Non vorremmo certo tediarvi con disquisizioni sulla numerologia, ma è inevitabile si debba subito tirare in ballo un numero, il “303”.
Nel caso del producer e dj romano Donato Dozzy, questo numero magico viene a coincidere sia con la ben nota Roland TB-303, che con la numerazione dell’ultima uscita per la Tresor Records, “Filo Loves The Acid”, terzo album in solitaria per Dozzy, nonché suo primo LP in uscita per l’illustre etichetta berlinese.
Dozzy ci ha abituati negli anni ad aspettarci di tutto, sempre intento a sperimentare e a non annoiarsi mai in quanto a produzioni, anche grazie a numerose collaborazioni e progetti artistici. Dozzy, infatti, ha sì sfornato negli anni meraviglie acid-techno con grade continuità, ma parallelamente non si è mai sottratto a sfide che lo vedevano proporre anche tracce ambient o house. Il tutto caratterizzato, sempre, da quell’atmosfera “poetica” che fa da fil rouge nella sua discografia e che può essere riconosciuta da un orecchio educato.
Il titolo dell’album si riferisce indubbiamente alle sonorità acide intessute con la cara Roland, ma anche a Filo, amico di lunga data di Donato a cui il nuovo doppio vinile del maestro della techno Made in Italy viene esplicitamente dedicato.
Il nostro viaggio all’interno della techno-glassia dozzyana inizia con “Filo”, traccia felpata ed elegantemente acida, dove la psichedelia la fa da padrona non lasciandoci però indifferenti a livello di ballabilità. “Vetta” ci catapulta di prepotenza negli anni ’90, sotto le casse di un rave dove la acid techno scudiscia forte, magari senza eccessiva poesia, ma con una carismatica forza trainante, tra cassa e acidità rolandesche. “Duetto” riprende la durezza del pezzo precedente, facendo da ponte per la successiva “Nine-o’-Three”, bella e sfacciata con questo passo gabber dai bpm dimezzati; “Back”, invece, ci riporta mentalmente ad un bunker party che ha per colonna sonora “Pantha Rei” di Unit Moebius, seppur in modo molto meno disturbato e dal mood felicemente psicotico. Ci pensa “Vetta Reprise” a risbatterci in mezzo al delirio acid techno, di cui, a questo punto, ammettiamo di sentire la mancanza, legandosi più a “Filo” che ai lavori appena ascoltati. In “TB Square” si rallenta quindi il battito, rimanendo entro confini acid techno ortodossi, senza sorprese, ma lisci come l’olio. A chiudere LP, “REP”: acida e dal tragitto ipnotico a senso unico, secco e privo di trasformazioni o momenti allusivi. Un non dulcis in fundo che lascia comunque a pancia piena, acidità incluse.