Avellinese di nascita, ma berlinese (ormai) d’adozione, il duo Asymptote si è costruito una credibilità importante all’interno della scena techno italiana grazie al grande lavoro svolto con Suburban Avenue, la loro label, e con Resistance Is Techno, il party che ha fatto conoscere, scoprire e riscoprire al pubblico romano quanto di meglio l’attuale panorama techno ha avuto da offrire negli ultimi anni. È proprio per via del loro lavoro appassionato che siamo felici oggi di averli sulle nostre pagine con un’intervista sincera e ricca di interessanti spunti di riflessione: delusioni, soddisfazioni, disincanto e speranze fanno – e faranno sempre – parte del mondo dell’arte, e con le loro parole gli Asymptote non fanno altro che ricordarcelo. La musica, in fondo, sia essa elettronica, non fa certo eccezione.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che vi ha cambiato la vita? La primissima. Quella che vi ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Eravamo davvero piccoli: walkman, cuffie in testa e le prime cassette di Pino Daniele regalateci dai nostri genitori. Li capimmo che la musica era una cosa pazzesca che ti faceva stare bene, sempre, a differenza del resto.
Passo numero due: quando avete capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della vostra vita?
Abbiamo iniziato a suonare per gioco con amici, feste in casa o nei garage di Conca D’Oro con la Polizia che veniva a farci spegnere una volta sì e l’altra pure. Eppure in quel gioco c’era qualcosa che davvero ci piaceva: fare ascoltare ai nostri amici la nostra musica, quella che ricercavamo quotidianamente e ci regalava emozioni, che volevamo far rivivere poi a chi ci stesse di fronte. Che fossero dieci o mille persone, non importava.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel vostro rapporto con la musica?
Quest’ultima stagione a Roma è stata piuttosto complicata per noi: tante contingenze negative, che hanno scosso le fondamenta del nostro stesso credo. Ad ogni modo questo periodo ha segnato una svolta importante per la nostra carriera;
ci sono stati momenti veramente bui, è stato difficile venirne a galla.
Il nostro rapporto con la musica allora si è rivelato sovente ambiguo: alcune volte ci è capitato di trovare in questa un’ancora di salvataggio, come dovrebbe essere d’altronde; altre invece, sfortunatamente, le crisi si sono trascinate proprio nel nostro lavoro e nelle nostre produzioni, e per lunghi periodi magari non riuscivamo a tirare fuori un groove che sia uno.
L’ambiente esterno è un fattore fondamentale: trovare serenità vuol dire dedicarsi alla musica con uno spirito diverso, tutto è più leggero, e la stessa ne trae vantaggio; ma è impossibile negare che anche i periodi di tensione spesso portano a dei risultati sbalorditivi, se questa è ben catalizzata.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella vostra carriera?
Di momenti importanti ce ne sono stati tanti finora e moltissime soddisfazioni: aver costruito dal nulla una realtà così ragguardevole nel panorama techno nazionale come Resistance Is Techno è stato qualcosa di fantastico; ha coinvolto tante persone con cui rimarremo per sempre legati e ci ha regalato emozioni incredibili, nottate che faremo fatica a dimenticare per il resto della nostra vita. Tuttavia se dovessimo scegliere il momento più importante per noi non può essere che la decisione presa lo scorso maggio di trasferirci a Berlino; nonostante sia stato davvero difficile mettere da parte il lavoro fatto a Roma, appunto quelle persone e quei momenti di cui sopra, è indubbio che per la nostra crescita possa risultare fondamentale. Nuovi stimoli, tanto network e possibilità di confrontare quotidianamente il proprio lavoro con quello dei colleghi.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le vostre altre passioni? Come le sviluppate? Quanto tempo riuscite a dedicare loro?
La pallacanestro non è solo una passione per noi due, è pane quotidiano, è amore, come la musica; ci siamo cresciuti, ha accompagnato ogni momento della nostra vita e sempre lo farà. Ci dilettiamo inoltre a cucinare: riproporre il back-to-back ai fornelli per i nostri amici e colleghi è un hobby che coltiviamo già da un po di anni ormai.
Passi perduti: quali sono finora i vostri più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Forse avremmo potuto, e dovuto, premere maggiormente il piede sull’acceleratore con le nostre produzioni; credo che a volte siamo alla ricerca di una perfezione che ovviamente non esiste ed è un nostro grande limite, forse il più grande difetto a cui dobbiamo far necessariamente fronte. È come se in queste situazioni avessimo paura di sbagliare, di confrontarci con il mercato, ed è un errore, dobbiamo prenderne atto. D’altro canto però aver aspettato così tanto per rilasciare il nostro primo EP “Behind The Scene” (uscito in vinile lo scorso Giugno 2016) è stato un bene, perché ci ha permesso di entrare nel panorama techno con una consapevolezza del tutta diversa, con dei lavori già piuttosto maturi.
Passi che consigliereste: quali sono secondo voi i cinque album (o brani) che consigliereste e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui volete bene o che stimate?
Miles Davis “A Kind Of Blue” (è la perfezione, la gioia di essere malinconici).
Toni Esposito “Toni Esposito” (la soul music dalla nostra penisola).
Dopplereffekt “Cellular Automata” (uscito lo scorso 7 Aprile e già punto di riferimento per la nostra ispirazione).
Aphex Twin “Selected Ambient Works 85-92” (potrebbe suonare all’infinito, senza stancarci mai!).
Pino Daniele “Nero A Metà” (le nostre radici, chi siamo e da dove veniamo).
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consigliereste?
Se dovessimo consigliare un libro, forse sarebbe il caso che un po’ di persone del nostro business leggessero “Blue Ocean Strategy” (2005) di W. Chan Kim e Renée Mauborgne. Si tratta di una lettura propriamente di stampo economico, che ci da una lezione profonda in generale, nella vita: spesso capita che siamo tutti focalizzati a fare e proporre le stesse cose, a navigare negli stessi “oceani rossi” pieni di concorrenza e competizione. Sarebbe opportuno che ognuno creasse il suo spazio, navigasse in acque inesplorate (i cosiddetti blue oceans appunto), portando ad un ampliamento dell’offerta e quindi ad una nuova potenziale domanda. Oggi il mondo della techno, purtroppo, è a nostro avviso, un oceano rosso: molti si omologano a quelli che sono i groove di “tendenza” e il risultato ovviamente, è che anche gli ascoltatori ormai si riconoscono soltanto in questi. Anche i promoter sono li a proporre tutti le stesse cose. Ma il bello della techno, anzi della musica in generale, è proprio la possibilità di sperimentare infinite nuove soluzioni, di “andare oltre”.
Un film invece, “Basquiat” (1996) diretto da Julian Schnabel e basato sulla vita del celebre artista Jean-Michel Basquiat, con David Bowie che interpreta Andy Warhol; in alcuni tratti il film è davvero toccante.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora andate più orgogliosi?
Il rispetto dei tuoi colleghi in campo internazionale come consapevolezza di essere sulla strada giusta. Il tuo lavoro, quando apprezzato, diventa motivo di orgoglio e motore propulsivo per il tuo percorso. In particolare fu davvero soddisfacente ricevere ottimi feedback e tanti complimenti in fase di lancio del nostro primo EP: ci rendeva decisamente orgogliosi sapere che il disco stava piacendo a molti dj e producer del settore, accrescendo decisamente l’autostima e la fiducia nei nostri mezzi.
Passi virtuali: come state vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Nel momento in cui abbiamo scelto che la nostra più grande passione diventasse anche il nostro lavoro sapevamo bene a cosa andassimo incontro e non è sicuramente qualcosa che ci spaventa. Chi ci conosce inoltre sa bene che siamo due ragazzi assolutamente semplici ed umili, e così vogliamo rimanere, sempre, anche se un giorno fossimo davvero onnipresenti sul web.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui sentite più affinità, e con cui vorreste sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Senza dubbio uno di questi è Giuseppe Maffei in arte Z.I.P.P.O; con lui abbiamo condiviso tutti i momenti importanti fino ad ora, da Resistance ai primi passi della nostra label Suburban Avenue. Siamo grandi amici, dietro e fuori la consolle, ci confrontiamo sempre e cerchiamo di darci una grande mano a vicenda. Ci divertiamo molto insieme, ma la cosa importante è che anche in questi momenti non perdiamo mai l’occasione di scambiare chiacchiere su quella che è la nostra passione prima che il nostro lavoro, la musica, e ci si raffronta su tutto, a trecentosessanta gradi.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che vi è capitato di vivere?
Era lo scorso 19 novembre, giorno in cui avremmo dovuto ospitare con il nostro party Resistance al Warehouse lo storico Tresor di Berlino per festeggiare insieme i venticinque anni della sua attività con una line-up pazzesca. Ci sveglia una telefonata del nostro socio per dirci che era stato avvertito che il locale purtroppo non avrebbe aperto perché il giorno antecedente un ragazzo della security era stato accoltellato da un cliente. Mi ricordo che eravamo con le lacrime agli occhi: era l’ennesima occasione sciupata per portare qualcosa di veramente importante nel nostro paese. Non vogliamo dare la colpa a nessuno, tranne ovviamente a quello sciagurato che era in un club non per divertirsi ma con un coltello; purtroppo però non era la prima volta che una cosa così assurda accadeva in Italia, nel mondo del clubbing…
Passi sbagliati: quali sono le cose che più vi danno fastidio nella scena musicale italiana?
Ci piace puntare i riflettori su due argomenti in particolare. Uno è la poca attenzione alla qualità musicale: è in primis un problema relativo a chi promuove eventi di musica elettronica e non, il che si riflette poi su una clientela “maleducata” nel senso che poco attenta a quello che è il valore intrinseco dell’artista, totalmente modaiola, per nulla pronta ad ascoltare proposte musicali innovative.
Altro argomento molto importante per noi, è la difficoltà di creare un movimento italiano nella scena techno underground; è un problema che riguarda gli artisti, i quali dovrebbero comunicare e lavorare di più tra di loro, mentre c’è spesso molta chiusura. Anche i promoters, i label managers e chi ruota nell’orbita di questo mondo, dovrebbe puntare di più su giovani talenti italiani, perché ce ne sono tanti davvero validi.
La vera bravura del team Ostgut – e quindi implicitamente del Berghain, locale simbolo della techno music nei nostri giorni – è stata quella di investire sui propri artisti, facendo in modo così da creare un modello berlinese nel panorama internazionale, e potersi permettere di fare serate “low cost” con soli resident, perché proprio quelli erano, e tutt’ora sono, tra i dj e producer più acclamati al mondo.
Quando capiremo che anche in Italia c’è la possibilità di puntare su artisti emergenti piuttosto che comprare sempre all’estero, forse riusciremo a mettere in piedi delle line-up e delle proposte degne di quelli che sono gli standard in molte città d’Europa.
È ovvio che ad oggi immaginare in Italia serate con quindici dj sia difficile: perché la legislazione non ci da una mano, vero, ma anche perché solo pensare di pagare quindici voli, risulterebbe altamente anti-economico. Bisogna smetterla di investire, tempo e denaro, soltanto su guests internazionali. I promoter devono crederci di più e i clienti devono fidarsi che la qualità c’è anche nei nostri artisti e va fatta emergere nella mediocrità dell’immensa offerta odierna.
Passi che state per compiere: quali sono i vostri prossimi progetti?
Ci sono un bel po’ di cose che bollono in pentola fortunatamente: tutto ruota intorno alla nostra vinyl label Suburban Avenue, lanciata nel maggio 2014; il lavoro procede secondo i piani e l’etichetta sta crescendo molto in termini di visibilità.
A fine settembre uscirà una compilation mixata da noi, con circa venti inediti di artisti di fama internazionale e giovani emergenti italiani sui quali abbiamo deciso di puntare. Successivamente rilasceremo due EP, entrambi nostri, entro la fine del 2017 – il secondo tra l’altro con remix di uno dei nostri idoli in questo mondo. Stiamo infine lavorando ad un progetto totalmente differente, più ambient: droni e sonorità electro che si fondono alla ricerca di qualcosa di nuovo.
Passi sinestetici: salutateci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se vostra o di altri.
“…ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale.”