Appassionato di musica e collezionista compulsivo di 12” rari, Alberto Gerardi è uno dei dj italiani più in ascesa degli ultimi anni. Il suo percorso artistico ha inizio nel 2011, quando divine resident di CirQ e al fianco del suo nome non c’era il cognome ma solo un punto interrogativo. Da quel momento Alberto ne ha fatta di strada, diventando resident del prestigiosissimo Il Muretto di Jesolo, prima, e finendo col proporre il suo suono in giro per alcuni party e club più importanti d’Italia e d’Europa, su tutti Seekers, Outcast, Minù, Veniceberg, Hoppetosse, Club der Visionaere e Dalston Superstore.
Oggi siamo lieti di averlo sulle nostre pagine, con le sue parole e col suo bellissimo podcast preparato per il mitico Fuse di Bruxelles. Buon divertimento!
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
È una domanda che mi sono posto anche in passato diverse volte e alla quale non riesco ancora a dare una risposta. Il motivo è che non c’è un unico disco o una traccia in particolare, la musica in generale mi ha cambiato la vita ed è stata la prima cosa che mi ha fatto provare delle emozioni fortissime sin da quando ero bambino.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Era l’inverno del 2011, avevo appena concluso la laurea specialistica in Economia dei Sistemi Produttivi presso l’Università di Padova. Avevo il posto di lavoro garantito nell’azienda dove avevo svolto la tesi ma nelle due settimane di pausa concesse dal titolare ricevetti la proposta della mia prima residenza in una nota realtà del Veneto alla quale non potevo rifiutare. I miei genitori ancora oggi mi chiedono come mai quell’imprenditore non si fece più sentire – anche se dopo questa intervista online potrebbero venirne a conoscenza! Lui si fece sentire ma io non risposi più a quel telefono perché desideravo portare avanti la mia passione per la musica dedicandole tutto il tempo necessario. Preferisco “campare” portando avanti quello che ho sempre sognato rispetto a quel posto fisso che mi avrebbe fatto togliere troppo tempo alla musica.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Fortunatamente non ho avuto dei veri e propri momenti di crisi con la musica; la musica è una cosa bellissima, può solo farti star bene.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Avere il costante supporto della mia famiglia e dei miei amici, non solo in Italia: loro sono i “momenti costanti” più importanti.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Sono appassionato di cucina. Fin da quando vivevo fuori casa, ai tempi dell’università, mi divertivo a preparare qualcosa di nuovo. Ogni giorno cucino: non faccio tantissime cose ma solo il fatto di “cucinare” lo trovo un vero e proprio momento di ispirazione e di relax.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Sinceramente non ho rimpianti. Sono orgoglioso di quello che ho fatto e di quello che sto facendo. Se penso però a qualche uscita su Discogs, volata da un giorno all’altro a cifre folli, potrei avere più di qualche rimpianto…
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Giorgio Moroder “The Chase”
Franco Battiato “La Cura”
Kraftwerk “Electric Cafe”
Ricardo Villalobos “808 The Bassqueen”
Various “Further Adventures In Techno Soul”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Un libro: “1984” di George Orwell. Un film: “Dead Man’s Shoes” di Shane Meadows.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Aver fatto l’opening set ad uno dei miei idoli di sempre, Ricardo Villalobos, la scorsa estate al Muretto di Jesolo ed aver suonato per la prima volta al Club der Visionaire a Berlino: era un Melisma Showcase con Dani Casarano, Felipe Valenzuela e Federico Molinari.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Ho imparato a conviverci. Sono dell’idea che ognuno dovrebbe viverla come ritiene più opportuno. Lo stile, invece, è quello che una persona si crea negli anni, con le proprie esperienze e non imitando quello che fanno gli altri.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Ce ne sono, e più di qualcuno. In primis, quelli con cui sono cresciuto e da sempre ho avuto un feeling maggiore negli anni, sono stati i Re-UP (Omar & Leo), Gianluca Marcati (con il quale ho condiviso la residenza al Muretto per cinque anni) e Luca Padovani. Poi persone con le quali ho condiviso e tutt’ora sto condividendo molte cose, dal punto di vista artistico ma non solo, sono sicuramente Dani Casarano, Giammarco Orsini, Janina, Felipe Valenzuela, Ian F. e Giuliano Lomonte. Sono tutti amici che stimo tantissimo e con i quali trovo sempre molto interessante ed istruttivo confrontarsi.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Aver suonato otto ore di fila senza mai andare alla toilet.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Una in particolare: ci sono troppi promoter rispetto ai clienti.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho il desiderio di aprire una propria label. È un “qualcosa” a cui sto già pensando da un bel po’ e su cui sto lavorando.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.