Nato alle pendici dell’Etna, Elio Consoli è l’ultimo di una nuova serie di produttori italiani che ha portato una ventata di freschezza all’interno della scena contemporanea. Il suo carattere artistico è stato forgiato da una militanza nella scena underground catanese, dal mare siciliano e dalla lava, difatti la sua musica elettronica è fatta di sperimentazione ed echi hip hop e di una fisicità unica su cui si innestano ritmi secchi, melodie modulari e paesaggi rarefatti. Questo suo approccio alla musica gli ha permesso di ricevere l’attenzione di label come Dancing Like Quagmire, 800Hz Records, DAT, Sakskøbing e Marguerite Records che hanno pubblicato le sue produzioni senza battere ciglio. Il talento gli scorre nelle vene, e la qualità non gli manca per niente: dategli qualche altro anno e lo vedrete fiorire manifestando tutte le sue potenzialità. Intanto ecco i suoi quindici passi da gigante, noi gliene auguriamo altrettanti per la sua carriera! Buona lettura e buon ascolto con il suo mixato.
Passo numero uno: qual è il disco o la traccia che ti ha cambiato la vita? La primissima. Quella che ti ha fatto capire che la musica era veramente un’emozione particolare, più intensa di altre.
Ho sempre considerato la musica una parte fondamentale della mia vita, ha attirato la mia attenzione da sempre. Mi ricordo una cassetta che ascoltavo a ripetizione, ho scoperto anni dopo cosa ci fosse registrato sopra: da un lato la soundtrack del film “La Haine” di M. Kassovitz, un paio di brani di Supreme NTM e dall’altro lato l’album “1992” di Björk.
Passo numero due: quando hai capito che la musica, produrla o suonarla, sarebbe stata una parte fondamentale della tua vita?
Ho cominciato a suonare da ragazzino, in un centro sociale di Catania, l’Auro, con un paio di amici: montavamo i giradischi nel cortile e andavamo a prendere il gasolio per il generatore in motorino. I primi dischi che compravo erano 45” dub inglese o roots reggae, poi da lì è stata una continua evoluzione. Dopo una lunga permanenza in Inghilterra ho rinnovato il mio sound, e lo continuo a fare tutt’ora. Per quanto riguarda la produzione mi ci sono approcciato una volta arrivato a Bologna un po’ per caso. Inizialmente lo sottovalutavo…poi ho scoperto che era un modo per esprimermi incredibile! Ora per me rappresenta una parte fondamentale della mia vita. A prescindere dall’esito che possano avere le varie produzioni credo di impegnarmi nella ricerca di sonorità e di tecniche sempre più per me stesso. Il momento in cui sono in studio e mi diverto è la parte più importante, sinceramente potrei concludere lì il mio lavoro. Ho cominciato ad assemblare il mio live set perché trovo che sia il modo più indicato per proporre il mio lavoro, segue quelle che sono le influenze e le contaminazioni che attraverso. Ogni volta che preparo un live lo rivoluziono.
Passo a margine: quali sono stati i momenti di maggior crisi, nel tuo rapporto con la musica?
Soffro molta ansia da prestazione. Molto spesso smonto quello che faccio e mi rimetto in gioco ciclicamente: questo può essere visto come un momento di crisi, ma da questi momenti ricostruisco tutto, rinnovandolo. Si tratta più di una sana evoluzione, molto sofferta!
Passi importanti: quali sono stati finora i momenti più importanti, nella tua carriera?
Non mi piace chi si prende troppo sul serio, nella mia scena parlare di “carriera” mi è sempre sembrato esagerato. Non considero la musica un lavoro e non voglio che lo diventi, con questo non voglio dire che per me sia meno importante, ma vorrei continuare a potermi permettere di scegliere solo quello che voglio fare con la mia musica, senza alcun condizionamento esterno. Sicuramente nel mio percorso sto riuscendo a viaggiare molto: aver portato il mio live set in club come il DOT di San Pietroburgo, il NII di Mosca, a Barcellona e sempre di più su e giù per l’Italia, sono sicuramente i traguardi di cui sono più che orgoglioso!
Passi per prendere un po’ d’aria e trovare ispirazione ed energia: quali sono le tue altre passioni? Come le sviluppi? Quanto tempo riesci a dedicare loro?
Amo molto l’arte visiva…anche se ne capisco poco e quel poco a modo mio. Trovo molto forte collegare la musica a ad un immaginario, a un determinato gusto grafico, ma non ho il tempo di dedicarmici quanto vorrei. Quando non mi dedico alla musica, lavoro, quando non lavoro, provo a dormire! Attualmente sto viaggiando molto e sfrutto i tempi morti che ho per fermarmi ed osservare con calma ciò che mi circonda. Penso che la malinconia del viaggiare da soli sia unica per trovare ispirazione.
Passi perduti: quali sono finora i tuoi più grandi rimpianti, musicalmente parlando?
Personalmente non posso dire di aver grandi rimpianti. Ogni novità che viene mi entusiasma, ma volo sempre basso con le aspettative, e questo mi ha portato bene fin ora! Probabilmente mi sarebbe piaciuto poter crescere artisticamente nella mia terra, la Sicilia, avere dei scambi e coltivare la scena locale.
Passi che consiglieresti: quali sono secondo te i cinque album (o brani) che consiglieresti e che non dovrebbero mancare nella discografia di tutte le persone a cui vuoi bene o che stimi?
Fugees “The Score”
Actress “Ghettoville”
Coldcut & DJ Food “Cold Krush Cuts”
Shellac “Futurist”
Patricia “Bem Inventory”
Passi in biblioteca o videoteca: quali libri o film consiglieresti?
Sono mega fan dei classici con De Niro a New York nei 70’s come “Mean Streets” e molti altri del genere. Ovviamente tantissimi film di Spike Lee, ”Brazil” di Terry Gilliam o “Babylon” di Franco Rosso: parla di guerre tra sound systems nel sud di Londra degli anni ’80.
Passi fondamentali: qual è il risultato artistico di cui finora vai più orgoglioso?
Sicuramente ogni release che ho fatto! Ognuna per me racconta un periodo e una fase che ho attraversato. Vedere poi quei dischi in vendita nei vari negozi in giro per il mondo e pensare che siano stati venduti fino in Giappone mi fa impazzire!
Passi virtuali: come stai vivendo l’onnipresenza del web nelle nostre vite in questi anni? Visto tra l’altro che questa è una intervista che stiamo facendo per un media online…
Ne sono coinvolto, provo a essere un utente quanto più consapevole possibile ed a sfruttare al massimo le sue potenzialità, senza venirne travolto.
Passi in compagnia: quali sono i dj e producer con cui senti più affinità, e con cui vorresti sempre e comunque condividere parole, progetti, obiettivi?
Nel corso del tempo ho condiviso la mia passione con molte persone. Il mio compagno da una vita è Claudio Clafrica, che da anni prova a spiegarmi come fare dei buoni mix e mi ha dato dritte tecniche! Monogram di Dancing Like Quagmire è stato uno dei primi ad investire su di me e sulla mia musica a Bologna. Poi indubbiamente i ragazzi della crew russa di Saksköbing, Sil e Vladimir, credono davvero in quello che faccio dandomi libertà di esprimermi, compilando delle release con loro e portandomi in giro per l’Europa. Ultimi, ma non per importanza, Luca e Davide di Marguerite Records: sono la realtà italiana con la quale sto lavorando di più, stiamo facendo girare lo showcase della label e con loro sto crescendo parecchio, un bel team!
Passi incrociati: qual è la situazione, musicale e non, più assurda che ti è capitato di vivere?
Qualche anno fa in una edizione neonata dell’Ortigia Sound System Festival, credo la prima edizione, dovevo suonare a chiusura del main stage, il mio set saltò per problemi di tempistiche e mi invitarono ad andare a suonare ad una festa privata per continuare. Mi sono poi ritrovato in una masseria in campagna e la festa era diventato l’after party del festival vero e proprio: quella volta suonai per sette ore di fila! Si creò un feeling incredibile che solamente dei set molto lunghi possono creare. Quella è stata davvero una situazione indimenticabile!
Passi sbagliati: quali sono le cose che più di danno fastidio nella scena musicale italiana?
Secondo me ci mettiamo spesso il bastone tra le ruote da soli, poco supporto reciproco. Ultimamente mi capita di ascoltare molti produttori italiani validissimi che meriterebbero davvero, ma spesso aspettiamo che trovino prima approvazione al estero…questa è una storia vecchia.
Passi che stai per compiere: quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sto da un po’ lavorando al live, da quello vorrei costruire un album che possa esprimere un’identità artistica sempre più definita e riconoscibile in cui mi identifichi per riuscire a fermare in dei brani un crossover di sonorità e influenze che continuo ad immaginare.
Passi sinestetici: salutaci non con delle parole, ma con una traccia, non importa se tua o di altri.