C’è stato un momento in cui, appena prima di esplodere definitivamente, la bolla minimal sembrava non lasciare scampo. Sapevi che stava per morire, perché le idee erano veramente arrivate al capolinea, ma avevi un po’ perso la fiducia che ciò avvenisse in un lasso di tempo breve: troppo era stata tirata la corda da Hawtin & Co. per lasciar intendere si sarebbe presto pezzata; troppo erano stati strizzati e stretchati gli spunti interessanti che il carrozzone capitanato dal canadese (e chi per lui) aveva offerto per lasciar presagire un futuro musicalmente più avvincente. C’era un po’ di sfiducia, ecco. Siamo a cavallo tra il 2005 e il 2006, il Berghain non è ancora il posto dove andare a geolocalizzarsi sui social – i social, in fondo, ancora non si erano impossessati delle nostre vite – e lo scenario economico/sociale cui di lì a poco sarebbe finito il nostro pianeta dopo il collasso di Lehman Brothers non aveva ancora dato avvisaglie chiare di ciò che sarebbe successo in nemmeno due primavere. Anche emotivamente.
La stella di Marcel Dettmann e Ben Klock, benché se ne potesse già fiutare l’incredibile talento, era finita nel radar di pochi, anzi pochissimi addetti ai lavori particolarmente abili nel scovare all’interno della scena elettronica le novità valide sul serio, quelle su cui fare all-in e scommettere forte. Tra questi, lo ricordo come fosse ieri, c’era Giorgio Mortari, il primo a cui ho sentito raccontare le gesta di questi due tedeschi dal suono incredibilmente deciso, integerrimo e – perché no – incazzato. Il timoniere di Dissonanze, in particolare, stravedeva per il primo Dettmann…e come dargli torto? Era uscito da poco il primissimo MDR (“Let’s Do It / Radio”), un EP perfetto per guidare la transizione tra ciò che di buono Minus (e le altre label di riferimento della scena minimal stavano per lasciarci in eredità) e quell’ondata techno che ha (ri)messo Berlino al centro del villaggio. In fondo, senza “Dawning / Dead Man Watches The Clock”, il primo EP del catalogo Ostgut Ton, probabilmente ci sarebbe voluto ancora dell’altro tempo prima di veder compiuta la transizione che decretato il Berghain come La Mecca del clubbing mondiale.
Oggi, a una settimana dal party Future Shock che vedrà protagonisti Marcel Dettmann e Rødhåd al Clorophilla, abbiamo pensato bene di ripercorrere le tappe principali che hanno fatto di MDR una delle label più seguite (e ambite) dell’intero movimento techno. Dieci tracce perfette per un ripasso quantomai utile prima della prova più dura: quella che attende le vostre ginocchia al centro del dancefloor.