A cosa pensate se vi dico Innsbruck? A me viene subito in mente l’aria pulita di montagna, tanta natura, poca confusione. Niente traffico, niente movida. Ma Heart of Noise Festival trasforma quell’idea di tranquilla cittadina tra le montagne e stupisce, e lo fa dal 2011. Stupisce in modo intelligente, colto, ricercando regioni estetiche al di fuori della cultura tradizionale, presentando generi e impulsi alternativi figli dell’evoluzione musicale e culturale del nostro presente. “Nostro” e “presente” sono le due parole chiave. Sì, perché il fulcro dell’attenzione è sulla cultura giovanile (musica e arte), la cultura dei media e l’arte digitale; insomma cosmo musicale e artistico che si sviluppa attorno alle novità culturali più fresche, più innovative e perché no anche contro corrente.
Dopo le scorse due edizioni, concentrate rispettivamente sui temi delle ibridazioni dub (Dub and the Heart of Darkness) e pop (Pop Life) quest’anno il tema attorno a cui ruoteranno le esibizioni è “Decocooning society”. Ma cosa significa? Cosa vogliono trasmetterci? Di sicuro, è bello quando succede. E’ bello quando un festival sceglie di trasmettere un messaggio. La “Decocooning Society” è l’immaginario di una società che apre i confini dei generi, rendendo udibili (e comprensibili) i suoni contemporanei: il continuum pulsante delle subculture, le diverse relazioni tra tecnologia, cultura musicale e percezione del contemporaneo, l’emancipazione e la rivalutazione di culture underground e allo stesso tempo di luoghi comuni dove la musica acquista nuovi valori, dove non è business.
Il festival si apre mercoledì 30 maggio con la collaborazione con Carhartt, che rievoca le radici del movimento. Detroit e Chicago salgono in cattedra, a rappresentarle saranno Glenn Underground, Arpanet e Juan Atkins. Il giovedì sarà invece il giorno dedicato alla musique concrète e sarà il turno di Francois Bonne taka Kassel Jäger e Marc Baron. Da giovedì pomeriggio potremo anche godere delle prime intersezioni tra musica e arte. Si parte con una conferenza nell’ambito della serie “Ohne Theorie keine Revolution” (Senza teoria nessuna rivoluzione), con il cofondatore di de:Bug Sascha Kösch aka DJ Bleed e Seth Horovitz aka Rrose. E ancora, dopo la conferenza, Heart of Noise darà l’opportunità di visitare la mostra “Tapes, Kssetten und K7” con il concerto di Awesome Tapes from Africa. In collaborazione con la mostra suoneranno durante il festival e in altri luoghi Valerio Tricoli, Marc Baron e Tape Loop Orchestra.
L’interattività tra visual art e musica, in generale, trova spazio in diversi progetti: Ekin Fil e le “musicalizzazioni” live di film, Alec Empire – The Destroyer con gli A/V di Lillevan, Abul Mogards e gli austriaci Kutin/Kohlberger. Il settore più strettamente “da concerto” verrà rappresentato da Godfesh, il nuovo progetto di Mumdances “Bliss Signal”, Errorsmith, Rrose e DJ Bleed, Lee Gamble, Jlin e infine Tim Hecker, il quale presenterà il suo nuovo album “Love Streams”. Il festival non dimentica inoltre di dare rilievo agli artisti locali di più talento, che arricchiscono il già florido programma.
Nei suoi quattro giorni Heart of Noise non sfida solo i confini di genere, ma cerca di portare la musica elettronica fuori dal contesto del club, sfruttando lo spazio pubblico, ampliando il concetto e l’immaginario in cui (e come) poterla fruire. Infatti, due dj set ci porteranno sul tetto del palazzo più alto di Innsbruck, il Rooftop 13 del Pema Tower, e il sabato si svolgeranno concerti ad entrata libera nei giardini del palazzo reale (Hofgarten). Ma non finisce qui: a Heart of Noise potrete anche fare una corsa in tram attraverso il paesaggio idilliaco dei dintorni di Innsbruck accompagnati dalla musica live dello sperimentalista altoatesino Maurizio Nardo e dalla cantante tirolese Lissie Rettenwander, oppure assistere alla sonorizzazione di un film muto grazie alla collaborazione con il cinema “Cinematograph” e “International Film Festival Innsbruck”.
Heart of Noise ricompone il grande mosaico frantumato della “musica seria” e quella “d’intrattenimento”. E ci interroga: esiste un futuro dell’arte che vada oltre alla distinzione tra “serietà” e “intrattenimento”? Chissà se riusciremo a scoprirlo al termine di questa edizione. Di sicuro, uno degli appuntamenti più interessanti di questo periodo. Merita andarci – come del resto dicevamo già l’anno scorso.