Come vi avevamo già anticipato (ben felici di farlo, vista la qualità dell’evento), venerdì 8 e sabato 9 Giugno è andata in scena la seconda edizione di Lattexplus Festival, nella splendida cornice del parco di Villa Solaria a Sesto Fiorentino, poco distante dal capoluogo toscano.
Anche questa volta i ragazzi di Lattex hanno proposto una line-up che rispettava l’identità del progetto senza però cadere nei soliti cliché, spaziando tra le sonorità elettroniche care a chi frequenta abitualmente i loro party. Ma andiamo per gradi. Per valutare un festival del genere, infatti, oltre alla musica si deve tenere in considerazione ogni aspetto che lo caratterizza, anche ogni minima sfumatura che di primo acchito può sembrare superflua, ma che alla fine dei conti ha tutte le carte in regola per fare la differenza.
Chi non è stato presente deve sapere che (oltre ad essere molto bella) la location che ha ospitato l’evento è molto ampia ed è immersa nel verde: motivo per cui è stato possibile allestire delle zone ricreative in cui, oltre ai punti relax, food e merchandising, era situato anche un piccolo vinyl market che ha riscosso molto successo. Un aspetto che ci è piaciuto molto, perché ha permesso anche a noi di entrare in relazione con molte persone che passavano di lì, confrontandoci e scambiandoci idee sugli artisti che stavano suonando e su quelli che si sarebbero alternati poco dopo. Non vorremmo sembrare presuntuosi, ma anche questa è club culture (e cultura in generale).
Gli ingressi e le uscite, così come tutti gli altri spazi, sono stati ben gestiti ed era veramente facile muoversi in tutta l’area. Se vi sembra poco, domandatevi quante volte vi è capitato di trovarvi in mezzo a un festival, o più semplicemente a un party open-air dalle dimensioni anche non enormi, senza capire dove vi trovavate in quel momento e senza sapere come raggiungere i vostri compagni di avventura.
E dato che ci piace prendere spesso come esempio alcune delle realtà estere più famose, è bene sottolineare che anche livello logistico raggiungere la venue non è stato un problema anche per chi non poteva o semplicemente non voleva muoversi in macchina, dato che la stazione più vicina era raggiungibile in appena dieci minuti a piedi. Questi sono tutti fattori che magari date per scontato e che forse non ritenete importanti, e badate bene non è una colpa dato che non siete organizzatori di eventi, ma proprio perché gli eventi li frequentate noterete sicuramente che se questi aspetti sono curati a dovere possono agevolarvi e farvi vivere al meglio i vostri momenti di spensieratezza con la musica. Molto interessante anche l’installazione del palco, circondato da un ottimo sound system made in Italy e da una serie di ledwall sopra e davanti la console su cui si alternavano una serie di visual molto lavorati.
Ecco, avendo sottolineato anche queste parti solo apparentemente secondarie (in realtà per nulla tali), ora possiamo passare a parlare della musica. Il venerdì è stata la volta del resident Samuele Pagliai, che ha poi spianato la strada a Elena Colombi, John Talabot e Hunee. Purtroppo, e ci dispiace dirlo, la pioggia non ha aiutato il primo appuntamento perché il violento acquazzone poco prima dell’inizio dell’evento ha scoraggiato la maggior parte del pubblico.
Non per questo si è fermata la voglia di ballare dei presenti che sono giunti da più parti della Toscana ma anche del mondo: sì, vi sembrerà strano e lo è sembrato anche a noi, ma gran parte dei partecipanti erano stranieri. Sinceramente non sappiamo se questa fetta di pubblico si sia mossa appositamente dal proprio paese di origine o se si trovava già in Italia, fatto sta che la loro presenza non è stata certo casuale. La line-up in parte anche “ricercata” rispetto all’offerta generale toscana ha sicuramente influito su questo aspetto, che per un festival di livello è certamente un valore aggiunto.
Su questo fattore però ci dobbiamo soffermare, perché quella di quest’anno è stata una scelta abbastanza coraggiosa. Per la prima edizione, l’anno scorso, la line-up ci era sembrata più ponderata, nel senso che, grazie anche alla durata di tre giorni anziché due, erano inclusi dei nomi con uno storico più lungo sia a Firenze che in tutta Italia. Questo aspetto ha sicuramente influito sull’affluenza del pubblico fiorentino, così come la presenza di altri eventi in città durante i giorni del festival. C’è da dire che Firenze è si una grande città, ma non ha un bacino di utenza paragonabile a quello di Roma o Milano, motivo per cui oltre ai problemi causati dalla pioggia c’è stato un normale calo fisiologico delle presenze, per questi motivi.
Pensate però che la riuscita di un evento di tale portata sia solo avere una distesa di gente davanti a un palco? No, non possiamo e non dobbiamo limitarci a questo, perché se anche il secondo giorno non è stato caratterizzato da un fiume di gente non significa che sia stato un insuccesso. Certo, per l’organizzazione di scelte da prendere ce ne sono, e sicuramente non sono mancati fisiologici errori da parte loro, ma non per questo si può buttare all’aria tutto valutando solo l’aspetto esteriore delle cose. Si tratta anche di un percorso di crescita: credete che tutte le realtà di questo tipo, da quelle che nascono da un giorno un altro fino a quelle più “storiche” non abbiamo mai incontrato degli ostacoli o vissuto dei momenti non di successo pieno? Inoltre quando si fanno cose di questo tipo bisogna mettere in conto una serie di “varie e eventuali” che non si possono controllare, come ad esempio la pioggia poco prima dell’apertura dei cancelli, o altre condizioni meteorologiche avverse a migliaia di chilometri di distanza che non fanno partire l’aereo di un dj che tanto si aspettava, come è successo appunto sabato con Roman Flügel.
Il secondo giorno si sono dunque alternati sul palco dalle due di pomeriggio alle due di notte solo Mirko Casalini, Josey Rebelle, Moodyman, Antal e Maceo Plex. Diciamoci la verità, l’aspettativa per la notte conclusiva del festival era molto alta e anche se non è stata soddisfatta per tutti al cento per cento, la musica è tornata in primo piano tenendo alto il morale dei presenti.
In conclusione, l’edizione di quest’anno ci lascia con dei punti positivi e altri negativi; ma considerando il tutto, non possiamo dire di essere stati male. Anzi, proprio perché ci sono piaciuti una serie di aspetti ci dispiace non aver visto qualche presenza in più, e ci auguriamo che anche il pubblico fiorentino possa fruire un po’ più spesso di queste occasioni più uniche che rare (e capisca quanto siano importanti). Ovviamente i ragazzi di Lattex dovranno migliorare alcune cose, ed essendone loro stessi coscienti sono già al lavoro per la loro stagione estiva a Calafuria e per un’altra edizione di un festival che viste le premesse, sarà comunque sulla bocca di tutti. Con merito.