…ed eccola, sta iniziando a diffondersi l’uscita illuminata – la buttiamo giù per ora con ironia – di Konstantin, uno dei leader della Giegling, uscita sulla versione stampata di Groove Magazine. In sintesi, andando dritti al punto: le donne dj ricevono troppa attenzione, sono promosse in misura molto maggiore rispetto agli uomini e ai loro meriti, anche perché di solito sono peggiori rispetto agli uomni proprio in quanto donne. Eh sì: anche perché secondo Konstantin, in un mondo competitivo come quello della club culture, per emergere bisogna avere delle qualità secondo lui “maschili” (la competitività, eccetera), quindi se una donna deve farsi largo lì in mezzo allora fa meglio a diventare un po’ “maschile” anche lei nei comportamenti.
That particular section from the print copy, too, for those who can read German. pic.twitter.com/qefGMP7fXt
— Lauren Martin (@codeinedrums) 21 giugno 2017
Ora, fatevi la domanda onesta: la vedete così anche voi? Non diteci nulla per ora, tenetevi la risposta dentro di sé. Ma leggete per favore quanto segue. Basterebbe non avere le fette di prosciutto sugli occhi, e/o frequentare i posti e le persone giuste, per evitare di stare in contesti che mercificano la presenza delle donne, favorendone l’esposizione solo perché bellocce o con qualità non attinenti a quanto siano brave o meno come dj e producer. La club culture più autentica per fortuna ne è piena: d’altro canto è una faccenda che nasce in contesti a forte impronta omosessuale – con buona pace di quell’altro cretino di Ten Walls – quindi ecco, diciamo che nel suo DNA le discriminazioni di genere sono una stortura, anzi, una idiozia bella e buona.
Un certo tipo di maschilismo permea tutta la nostra cultura e la nostra società occidentale, dove più dove meno, con l’eccezione dei paesi scandinavi, per fortuna però è un problema che si sta affrontando sempre più, di cui si ha sempre più consapevolezza. Perché sì, è un problema. Un tempo anche la schiavitù sembrava “naturale”: ci auguriamo che nessuno la pensi ancora così. Ecco, sarà lo stesso quando fra qualche anno o secolo ci sembrerà impossibile (o ridicolo, o scandaloso) che alcuni lavori a matrice intellettuale venivano visti come “naturalmente maschili” (dal politico al musicista, dal dj allo scrittore: e anzi, visto che la letteratura anticipa sempre la realtà, per fortuna nel mondo letterario ormai i pregiudizi di genere sono residuali e nessuno si sorprende che ci siano scrittrici, non solo scrittori).
Succede che alcune donne abbiano maggiore esposizione proprio in quanto donne, e solo in quanto donne? Succede. Ma sapete perché succede? Proprio perché ci sono ancora un sacco di fessacchiotti in giro, con una visione molto maschilista (e vagamente neanderthaliana) del mondo, tipo Konstantin della Giegling. Che una donna dj o producer brava colpisca un minimo in più l’attenzione, è inevitabile: solo perché statisticamente al momento le donne sono molte di meno, in questo mondo. Ma passati i primi dieci secondi di sorpresa e di attenzione, finisce lì. Deve finire lì. Dopo si giudica solo la musica. Continuare a dare più attenzione a una ragazza che opera nel campo della club culture unicamente in quanto donna è solo segnale di come in voi ci siano pregiudizi maschilisti ben radicati, di cui non vi volete separare e a cui siete attaccati come fosse una coperta di Linus: sia che si tratti di un’attenzione positiva (che brava, che bella, che brillante, che intelligente) sia che si tratti di un’attenzione negativa (non è capace, è lì solo perché sa far pompini, solo perché è figa, solo perché la fa annusare – scusate la grevità, ma queste son le cose che si dicono).
Che ne dite: vogliamo toglierceli? Vogliamo smettere di essere parte del problema? E vogliamo iniziare a far sentire un po’ ridicoli, deficienti e pre-moderni quelli che invece ancora si portano dietro con convinzione questi pregiudizi, questi schemi mentali? Fortunatamente, da noi si può. Fortunatamente, anche per motivi di DNA di cui si diceva prima, nella club culture c’è una mediamente una visione molto più rilassata e “moderna” dell’umanità. Di strada ancora da fare ce n’è, ma sempre più una donna in console o su un palco lascia, semplicemente, indifferenti. Almeno riguardo alla mera questione di genere. E’ brava, non è brava? Il discrimine sta lì. Che sia bella, brutta, abbia i baffi, le tette grosse, le gambe storte, il culo sodo, conta solo per chi è scemo. Siete scemi?
Anzi. Per quanto riguarda i circuiti “nostri”, quindi anche quelli di Konstantin e della Giegling, sarebbe il caso di spendere la propria verve critica non sulla supposta sovraesposizione delle donne ma sul fatto che certe carriere vengano determinate da meccanismi ben precisi non prettamente musicali: ad esempio, il fatto che suonare al Berghain o al Circoloco ti svolti la carriera. Cosa di cui Berghain e Circoloco giustamente approfittano, offrendo dei cachet molto al di sotto dei prezzi di mercato – cosa che li porta a poter schierare delle line up molto più potenti di altri posti, rafforzando così il loro monopolio. Un monopolio che nasce prima di tutto da chi accetta di suonare nei suddetti posti a cachet che in altri casi invece rifiuterebbe con sdegno. Avremo mai il parere illuminato di Konstantin su questa questione? Sarebbe interessante. Oh se sarebbe interessante. Vero?
Forse però sarebbe chiedergli uno sforzo troppo grande. Chi crede veramente in certi pregiudizi maschilisti dimostra di non avere un cervello troppo fino. D’altro canto ora stanno affiorando diverse testimonianze su quanto uno dei boss della Giegling sia un po’ una testa di cazzo sull’argomento, da The Black Madonna ad Aurora Halal, adesso che la voce su questa intemerata ripresa sulla versione cartacea di Groove si sta diffondendo, adesso che dall’originario tedesco la gente sta iniziando a far circolare le traduzioni in inglese.
So, I’ll read the article but last week Konsti said and I quote “You’re a feminist? You might not want to be around me. I’m a chauvinist.”
— The Black Madonna 🕯 (@blackmadonnachi) 21 giugno 2017
Il punto comunque è: se c’è un problema di sovraesposizione delle donne, è perché c’è ancora troppo maschilismo in giro. Nella club culture meno commercializzata – quella da cui Giegling in teoria emerge – questo problema per fortuna è sempre più residuale. Se esistono delle storture per cui l’essere donna garantisce inizialmente più esposizione, è vero che esistono comunque anche altre storture che danno più esposizione indipendentemente dalla bravura e dal talento, nel nostro mondo. Se si crede che le donne “per natura” non siano portate a fare le dj, allora diciamo pure che i negri non sono portati per fare arte, la loro musica è notoriamente primitiva e subumana, con tutte quelle frasi sonore ripetute all’infinito, altro che la bella complessità intellettuale della musica classica fatta dai compositori bianchi.
Ops.
Qualche settimana fa davamo del “coglione” ad Armin Van Buuren. Bene: è il caso di usare la stessa rudezza verbale anche con Konstantin della Giegling, giusto per giusto. Se la merita tutta. Speriamo sinceramente che ora gli cada una pioggia di merda addosso. Sapete perché? Proprio per evitare che succeda troppo quello che denuncia lui: che la nostra attenzione e il nostro apprezzamento o non-apprezzamento su un artista sia influenzato da considerazioni di genere. Perché ripetiamo: poniamo anche che succeda quello che dice lui. Poniamolo. Ma sapete perché succede, quando succede? Perché ci sono ancora troppe persone come lui che sono sorprese, incredule, perplesse, scettiche di fronte a una ragazza che fa la dj o la producer.
Ce la facciamo ad uscire dal Medioevo? Ce la facciamo? Tu, Konstantin, se vuoi restaci. Poi nei giri che frequenti tu dove diavolo vedi tutte queste donne sovraesposte, lo sai solo tu. Noi vediamo Lena Willikens, Dasha Rush, Helena Hauff, ma l’elenco potrebbe continuare per ore. O-re. Tu?
UPDATE:
Durante la giornata di oggi, evidentemente colpito dalle forti reazioni suscitate dalla questione, Konstantin ha deciso di fare una dichiarazione ufficiale:
“I feel deeply sorry about the words that have been printed. These words are not a direct quote and are in my opinion misleading. I actually learned to DJ from my friend Sarah and of course I don’t think women are worse DJs than men. I completely regret what was said in that private conversation with the journalist, where she did not appreciate my bad sense of humour and my habit of taking opposite positions to challenge people, even if it sometimes goes way beyond my own opinion. What was written does not reflect my opinion nor is it at all anything other people from the label would ever say or feel. I accept the journalist’s point on the boy’s club. But we want women to be involved and we were always trying to involve women in our action”
Traduciamo: “Sono profondamente dispiaciuto per le parole che sono state stampate. Queste parole non sono una mia dichiarazione in presa diretta e sono, a mio modo di vedere, fuorvianti. In realtà io ho imparato a fare il dj proprio grazie ad una mia amica, Sarah, e ovviamente non penso che le donne siano dj peggiori degli uomini. Sono assolutamente rammaricato per quello che è emerso durante una conversazione privata con la giornalista di Groove, anche perché lei evidentemente non ha saputo cogliere il mio sense of humour e anche il mio gusto del paradosso teso a sollevare riflessioni, anche a costo di assumere posizioni che in realtà sono distanti da quello che penso davvero. Quello che trovate stampato sul giornale non riflette in alcun modo la mia opinione e altrettanto nettamente non riflette in alcuna maniera quello che altre persone legate alla Giegling possono pensare o sentire. Posso accettare l’opinione della giornalista sul fatto che i ragazzi tendano troppo a fare comunella, tagliando fuori le ragazze da certe situazioni. Ma noi come label siamo assolutamente contenti che le donne siano coinvolte e tentiamo in ogni modo di coinvolgerne in quello che facciamo“.
A voi la scelta sul peso e sul senso di queste dichiarazioni.