Venerdì scorso sulla pagina facebook del Siren Festival è apparso il logo della quarta edizione, quella targata 2017 – una scritta gialla impressa su onde disegnate del mare mediterraneo – mentre adesso abbiamo anche i primissimi sei nomi svelati, oltre che le prime illustrazioni ad opera del talento visivo di Gianni Puri.
Nella cittadina abruzzese di Vasto, tra spiaggia e centro città, si esibiranno dal 27 al 30 luglio prossimi artisti eterogenei per stile, che andranno a caratterizzare un calendario che, come di consueto, punterà a fotografare la contemporaneità musicale proprio abbattendo – idealmente e fattivamente – ogni barriera tra generi. E’ per questo che abbiamo deciso di fornirvi la lista che segue, con alcuni motivi per non perdere l’esibizione dei primi musicisti noti.
Allah Las
Non andrebbe persa la possibilità di assistere dal vivo a un concerto di questa band californiana, perché riesce a far immergere completamente lo spettatore in atmosfere psichedeliche in salsa garage – non accade proprio tutti i giorni, no? – citando i migliori anni ‘60 americani ma riuscendo comunque ad essere credibile qui e ora.
Apparat
Lo sappiamo, la figura del produttore tedesco non ha bisogno di presentazioni. Sicuramente è un talento che spesso si può apprezzare dal vivo, in Italia e all’estero, da solo o come Moderat in tandem con i Modeselektor, ma non perderemmo questa occasione, se non altro perché non sarà in un club fumoso ma a due passi dal mare. La sua proposta sicuramente verrà influenzata dall’odore di salsedine.
Arab Strap
Perché gli scozzesi Aidan Moffat e Malcolm Middleton si sono ritrovati l’anno scorso, dopo dieci lunghi anni di separazione e anche perché sono più in forma che mai. Dal vivo proporranno i pezzi che lungo una carriera ventennale hanno dato nuovo senso al connubio tra pop-rock e downtempo. Le sorprese, però, sono assicurate, perché ogni loro esibizione può trasformarsi da rock in elettronica, senza soluzione di continuità.
Baustelle
I primi italiani annunciati andrebbero ascoltati, oltre che per il loro peso specifico all’interno del filone indie-art-rock nazionale, per godere dal vivo delle canzoni del loro ultimo disco “L’amore e la violenza” che suona allo stesso tempo classico e synth-pop; impegnato e leggero; demodé e attuale. Per dirla con le parole del leader, Francesco Bianconi, è un disco “oscenamente pop”. Sentire per credere.
Daniel Miller
Come si fa a perdersi l’esibizione del produttore e dj inglese nonché – menzione d’onore – fondatore della “Mute Records”? Un gusto trasversale il suo (Cabaret Voltaire, Depeche Mode, Moby, Nick Cave e Wire giusto per limitarsi ai più noti) e un’indole a miscelare umori industrial con la fisicità dei suoni techno. A buon intenditore, poche parole.
Trentemøller
Il talento del produttore danese è noto, così come l’impatto che suscita quando si esibisce da solo o con la sua band, miscelando suoni sintetici e ritmi suonati con strumentazione rock, tributando le new wave e il punk ma anche certo minimalismo elettronico, senza mai scadere in revival di sorta ma coniugando al presente il verbo musicale con il quale è cresciuto.
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