Dj|, produttore e avanguardista, Riccardo Schirò è un ragazzo con le idee molto molto chiare. È stato un ex studente di filosofia che ha abbandonato consapevolmente l’università per seguire il sogno di vivere con la musica. Così nel 2016 ha fondato la visionaria Gravity Graffiti, etichetta discografica che ha le fondamenta nei territori sperimentali e nella musica da club “storta” e pazza, con la quale ha pubblicato tra i tanti i lavori di Marcello Napoletano, Lamusa, Whodamanny e DB.Source. Come dj si è fatto le ossa su e giù per l’Italia da Palermo a Firenze e Glasgow, e come produttore è attivo dal 2015 con lo 002 della Basement Night Feeling Sound di DJ SCM, per poi portare il suo intransigente ideale musicale e la sua costante ricercatezza del suono su New Boy Shit Trax, Still Music, Periodica Records e infine con il mini album “Mediterranea” e l’EP “Maledetti”, in combo con Lamusa, sulla sua etichetta. Insomma, stiamo parlando di un ragazzo con una spiccata originalità assolutamente da conoscere, per questo è qui su Soundwall con i suoi quindici passi da gigante.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
”Alturas” degli Inti Illimani, traccia strumentale che credo fosse in un disco di mio padre. Quelle sonorità, nonostante appartenessero a popoli che non avevo mai conosciuto, mi erano così familiari che mi scossero intimamente.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Ho sempre avuto dei giradischi e degli strumenti musicali in casa, così ho coltivato una passione naturale per la musica. Quattro anni fa circa, mentre lavoravo in ambito commerciale a Parigi, dopo anni di matto e disperatissimo studio filosofico a Palermo, ho consapevolmente scelto di dedicarmi alla produzione e al djing a tempo pieno, perché è ciò che mi piace di più di tutto il resto.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
La musica è un linguaggio, è prender posizione. Nel modo in cui la vedo io è mettersi in crisi volontariamente ogni giorno, nel senso edificante della parola “crisi”, del riconoscere e metabolizzare se stessi, ovvero, dell’analizzare e del contrastare le proprie abitudini e i propri automatismi, del sentirsi con l’orecchio di un’altra persona per potersi migliorare e capire i propri limiti. Cambi, cambia la tua musica, la crisi è importante.
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Non tifo per il mito della carriera, per me è più un percorso composto da momenti che hanno ognuno la propria unicità, quindi sono tutti importanti. Per riallacciarmi alla risposta precedente, è un esercizio quotidiano che dà frutti costanti. Se proprio dovessi citare qualche evento, forse i momenti più importanti sarebbero gli scambi d’opinione e il dialogo costante con chi condivide con me questo percorso musicale, sono tutti “maestri” e “discepoli” al tempo stesso.
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Passo giornate a scavare tra i dischi, dai magazzini impolverati alle top-ten da supermercato, da Giacinto Scelsi a Gigione, ascoltando per ore e in maniera filologica musica di tutti i generi. Poi mi piace fare escursioni in montagna e anche leggere letteratura fantastica novecentesca o romanticismo tedesco.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Forse a causa della mia eccessiva autocritica faccio degli errori, come Gogol brucio impulsivamente al rogo tanti dei miei lavori. Non torno mai indietro, anche perché non ho buona memoria. Però a volte mi chiedo cosa sarebbe successo se non fossi stato un giudice o censore così severo di me stesso.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Terry Riley “Persian Surgery Dervishes
Electronic Eye “Closed Circuit
Weather Report “Mr. Gone”
Nuova Compagnia Di Canto Popolare “Lo Guarracino”
Santana “Borboletta”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
“Solaris” di Stanislaw Lem con relativa trasposizione cinematografica di Tarkovskij, risposta russa a “2001: Odissea nello spazio”. È un’opera che si può leggere a diversi livelli di profondità e interpretazione, può essere una storia puramente fantascientifica di un terreste su un altro pianeta oppure un saggio filosofico sulla coscienza e l’identità.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Il mio ultimo disco “Dunas”, che uscirà a breve.
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
Benissimo! Bisogna agire e dare il proprio contributo, non basta reagire, credere che sia la realtà. Il senso sano della rete è l’uso, la curvatura della rete stessa, l’interazione.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
La crew di Gravity Graffiti ovviamente! Da Giampaolo Lamusa a Yoshinori Hayashi, passando per gli amici siciliani Dario DB.Source e Danilo Zurigo. E sono felice di poter condividere il mio lavoro con i ragazzi di Periodica Records e con altri amici europei tra cui Lindsay Todd, Thomas Baldischwyler, DJ Sports e Central.
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Una volta suonai per caso ad una serata di capodanno organizzata da sessantenni golfisti in vacanza che sciabolavano bottiglie di champagne e facevano dediche al microfono, non mi divertii affatto. Qualcuno mi chiese “Lo metti Avicii? Se si può collegare il telefonino lo metto io”.
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Mi dava fastidio l’esterofilia automatica degli italiani, la ricerca del consenso e del modello esterno, ma noto che ultimamente gli artisti italiani stanno acquistando piena fiducia nel loro variegato potenziale. Tante realtà interessanti da Nord a Sud estremamente proficue ed eterogenee, capaci di rinnovarsi e di esportare un messaggio spontaneo. L’importante è non cadere nel cliché della territorialità, la musica non si può ancorare ad una zolla di terra.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho diversi dischi miei e di altri artisti in produzione su Gravity Graffiti, un paio di miei lavori su altre label, sessioni in studio con nuovi progetti, un programma mensile su LYL Radio e la collaborazione con un negozio di dischi a Palermo. E poi qualche altra cosa ancora…
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.