Un festival di elettronica in Croazia fatto interamente da croati? Il mondo gira in modo talvolta talmente strano che questa, che dovrebbe essere la normalità, è invece un’autentica eccezione. Gli inglesi (e in parte anche italiani e tedeschi) hanno scoperto l’incredibile bellezza delle coste croate, i prezzi ancora relativamente bassi, la cooperazione notevole con le istituzioni locali e hanno dato vita a quello che forse è il più grande fenomeno emergente nella club culture degli ultimi anni: il festival estivo sulle coste croate. E’ così che quasi dal nulla la Croazia è diventata, almeno d’estate, un baricentro del clubbing europeo, quasi ai livelli di Ibiza (per qualcuno, a livello qualitativo, anche meglio).
Bene, benissimo. Anche perché la stragrande maggioranza di questi festival sono sopraffini. Ma chi è in cerca di un po’ di autenticità, dovrebbe segnarsi con molta attenzione questo nome: Moondance Festival. La location è fantastica: Trogir, a poca distanza da Spalato (e quindi da relativi traghetti, auroporti, snodi autostradali), è una delle perle della costa croata – anche una delle più “autentiche” – e la venue scelta per il festival, la fortezza di Kamerlengo, è tutto tranne che banale ed anonima. Del resto, se date un’occhiata sotto all’aftermovie dell’anno scorso vi fate una prima idea.
Non bastasse questo, c’è un fattore importante che vi chiederemmo di considerare. E qui torniamo ad inizio articolo. Contattati dal festival per una potenziale partnership, ci siamo trovati a parlare direttamente con Pero FullHouse, un’autentica monumento della club culture croata. “Gli organizzatori stranieri dei festival che arrivano qua non sanno, e non si preoccupano di sapere, che esiste una forte scena locale ancora dai primi anni ’90, una scena che tra la fine di quel decennio e l’inizio dei 2000 ha avuto anche dei picchi fortissimi”, ci racconta lo stesso Pero. “L’avvento di colossi d’Oltremanica e di altri paesi europei ha scatenato una guerra dei prezzi sui cachet degli artisti le cui uniche vere vittime sono i promoter locali, che non hanno la forza per poter entrare con un ruolo importante in questo scenario, venendo così tagliati fuori – anche se si gioca in casa loro”, racconta Pero. E di sicuro questo è un fattore che bisognerebbe tenere a mente più spesso.
Ecco che allora Moondance, felicemente, tenacemente ed orgogliosamente autoctono, ha catturato la nostra attenzione. Ma del resto pure la line up è assolutamente di qualità: c’è una stretta collaborazione col Tresor, che ha portato alla presenza quest’anno di Robert Hood, Dj Deep, Handmade e i nostri valorosissimi The Analogue Cops, così come ci sono anche Ben Sims, Jonas Kopp, Oscar Mulero, Psyk. Una direzione più techno e house (anche se c’è Dj Deep, hai detto nulla), ma non la techno sartorialmente confezionata per le isole baleariche ma qualcosa di più felicemente crudo, “originario” e creativo. Ci sarà tempo per un’altra serie di annunci in cartellone ma anche per fare una chiacchierata con Pero sulla storia e sulle prospettive della club culture croata. Ora che questa nazione è diventata la nuova “terra promessa” estiva per il clubbing, sarebbe veramente un caso di indagare le vere radici del clubbing da quelle parti.
Se volete farvi sotto per le prevendite, per l’Italia il link è questo. Potete anche dare un occhio al link interno del festival dove dove valutare i pacchetti completi biglietto + hotel, precisamente qui.