Mettiamo subito le mani avanti: conosciamo gli Stump Valley da ben prima che si chiamassero Stump Valley e abbiamo trascorso con loro diverse serate ricche di emozioni, quindi quando i ragazzi di Ortigia Sound System ci ha chiesto con quale degli artisti della loro ricchissima line-up volessimo fare una chiacchierata abbiamo avuto ben pochi dubbi: conoscendo bene i soggetti in questione, eravamo certi che ci avrebbero dato spunti enormemente interessanti e divertenti al tempo stesso.
Ovviamente non ci hanno deluso, come non ci delude mai la loro musica, in costante evoluzione tra funk, soul e afro e sempre, in qualche modo, romanticissima: ora che finalmente stanno ottenendo il successo che meritano, noi non possiamo che essere contentissimi per loro.
Prima di essere Stump Valley avevate già una carriera piuttosto lunga come dj e produttori sotto diversi pseudonimi. Come mai il cambio di nome? Ha costituito una svolta anche stilistica per voi?
Il cambio di nome ha diversi significati. C’è stato un percorso che ci ha portato a chiudere le parentesi del passato per riprendere dopo un breve periodo di inattività a lavorare insieme. Non abbiamo ricominciato con l’idea di cambiare il nostro stile a dire il vero, abbiamo ricominciato perché la passione che ci lega a questo “sport” ha sentimenti profondi che non possiamo non ascoltare.
Per questo motivo ci siamo isolati e siamo andati a vivere nella Stump Valley in un momento in cui avevamo bisogno di isolamento per poter ritrovare quello spirito e quella voglia di far musica senza pressioni, anzi quasi senza pretesa, se non quella di poter fare musica.
Uno di voi due vive a Berlino e l’altro ancora in Italia, quanto spesso vi sentite? E quanto spesso vi vedete?
Iniziamo a sentirci al mattino e generalmente ci sentiamo tutto il giorno fino alla sera, abbiamo comunque attivato la promozione per You and Me per le chiamate illimitate verso i rispettivi numeri. Ci vediamo comunque spesso grazie alle date e più o meno con cadenza mensile ci ritroviamo nei nostri due studi a Berlino e Torino per lavorare.
Come avviene la nascita delle vostre tracce? Vi incontrate e vi chiudete in studio oppure fate uso della tecnologia moderna per poter comunicare i vostri sentimenti anche a distanza?
Sicuramente la tecnologia moderna ci dà una mano per comunicare i nostri sentimenti da nazioni lontane. Di base comunque, riusciamo a vederci davvero spesso e non esiste una modalità esatta per la nascita di una nostra traccia, se non l’unione delle intuizioni, idee, visioni di uno o dell’altro.
Siete dei grandi digger e collezionisti di dischi: quali sono i pezzi della vostra collezione a cui siete più legati sentimentalmente?
Alexei: L’elenco è piuttosto lungo, ma l’artista di cui ho più dischi è senza dubbio Larry Heard: ogni traccia di “Introduction” è una lacrima di gioia. Poi ci sono i vecchi Nuyorican Soul e i tenth anniversary collection di MAW, eroi che da sempre ispirano il nostro modo di fare musica e con cui avremo la gioia di condividere lo stage di Dekmantel.
Francesco: Non è facile fare un un elenco di dischi in particolare al quale sono legato, ma d’istinto ti dico la collezione di dischi afro, brasiliani mi dona sempre emozioni forti anche perché tra l’altro una parte l’abbiamo ereditata Dj Peppe a cui abbiamo dedicato uno dei nostri dischi, ovvero “Magica Movida”.
Per quello che hanno rappresentato per la mia formazione come dj, i dischi di Maurizio, i Basic Channel, Rhythm and Sound, Theo Parrish tra i tanti, scoperti grazie al maestro Baldo, un caro amico che lavorava in un vecchio negozio di dischi a un isolato da casa mia che ho avuto la fortuna di conoscere nel 1997 e alla quale devo tantissimo per ciò che mi ha insegnato e trasmesso.
Poi senza dubbio dischi di artisti con la quale sono cresciuto come ad esempio i Roy Ayers, Pino Daniele, e mi fermo perché altrimenti l’elenco diventa infinito.
Adesso che vivete in due posti diversi e viaggiate molto, come ingannate il tempo in aeroporto in attesa di imbarcare?
Alexei: solitamente riascolto selezioni musicali o nuovi work in progress su cui lavoriamo e nelle pause leggo pezzi di libri che non finisco mai, se sono un po stanco vado in loop sul telefono con giochini vari e Youtube.
Francesco: Nelle infinite attese in aeroporto solitamente sfrutto i wi-fi dell’aeroporto per seguire il giuoco del calcio.
Su quale outfit pensate sia il caso di puntare per la stagione estiva?
Francesco: Nu Jeans e na maglietta guidando una moto da enduro.
Alexei: Da un vecchio Postalmarket: marina con un pizzico di allegria.
E su che gusto di gelato?
Francesco: Pantapareo
Alexei: Avocado del Diablo
Dove si trova, più o meno, la Stump Valley?
In una zona dimenticata che anche Google Maps fatica a decifrare, dove per la sopravvivenza d’inverno devi tagliare alberi per la legna e dove devi fare attenzione agli animali selvatici quando guidi sulle strade. Non è stato facile per noi ragazzi di città.
Quali sono stati i personaggi sportivi più importanti per la vostra formazione musicale, e perché?
Francesco: Gullit e Socrates, ma fatico a darti una spiegazione credibile.
Alexei: Muhammad Ali, Jordan, Baggio, ma anche Steven Bradbury come metafora del successo.
Che musica ascoltavate da bambini? Quali sono i vostri primissimi ricordi musicali?
Francesco: Personalmente ho avuto la fortuna di avere una famiglia di grandi appassionati di musica. Nella casa in cui ho vissuto da bambino, viveva anche mio zio, collezionista di funk, afro, cosmic. I miei primissimi ricordi sono legati a quelle sonorità. Di sicuro ad oggi posso dire che ha avuto una leggera influenza sul mio gusto musicale da adulto.
Alexei: Sono nato in Ucraina e durante i primi ’80 non esisteva nulla, avevamo un negozio per i vestiti, uno per il cibo, nessun brand, era embargo totale per qualunque cosa arrivasse dall’occidente! Per fortuna avevo uno zio sportivo che faceva gare in Europa dove comprava vestiti e soprattutto musicassette, che si portava di nascosto in valigia…a lui piacevano i Depeche Mode e l’elettronica pop degli anni ’80, questo era ciò che ascoltavo nei miei primissimi anni di vita.
Come vi immaginate a ottant’anni?
Francesco: Mi immagino mediamente anziano a ottant’anni, ma sperando di avere ancora in dotazione l’udito, conto di essere in campagna in Provenza nel nulla, con i miei dischi.
Alexei: Dati i tanti anni di clubbing, spero che mi capiti di incontrare gli alieni come in “Cocoon”, il film diretto da Richie Cunningham, altrimenti la vedo dura.
Qual è la vostra attività preferita in spiaggia? Dopo tutto il tempo passato a Berlino siete caduti anche voi vittima del sandalo col calzino o riuscite a resistere?
Francesco: Footvolley con Bobo Vieri. Per quanto riguarda il sandalo col calzino, io lo trovo elegante.
Alexei: Racchettoni. Arrivo dall’est Europa, ci sono nato col sandalo e calzino, per quanto cerchi di rinnegarlo fa parte del mio DNA.
Che piani avete per quando l’estate sarà solo un ricordo e ricomincerà a piovere, far freddo e fare buio troppo presto?
Sicuramente sarà un momento di grande tristezza, ma il buio e la malinconia invernale conciliano la produzione, semplicemente esci di meno e stai in studio. Nel periodo post estate, chiuderemo alcune cose su cui stiamo lavorando e ci lanceremo su una serie di progetti nuovi. Stiamo collaborando con diversi cantanti ed alcuni musicisti, vogliamo dare una evoluzione diversa verso la quale ancora non siamo andati nella nostra musica, chi lo sa forse un giorno andremo anche a Sanremo, anche se il vero grande sogno e quello di esibirci al Festivalbar qualora un giorno dovessero rilanciare questo grande avvenimento.