A primo impatto, un passato grunge e shoegaze non sembra di certo poter essere parte di un background di un artista techno. Come succede molto spesso però le apparenze ingannano e la musica supera i confini come nel caso di James Shaw, meglio conosciuto come Sigha. Il prossimo 24 Febbraio l’artista inglese tornerà su Token, la piattaforma di Kr!z, con il suo nuovo album “Metabolism”, un lavoro lungo e impegnativo per quanto riguarda il processo creativo, ma soprattutto molto sincero dal punto di vista espressivo. In un mondo in cui internet sembra bypassare tutto, per James le interazioni reali rimangono un punto fondamentale, e anche se può sembrare un cliché, è sempre bene ricordarsi che la musica come sostanza non si può toccare, ma la si può e la si deve vivere.
Partiamo dagli inizi. Qual è il tuo background musicale e che musica ascoltavi prima di diventare ciò che sei ora?
Da adolescente, suonavo la chitarra e ascoltavo band come My Bloody Valentine, Sonic Youth e Nine Inch Nails. Mi piacevano molto il grunge e lo shoegaze, non ho scoperto la musica da club fino alla tarda adolescenza, verso i primi 20 anni di età.
E poi cosa ti ha spinto a fare musica? Raccontaci come è nato Sigha.
Ho semplicemente avuto il bisogno di creare qualcosa. E’ iniziato scrivendo canzoni e suonando nei gruppi e ora questo bisogno implica stare seduto di fronte a un synth e pizzicare delle manopole, ma la ragione fondamentale che mi spinge a fare musica è rimasta la stessa. La cosa più importante è il processo creativo, non quello che sto scrivendo. Ho finito per fare techno e musica elettronica, ma penso che fino a quando avrò una sorta di espressione creativa sarò felice.
Il tuo lavoro richiede molti sacrifici, che spesso riguardano anche la vita privata e le relazioni personali. Tu nonostante ciò continui ad essere il solito James o è cambiato qualcosa?
Lavoro su un programma insolito, e spesso lavorare ossessivamente può ovviamente causare problemi. Ha inciso su tutti i tipi di rapporti negli anni. Ultimamente la maggior parte dei miei amici sono dj e produttori. La mia ragazza è un musicista e meno male, la mia famiglia ha imparato a sopportarmi, così c’è un maggiore livello di comprensione intorno a me rispetto al passato.
Hai o hai avuto un mentore o qualcuno in particolare a cui ti sei ispirato? Pensi che per un artista emergente sia importante avere una figura di questo tipo o c’è il rischio di non essere originali?
Può essere molto difficile vedere le cose oggettivamente a volte, avere una persona di fiducia da usare come banco di prova per le idee è incredibilmente utile. Detto questo è anche necessario rimanere attaccati alle proprie armi, se credi davvero in qualcosa, indipendentemente da ciò che qualcun altro dice. Si tratta di un equilibrio delicato. La persona a cui mi rivolgo di più in situazioni in cui sono insicuro di una cosa è Guy Shifted. Tendiamo molto a rimbalzarci creativamente l’un l’altro e a condividere una quantità enorme di cose in comune. E’ una persona che conosco da tanti anni, quindi è un rapporto molto naturale.
Presto uscirà il tuo album. Quando e perché hai sentito il bisogno di fare un LP?
C’è così tanta omogeneità nella scena attuale. Alcuni anni fa ho iniziato a sentirmi abbastanza stanco di essa. Ho passato un sacco di tempo tra il mio ultimo album e “Metabolism” cercando di trovare una nuova voce, qualcosa che io sentissi da poter dire e che ne valesse la pena. Chiaramente un album ti permette di esprimerti artisticamente molto più di un EP, quindi se hai un motivo questo è il modo per farlo.
Il tuo album uscirà su Token records di Kr!z. Non è la prima volta che la tua musica esce sull’etichetta di Kr!z. Com’è nata questa collaborazione?
Ho conosciuto Kr!z un bel po’ di tempo fa, abbiamo parlato ogni tanto per qualche anno. Quando ho finito “Our Father”/“A Better Way Of Living” mi sembrava subito che il disco calzasse perfettamente per Token. Fortunatamente Kr!z ha concordato e sembrava davvero capire la direzione che stavo prendendo. L’intera release si è formata senza difficoltà e lavorare con lui e con Token è stato un piacere. Continuare poi il rapporto con un altro EP e poi con l’album è stata una decisione facile.
Quali sono state le differenze principali nel lavorare a un album rispetto a un EP?
Suppongo che l’approccio è diverso da artista ad artista, e non c’è giusto o sbagliato qui. Per me personalmente, un album è più o meno è un’idea che puoi presentare nella sua interezza. Una vetrina per le sue particolarità, così come per le idee più grandi. Dovrebbe essere qualcosa in cui la gente possa perdersi. Anche un EP può essere la stessa cosa, ma a causa dei suoi vincoli di durata non ha la possibilità di creare qualcosa di così coinvolgente.
Dal punto di vista creativo da cosa sei ispirato per fare musica? Credi che anche il contesto esterno possa condizionare un artista in ciò che fa? Ad esempio una città.
Credo che tutto ti influenzi, consapevolmente o meno. Le persone che ci circondano, i film che guardiamo, la musica che ascoltiamo, tutto. Siamo tutti una somma delle nostre esperienze e l’ambiente ha ovviamente un fattore importante in questo.
Rimanendo sempre sul tema delle città quanto pensi sia importante viaggiare per un artista? Lo ritieni un aspetto fondamentale o credi che internet possa bypassare tutto ciò.
Ne sono ben consapevole. Lo dico da una posizione privilegiata e so che sono molto fortunato ad aver avuto la possibilità di viaggiare tanto grazie alla musica; ma ritengo che questa cosa sia estremamente importante, che tu sia un artista o no. E’ un cliché, ma allarga la mente e porta a una maggiore comprensione e accettazione di altre culture e persone, cosa che data la situazione del mondo di oggi, non potrebbe essere più importante. Internet è una cosa strana, perché da un lato ha reso il mondo un posto ancora più piccolo. E’ possibile incontrare e interagire con le persone in tutto il mondo, senza dover lasciare il proprio appartamento. Questo chiaramente è molto positivo. Dall’altra parte può anche essere un luogo tossico, dove le persone non necessariamente si comportano come se stesse e la decenza umana fondamentale nei rapporti con gli altri è dimenticata spesso. Internet ha aperto il pianeta enormemente, e in un modo molto egualitario, ma non è un sostituto di una vera interazione del mondo reale.
E’ appena iniziato un nuovo anno, verso che direzione andrà la musica secondo il tuo punto di vista?
Penso che le cose nuove faranno marcia indietro, quelle attuali sono diventate sempre più prevedibili nel corso degli ultimi anni. Sento che forse le cose sono diventate un po’ pigre. Come la scena è cresciuta c’è stato meno spazio dato alla musica e ciò non rende felice il dancefloor. Io non sono l’unica persona che l’ha notato, ne ho parlato con un bel po’ di amici. Sembra che le cose stiano tornando lentamente dal lato opposto. Questa sarebbe la mia previsione, e speranza, per il prossimo anno.
Tu invece tornerai subito a lavorare su qualcosa? Come organizzi la tua vita in studio? Ti prendi anche dei periodi di pausa o preferisci non perdere mai tempo?
Ho nuovi progetti su cui sto già lavorando. Ho sempre pensato che sia molto importante mantenere il flusso creativo il più intatto possibile. Non tutto quello che fai funzionerà, ma sarà tutto un’esplorazione, e questo processo è molto importante.
English Version:
At first glance, a grunge and a shoegaze past, doesn’t seem to be part of a backround of techno artist. But as happens very often, appearances deceiving and music crosses boundaries as in the case of James Shaw, better known as Sigha. The next February 24, the British artist will return on Token, the platform of Kr!z, with his new album “Metabolism”, a long and demanding work about the creative process, but above a work really honest from the expressive point of view. In a world where internet seems to bypass all, for James the real interactions remain a fundamental point, and although it may seem a cliché, it’s always good to remember that we can’t touch music like substance, but we can and we must live it.
Let’s start from the beginning. What is your musical background, and which kind of music did you listen before becoming what you are now?
As a teenager, I played guitar and listened to bands like My Bloody Valentine, Sonic Youth and Nine Inch Nails. I was very into grunge and shoegaze and didn’t really discover club music until my late teens and early 20’s.
And what inspired you to make music? Tell us how Sigha was born.
I just had an urge to create really. That began writing songs and playing in bands and now involves sitting in front of a synth and tweaking knobs, but the basic reason that drives me to make music has stayed the same. The most important thing is the creative process, not what I’m writing. I’ve ended up making techno and electronic music, but I think as long as I’ll have some sort of creative expressive outlet I’ll be happy.
Your job requires a lot of sacrifices, which often affect private life and personal relationships. Nevertheless it, do you continue to be the usual James or is something changed?
I operate on an unusual schedule, and often work obsessively which obviously can cause problems. It affected all sorts of relationships over the years. These days most of my friends are djs and producers. My girlfriend is a musician and well, my family have learned how to put up with me, so there’s a greater level of understanding around me than I’ve experienced in the past.
Do or did you have a mentor or someone in particular that inspired you? Do you think for an emerging artist is important to have a figure like this or is there a risk of not being original?
It can be very hard to see things objectively sometimes, so having someone you trust who you can use as a sounding board for ideas is incredibly useful. Having said that you also need to stick to your guns if you really believe something, regardless of what anyone says. It’s a fine balance. The person I turn to most in situations when I’m unsure of something is Guy Shifted. We tend to bounce a lot creatively off one another and share a huge amount of common ground. He’s someone I’ve know for many years so it’s a very natural relationship.
In coming days your album will be release. When and why did you feel the need to do an LP?
There’s so much homogeny in the scene these days. A few years ago I began to feel pretty jaded by it. I spent a lot of the time between my last album and “Metabolism” trying to find a new voice, something I felt was worth saying. An album obviously allows you to spread out artistically much more than an EP, so if you have a point to make it’s the way to do it.
Your album will be out on Token records of Kr!z. It isn’t the first time you release your music on Kr!z’s label. How was born this collaboration?
I’ve known Kr!z for quite a while, we’d spoken on and off for years. When I had finished the record “Our Father”/“A Better Way Of Living”, instantly seemed to me like the right fit for Token. Luckily Kr!z agreed and really seemed to understand the direction I was taking. That whole release came together so seamlessly and working with both Kr!z and Token was such a pleasure and so continuing the relationship with another EP and then the Album was an easy decision.
What were the main differences to working on an album, among on an EP?
I suppose the approach is different from artist to artist, and there’s no right or wrong here. For me personally, an album is somewhere that you can present an idea in its entirety. Showcasing its minutiae as well as larger ideas. It should be something people can get lost in. An EP can be those things as well but due to its time constraints it’s not as possible to create something so immersive.
From the creative point of view, what inspire you to make music now? Do you believe that the external environment can affect an artist in what he do? For example a city.
I think everything influences you, consciously or not. The people we surround ourselves, the films we watch, the music we listen to, everything. We’re all a sum of our experiences and your environment is obviously a big factor in this.
Remaining on the subject of the city, do you think is important to travel for an artist? Do you believe in it as a key aspect, or do you believe that internet can bypass all that.
I’m well aware I say this from a privileged position and know I’m very lucky being able to have traveled widely through music; but I think it’s hugely important whether you’re an artist or not. It’s such a cliche, but it broadens the mind and leads to a greater understanding and acceptance of other cultures and people, which given the state of the world today, couldn’t be more important. The internet is a strange thing because on the one hand it has made the world an even smaller place. It’s possible to meet and interact with people across the globe without having to leave your apartment. This is obviously very positive. On the other hand it can also be a toxic place, where people don’t necessarily act like themselves and basic human decency in dealing with others is often forgotten. The internet has opened up the planet hugely, and in a very egalitarian way, but it’s not a substitute for genuine real world interaction.
A new year it’s just started, and for your point of view, in which direction will the music go?
I think things will start to widen back a little bit more, things have become increasingly predictable over the last few years. I feel like things have become a little maybe, lazy. As the scene has grown there’s been less room given to music and that doesn’t give satisfaction to the dancefloor. I’m not the only person noticing this, I’ve spoken with a number of friends about it. Things seem to be edging back the other way slowly. So this would be my prediction, and hope, for the next year.
Will you immediately come back to work on something? How do you organize your life in the studio? Do you usually also take some breaks, or do you prefer not to lose time?
I’ve got new projects I’m working on already. I’ve always felt it’s very important to keep the creative flow as unbroken as possible. Not everything you make will “work”, but everything will be an exploration, and this process is so important.