Musica e clubbing vissuti in piena consapevolezza, senza pressione o false aspettative: questo è quello che traspare dal Giant Steps di questa settimana firmato da uno dei resident del Dude Club di Milano di maggior talento, quel Riccardo BHI che oggi ci ha conquistati prima con la sua musica – ascoltatevi il suo set tutto d’un fiato! – e poi con le sue parole.
Quasi novanta minuti di un suono caldo e sensuale perfetti per iniziare al meglio questo lunedì d’autunno inoltrato: premete play e immergetevi nel mondo di questo giovane veronese di base a Milano, non ve ne pentirete!
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Direi il primo vinile che sono riuscito a mixare: grazie a quel disco non ho più smesso. Il titolo non lo ricordo, è trascorso davvero moltissimo tempo e forse si trattava semplicemente di un disco come tanti. Ma ricordo bene gli sforzi per capire come mettere a tempo due dischi e la soddisfazione di riuscire a farlo poi, davanti alla gente.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Non riesco a individuare un evento specifico. Fin da quando sono ragazzino ascolto davvero tanta musica: mi entusiasma la ricerca e soprattutto mi emoziona la scoperta. Capisco quanto la musica sia fondamentale nella mia vita proprio in quei magici momenti in cui scopro un disco che mi piace davvero. E suonare i dischi che amo è il modo migliore per celebrare questa mia “vocazione”.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
La musica mi è sempre stata accanto nei momenti più difficili e mi ha aiutato a superarli: il nostro è un rapporto che non ha mai conosciuto conflittualità o crisi. Attualmente sto affrontando un momento della mia vita molto intenso, direi complicato, ma la musica mi occupa la mente, mi distrae e mi libera. Posso contare su di lei e se non avessi tutto questo probabilmente cercherei sfoghi meno sani o finirei per fare cazzate. Se un giorno poi questo rapporto d’amore dovesse entrare in crisi vorrà dire che sarà finita la nostra luna di miele, e allora smetterò di suonare i dischi nei club. Ma senza mai perdere la passione della ricerca e dell’ascolto.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Fare il dj al momento non è il mio lavoro principale, quindi non parlerei di “carriera”, ma piuttosto di percorso. E in questo percorso il mio trasferimento a Milano è stato un passo fondamentale. Qui ho trovato un ambiente e degli stimoli che a Verona, città dove sono nato e cresciuto, probabilmente non avrei mai avuto occasione di incontrare.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Non essendo il mio lavoro, dedico alla musica quasi tutto il mio tempo libero. Ma una volta all’anno spengo tutto per tre settimane per viaggiare in luoghi molto lontani recuperando forze ed energie.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Ho iniziato a suonare molto presto, per puro divertimento e senza pormi grandi obiettivi. Se nei primi anni avessi coltivato un po’ di consapevolezza in più, forse sarei andato più lontano, ma non ho nessun grande rimpianto. Mi dispiace non aver mai imparato a suonare uno strumento musicale, ma per rimediare ho cominciato da poco a studiare pianoforte da autodidatta.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Difficilissimo citarne così pochi ma provo ad elencartene cinque che occupano un posto speciale, non soltanto nella mia Expedit bianca dell’Ikea, ma anche nella mia vita.
Funkadelic “Maggot Brain”
Nas “Illmatic”
Beastie Boys “Hello Nasty”
Omar-S “Thank You For Letting Me Be Myself”
Talking Heads “Speaking In Tongues”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Tutti i libri di Philip Roth, l’Antologia di Spoon River e i Minions.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Essere diventato resident del mio club italiano preferito, il Dude Club. Non considero questo traguardo un punto di arrivo ma il principio del mio percorso artistico più “adulto”. Qui ho imparato a far sparire l’ansia prima di un dj set, a conoscere il pubblico e a gestire le dinamiche (quasi mai prevedibili) del dancefloor. Ho trovato la mia dimensione e il coraggio di osare di più. E poi sono orgoglioso che l’intensità e l’impegno con cui affronto le mie serate al Dude siano gli stessi della prima volta. Anche questo è un grande risultato.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è un’intervista che stiamo facendo per un media online…
Penso che siamo nel bel mezzo di una rivoluzione. Questo è un dato di fatto e dobbiamo accettare e sfruttare con responsabilità e intelligenza le grandi opportunità che il web i social offrono. C’è sempre il rischio di un appiattimento generale perché tutto diventa più accessibile e imitabile. Ma in questo grande calderone la qualità premia ancora, anche se emergere è più complicato.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Sicuramente la crew dei resident del Dude: ottimi dj e producer, ma soprattutto persone che stimo molto e con cui amo sempre confrontarmi. Poi ci sono gli amici di Serendeepity, un luogo che per me rappresenta molto di più di un semplice negozio di dischi e che è diventato quasi la mia seconda casa.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Ho spiegato a Peppe Vessicchio che cos’è l’Upside Down e per ringraziarmi il maestro mi ha regalato una copia del suo libro, “La musica fa crescere i pomodori”. Davvero non capisco come mai non l’abbiate ancora intervistato.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più ti danno fastidio nella scena musicale italiana?
Nella musica, come nella vita, non sopporto le mentalità chiuse e individualiste. Credo sia necessario trovare il coraggio di evolversi e di non perdere mai la voglia di scambio con l’altro. Io dico sempre che unendo le forze ed evitando paranoie e gelosie in Italia potremmo fare molto di più. Prendi, ad esempio, la Concrete di Parigi o l’Honey Soundsystem di San Francisco: due realtà super local che sono state capaci di evolversi diventando label e collettivi artistici di riferimento. E cosa c’è dietro? Ragazzi appassionati come noi che unendo le forze hanno trasformato dei party in qualcosa di molto più importante. In Italia abbiamo club, eventi e artisti di livello, ma tutto questo non accade quasi mai, ed è un vero peccato.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Diventare presidente dell’Hellas Verona.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.
Ciao a tutti!
[Pic by Alvise Guadagnino]