Veronese di nascia, ma berlinese di adozione, città dove si è trasferito due anni or sono e dove ha scoperto e iniziato ad esplorare il lato “club” della sua musica, Gianmaria Gobetti è giunto a uno snodo cruciale della sua seppur giovane carriera: a giorni uscirà “IDEA”, il suo nuovo album su Vibe Records.
Dopo aver sperimentato in diverse formazioni, tra cui Matadores, Movimento Artistico Pesante e il trio blues/jazz Lite Orchestra, eccolo dunque alla prova del nove col moniker Gassman: sono suoi i quindici passi del gigante di questa settimana, buona lettura e buon ascolto!
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Una domenica mattina mi capitò di ascoltare “New Born” dei Muse trasmessa da MTV, da allora capii che dovevo fare musica. Tuttavia il vero disco che stravolse in me le regole e la percezione della musica fu “Disco Volante” dei Mr. Bungle.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
In casa non mancava mai la musica sopratutto avendo un padre musicista e una madre molto predisposta a recepire svariate forme d’arte. Credo ci sia sempre stata una pulsione interna musicalmente parlando tanto da renderla fondamentale nella mia vita, a sei anni iniziai studi classici al pianoforte anche se il mio strumento è la batteria.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Non ho mai percepito realmente momenti di crisi nella musica: ci sono sfide, nuovi stimoli, la ricerca è continua nel mio processo interiore. Posso magari trovare delle difficoltà ad affrontare la stesura di un brano, o magari avere poca ispirazione, ma certamente non reputo tutto questo come una “crisi” vera e propria.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Ho avuto vari progetti e band dove con i quali ho raggiunto momenti importanti che considero degni nella mia carriera. In particolare con i Matadores, duo sperimentale, le prime date all’estero e i festival; con i Lite Orchestra ho avuto l’onore di suonare assieme a musicisti visionari e jazzisti dal calibro Marini, Mazza e la realizzazione di un intero album per la “Manzanilla Musica e Dischi” con i MAP (Movimento Artistico Pesante).
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Come altre passioni mi piace la cucina tanto che lavoro nella ristorazione da quasi nove anni, amo dedicare il mio tempo dietro ai fornelli ma spesso quel che ne esce è un mix di troppo quasi quanto nella mia musica!
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Non ho rimpianti nella musica, ho sempre fatto il massimo cercando di rimanere sempre me stesso.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Rimango sempre così impegnato ad ascoltare nuove sonorità, spesso discostanti tra loro, che a volte dimentico quei dischi essenziali per ogni ascoltatore tipo “Sgt. Peppers” dei Beatles, “Bitches Brew” di Miles Davids ma anche “Delused in Comatorium” dei Mars Volta, “Ok Computer” dei Radiohead, “Cosmogramma” di Flying Lotus e recentemente “Untitled Unmastered” di Kendrik Lamar. Quest’ultimo mi ha decisamente colpito.
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Consiglierei in assoluto “Zombi” di G. Romero ma anche “Dal Tramonto all’Alba” di Rodriguez e “Inception” di Nolan. Consiglierei poi “Shantaram”, un bellissimo e biografico libro scritto in un viaggio in India, “Miles” la biografia di Miles Davis e “Fela. Questa bastarda di una vita”, altra biografia su un fantastico musicista/politico africano.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Vado orgoglioso di ogni risultato artistico mi sento piuttosto soddisfatto di questa realizzazione solista chiamata “IDEA” anche se ancora non so come andrà ma che sicuramente ha posto altri obiettivi in me da raggiungere.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Il web è diventato alla portata di tutti e questo è magnifico, mi permette di confrontarmi in una maniera che prima non si poteva realizzare in breve tempo, ce inoltre da dire che è pieno di merda ma comunque ci permette di scegliere quello che vogliamo ascoltare o conoscere.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Amo moltissimo Four Tet, Sevdaliza, i Modselektor, Cobblestone Jazz, Flying Lotus, DJ Shadow e potrei continuare senza fine ma ogni artista si caratterizza per il proprio sound. Seguo maggiormente quel tipo di musica che al primo ascolto è in grado di stupirmi ed emozionarmi.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Con i Lite Orchestra ho dovuto revisionare totalmente il mio set da live ovvero una drum assemblata con cajon un timpano e un paio di piatti. Ogni situazione a sé è un evento e uno stimolo.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Non ci sono punti in particolare modo che mi danno fastidio nella scena musicale italiana anzi, trovo che negli ultimi periodi sia molto cresciuta sopratutto per quei producer che iniziano una nuova avventura.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
I prossimi progetti a cui sto lavorando è il live con drum machine e alcuni synth per poter presentare quest’ultimo album. Per il resto continuo a produrre anche se il tutto poi si risolve sempre con l’obbiettivo di portare live le mie produzione in via acustica, cioè con la band.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
Ciao!