Jeff Mills, Richie Hawtin, DBX, Derrick May, Traxx, DJ Stingray, Octave One, UR, Will Webb, Mike Huckaby, Carl Craig, Heckle & Jeckle etc, ha sicuramente cambiato il mio modo di vedere la musica nella sua totalità. Qualsiasi Detroiter ti dirà che queste feste sono state fonte di grande ispirazione e hanno contribuito ad aumentare la passione per la musica elettronica di tutti quanti.
La tua è una techno atipica per essere un artista nato lì. A quale collega concittadino ti senti più legato e quali sono stati i tuoi modelli veri e propri?
Io non ho l’obiettivo di suonare come qualcun altro. Sono unico, ho la mia anima e il mio spirito che non possono essere copiati. Tuttavia, mi sento connesso in molti modi e per tante ragioni alla musica di Robert Hood. Il collega di Detroit che invece sento più vicino e che considero anche un mentore è Omar S.
Che ruolo ha giocato Omar S nella tua vita di produttore? Non è da tutti far parte della sua FXHE.
Omar S mi ha dato un sacco di fiducia come produttore. Mi ha incoraggiato ad andare oltre al mio suono, a capire quante possibilità avevo di esprimere la mia musica e mi ha dato la forza di rimanere concentrato sul mio obiettivo e nulla di più.
La tua biografia parla di un background matematico. In che modo questo condiziona il tuo approccio alla produzione?
Penso che il background in matematica mi abbia insegnato la pazienza, la strategia, la meticolosità nel fare le cose e a lavorare duro: raggiungere questi elementi attraverso la musica è un processo senza fine. Oltre a questo, la produzione musicale si basa su sentimenti, emozioni e visioni.
Se non avessi ottenuto successo con la musica, che futuro avresti immaginato per te? Ti donano la giacca e la cravatta?
Come forse saprai, ho un lavoro a tempo pieno da ingegnere elettronico. Viaggio per suonare durante i fine settimana e uso le mie ferie per andare in tour. Tuttavia, se non avessi avuto successo con la musica, avrei continuato comunque a collezionare dischi, a fare mix per i miei amici più cari e a creare musica per me e per gli altri. Sicuramente avrei avuto molto più tempo – visto che non sarei stato in giro per suonare – per fare cose come snowboardare più spesso, imparare a surfare e andare in giro zaino in spalla per le montagne, godendo di tutto ciò che Dio ha creato e ci ha donato.
Dalla tua città escono una quantità di generazioni di artisti di talento davvero smisurata, eppure in Europa non si parla di una scena cittadina vera e propria. Qual è lo stato di salute della città? Cosa le manca affinché si possa creare un movimento paragonabile a quello di Berlino?
Detroit sta avendo una crescita dal punto di vista economico. Tuttavia, per gli eventi underground di musica elettronica, tutti gli Stati Uniti soffrono della mancanza di un qualsiasi sostegno politico, oltre che dell’accettazione di questa realtà. Per fare un esempio: Amsterdam ha una popolazione di circa 850 mila persone e non mancano club ed eventi di musica elettronica underground: il comune si fa promotore di questo tipo di cultura, sostenendola nella maniera più sana possibile. Mentre a Detroit, che ha una popolosità simile (circa 700 mila persone), la cultura underground soffre. A Detroit ci sono una grandissima quantità di persone talentuose, oltre che esserci una comunità artistica tra le migliori del mondo, ma non ci sono spazi e possibilità per organizzare eventi di un certo tipo tutto l’anno e questo è colpa della città, dello strato e del governo federale che non considera sufficientemente importante l’espressione artistica.
Abbiamo notato una certa distanza tra ciò che produci e ciò che ti piace suonare in dj set. Quali sono gli EP e gli album che non mancano mai nella tua borsa?
Dalla mia DJ bag entrano ed escono talmente tanti dischi di label e artisti differenti che sarebbe davvero lungo menzionarli tutti. Tuttavia, posso dire che nella mia borsa ci sono sempre un disco di Robert Hood, uno di Djax-UP-beats, uno di Trax, uno di FXHE, un altro di Maurizio, e uno di DJ Skull. Suono sia l’house che la techno nei miei set, quindi cerco sempre musica che abbia un’anima, che sappia mettere a nudo, che sia ballabile, profonda, introspettiva, ma che sappia al tempo stesso spaccare tutto! In pratica tutto questo si può tradurre nel sound minimale di Motown Records!
A dicembre uscirà sulla tua label la “Warehouse Sessions Vol. 3” di cui sono protagonisti anche gli italiani Hiver. Come sei entrato in contatto con il duo milanese? Che rapporto – se c’è – ti lega con l’Italia?
Ho incontrato gli Hiver (Sergio e Giuseppe) per la prima volta quando ho suonato al Dude Club di Milano perché loro sono resident lì. Gli Hiver mi hanno mandato la loro musica per molti anni e ho sempre visto del grande potenziale nelle loro produzioni e nei loro dj set. Dopo aver trascorso del tempo insieme a Milano e dopo aver suonato con loro al Dude e al Ways – festa leggendaria organizzata in quel di Trani – siamo diventati come una famiglia. Sono grato di averli nella mia label DeepLabs Detroit. La cultura compresa quella musicale, la natura, la gente e il vino italiani sono tra i migliori al mondo. Mi innamoro dell’Italia ogni volta che la visito e ci suono. Appena ci penso subito mancano molto i miei amici e la mia famiglia italiana. Un big up per Fausto e Nicolò del Dude e poi Graziano, Pierpaolo, Andrea, Dona aka Dj Plant Texture, Riccardo Pini di Ways: siete tutti delle vere canaglie e semplicemente delle persone meravigliose! “Prego” (ride)
Sono passati diversi anni dal tuo più grande successo, “Light In The Dark”. Sei soddisfatto della tua crescita? Sei riuscito a raggiungere (o ad avvicinare) gli obiettivi che ti eri prefissato? Che progetti e sfide ti attendo nei prossimi mesi?
Non sono sicuro che “Light in the Dark” sia stato il mio più grande successo. Come forse saprai il mio secondo album “Keep On” è stato pubblicato su FXHE e ha ricevuto ottime recensioni oltre che aver venduto molte più copie rispetto a “Light in the Dark”. Nel corso degli anni ho lavorato con una certa coerenza a EP e remix , ma alcune volte è difficile rimanere focalizzati, soprattutto quando hai un lavoro da quaranta ore settimanali e tante date in giro per il mondo, ma comunque faccio del mio meglio. Al momento sto lavorando al mio terzo album in studio e a qualche EP che usciranno nel 2017. Ho un sacco di lavoro di fronte a me per tutto l’arco del 2017 e oltre e spero di riuscire in tutto. Se il Signore lo vorrà! Non penso di aver raggiunto i miei obiettivi musicali come artista: in realtà penso di essere in una fase davvero embrionale rispetto a quello che spero di realizzare attraverso la mia musica e la mia vita. Spero di poter dare una forma al mio suono e al mio modo di vedere la musica nel modo più completo possibile, ma ancora più importante, spero di raggiungere la gente di questo pianeta attraverso l’amore e la misericordia di Cristo.
English Version
Normally, if you have a full time job – to understand: one that takes forty hours a week – you consider Friday, and the weekend in general, the time to blow off some steam and to rest in order to be ready for the beginning of the new week. Normally. Now, try to think like Friday is the beginning of everything: you up out from your chair, you grab your dj bag full of records and you head to the airport. You will think about your routine on Monday morning, today you must fly somewhere in Europe (or America) to make people dance. This is exactly the life Luke Hess is telling us about in the following lines: a life full of love, passion for his job as an electrical engineer and the ability to combine a “normal life” with a less conventional one. The dj who works on holidays, who produces during his spare time, the one who despite is always busy, can find some time to talk to people whom share with him the same passion for music. Detroiter from his birth and strongly respected by colleagues and insiders, Omar S’ golden boy talks about himself, his musical (and non musical) background and his future projects in a never banal talk.
You are one of the most respected deep and dub techno artists. What are the records that have influenced you the most and that have pushed you into this kind of sound?
The majority of my influences come from early Detroit, Chicago and Berlin record labels including M-Plant, Axis, Hardwax, Accelerate, Drama, Duet, Metroplex, Relief, Trax, Transmat, Basic Channel and Maurizio. But I’m mostly inspired by the “Motown Minimal” sound.
The connection between Detroit and electronic music is indisputable. How, being born in the Motor City, has influenced your passion for music and your artistic path?
If I wasn’t born in Detroit I would not have the experiences and inspiration from the mid-90’s warehouse party scene. Attending these seminal warehouse parties with all of my favorite DJs and producers including Robert Hood, Jeff Mills, Richie Hawtin, DBX, Derrick May, Traxx, DJ Stingray, Octave One, UR, Will Webb, Mike Huckaby, Carl Craig, Heckle and Jeckle etc. changed the way I viewed music forever. Any Detroiter will tell you that these parties supplied musical inspiration and passion for electronic music for a lifetime.
Your techno music is quite peculiar for a person born in Detroit. Who is the colleague or fellow citizen you feel closest to and which are your models?
I don’t aim to sound like anyone else. I have my own soul and spirit, which cannot be copied. However, I relate most to Robert Hood’s music in many ways and for many reasons. The colleague that I feel closest too, and who mentored me the most in Detroit is Omar S.
Which role has Omar S played in your life as a producer? Not everyone can be part of his FXHE.
Omar S gave me a lot of confidence as a producer. He encouraged me to follow after my sound and dig deep into the possibilities of my musical expression and to stay focused on my vision and nothing else.
Your bio talks about a mathematic background. How this affects your approach to production?
I think my background in mathematics has helped me to learn patience, strategy, hard work, and meticulousness – beyond that music production is based on a feeling, emotion and vision. Achieving these elements through music is a never ending process.
If you weren’t successful with your music, what kind of future would you have imagined for you?
As you may know, I still hold a full time job as an electrical engineer. I travel for music on the weekends and use my vacation time for touring. However, if I wasn’t successful with music I would of course continue to collect records, make mixes for close friends and create music for myself and others. But I would probably have more time (since I wouldn’t be touring) to do things like backcountry snowboarding more often, learning to surf, and go backpacking in the mountains. Enjoying God’s creation in an active sort of way is a very close second to my musical passion.
Your hometown gives birth to generations of talented music artists, nevertheless in Europe no one talks about a real Detroit scene. How’s the city going? What does Detroit miss to have a movement that could be comparable to the one in Berlin?
Detroit is on the rise economically. However, for underground electronic music events specifically, the United States suffers in general from a lack of political support and acceptance. For example, Amsterdam has a population of approximately 850,000 people. There is no shortage of professional clubs and events for underground electronic music – and the city government provides healthy ways to support the artistic culture. Detroit has a similar population of approximately 700,000 people. However, the underground electronic music culture suffers. The amount of talent and the artistic community in Detroit is among the best in the world, but there are not many outlets for consistent and quality shows throughout the year here – this is due to city, state, and federal governments not seeing the artistic culture here as a priority.
We have noticed a difference between what you produce and what you play. What are the EPs and the albums that are always in your DJ bag?
There are too many artists and labels to mention that come in and out of my record bag. However, I can say that I’ll always have a Robert Hood record, a DJAX-UP-BEATS record, a Trax record, a FXHE record, a Maurizio record, and a DJ Skull record in my bag. I play both Techno and House music in my sets. Preferably music with soul, stripped down, danceable, trippy, warehouse, deep, dark, and bangin’! The Motown Minimal Sound!
In December you will release on your label the “Warehouse Sessions Vol. 3”, whose protagonists are also the Italian duo Hiver. How did you get to know them? Which kind of relationship is there (if there is one) with Italy and the Italian scene?
I first met Hiver (Sergio and Giuseppe) when I played at Dude Club in Milan – they are resident DJs there. Hiver sent me music for many years and I’ve always seen great potential in their music and DJ sets. After spending some time together in Milan, and playing together at Dude Club and at the legendary Ways parties in the South of Italy near Trani: we became like family. I’m thankful to have them as artists on my label DeepLabs Detroit. The Italian culture, the music culture, the nature, the people, and the wine in Italy are some of the best in the world. I fall in love with Italy every time I play and visit. I’m missing my friends and family there now just thinking about it.
Shout out to Fausto and Nicolò from Dude and Graziano, Pierpaolo, Andrea, Dona aka DJ Plant Texture, and Riccardo Pini of WAYS: you are all true gangsters and simply wonderful people! Prego!
Some years have passed from your biggest success “Light in The Dark”. Are you satisfied with your artistic growth? Did you achieve your goals? What projects and challenges are you planning for the future?
I’m not sure “Light in the Dark” was my biggest success. As you may know my second album was released on FXHE called “Keep On”, which received higher reviews and sold many more copies than “Light in the Dark”. I’ve stayed fairly consistent with EP’s and remixes over the years, however, at times it is difficult to stay as consistent as I’d like in the studio with a 40 hour per week day job and a solid touring schedule, but I do my best. I’m currently working on my third studio album, and a few other EP’s for 2017. I have a lot of work in front of me in 2017 and beyond that I hope to accomplish – Lord willing! I do not think I have achieved my musical goals as an artist, actually, I think I’m at the very beginning stages of what I hope to accomplish through my music and in my life. I hope I can realize my sound and vision as fully as possible, but most importantly reach people on this planet with the love and the hope of Christ.