Diciamolo subito, anche a scanso di equivoci: “Solchi”, il nuovo disco di Godblesscomputers, è un signor disco. Una prova, la terza, superata senza affanno, con punte altissime di qualità superiore in almeno quattro tracce. Da fan di Lorenzo Nada, non possiamo che sentirci appagati per come suona “Solchi”, così caldo e pulito. Risulta meno etereo di “Plush And Safe”, a favore di atmosfere più sexy ma sempre intrise di quella melanconia da mare d’inverno, che contraddistingue il suono di Godblesscomputers.
Da critici (o pseudo tali) il discorso invece si fa più ampio e va un pochino contestualizzato, partendo soprattutto dal suono di Lorenzo Nada. A grandi qualità, grandi responsabilità: Lorenzo è uno dei più importanti producer del panorama elettronico italiano, con classe e gusto sopraffino, capace di avere uno stile e un suono proprio. Diciamo la verità: ai primi ascolti dell’album per alcuni brani siamo impazziti, per altri un pochino meno. Adoriamo le venature jazzy di “Adriatica”, con quei rimandi ai Casino Royale più intimi di “Sempre più Vicini” che rimarranno nelle cuffie per indeterminato tempo; ci piace tantissimo poi “il solito” pezzo reggae in tracklist, “Life On Fire”, in cui Godblesscomputers riesce a farci muovere tantissimo, su frequenze molto basse, supportato da un cantato divertentissimo e un ritornello che fa strike già dal primo ascolto, tra Urban Species e rimandi radiofonici metà anni ’90; ci spelliamo le mani in applausi scroscianti per la combo Godblesscomputers + Funk Rimini in “Records” (ecco, uno splittino di tot tracce con i Funk Rimini lo valuteremmo con piacere), a nostro avviso una traccia da prova olimpica e in disputa per il titolo de “la migliore del disco” con “How About You”.
Due tracce, queste, in cui ancor più che nelle precedenti appena raccontate, Lorenzo si libera dall’obbligo di dover “suonare” come Godblesscomputers. La prima è una distruzione funk pompatissima in cui il mood compassato di Lorenzo va squisitamente d’accordo con quello più caciarone ma iper-tecnico dei Funk Rimini; la seconda traccia è invece Godblesscomputers elevato all’ennesima potenza per classe, gusto ed eleganza. Smooth e nu soul con uno splendido, ripetiamo, splendido cantato “alla John Legend” di Davide Shorty. Fra i pezzi da circoletto rosso va citato anche “Father’s Light”, con gli Inude sempre più in forma Moderat, in cui il nostro dirige un’ottima collaborazione.
È alla fine di ripetuti ascolti che ci siamo chiesti perché le tracce non avessero tutte lo stesso “wow-factor”, anche nel nome di quell’evoluzione del suono, di crescita artistica e maturazione musicale conclamata forse richiesta ma non per questo dovuta.
Ci sbagliavamo, e lo abbiamo capito dopo. “Just Slow Down” e “Glue” per dire suonano pericolosamente troppo vicine a “Veleno” e “Plush And Safe” – di fatto “Glue” è un ripescaggio del primo album – ma la qualità dei pezzi e il “taste of feeling” di Lorenzo Nada sono obiettivamente incontestabili.
Si potrebbe invece contestare che Godblesscomputers non osi più di tanto e che avrebbe potuto, in questo lavoro, prendersi qualche rischio in più. Provando a cambiare il punto di osservazione ci accorgiamo però che questa ultima obiezione è di fondo sbagliata: ci chiediamo infatti in quanti possano permettersi di avere un suono proprio, riconoscibile al primo sample vocale o ai primi campanellini, tanto cari al nostro Lorenzo. E se la massima forma di libertà stesse proprio nel mantenere fede al proprio inconfondibile suono, fregandosene delle aspettative altrui?
“Solchi” è, per stessa ammissione di chi l’ha prodotto, un racconto del proprio percorso artistico (riuscito perfettamente, aggiungiamo noi) e lo promuoviamo – dopo tanti piacevolissimi ascolti – a pieni, anzi pienissimi voti. E allora che mantenga pure così piena fede a se stesso, al suo stile, se questa è la qualità che ne risulta.